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27 Dicembre 2025
18:30

Il lavaggio a secco è veramente “a secco”? No, al posto dell’acqua si usano altri solventi liquidi

Il lavaggio a secco non è davvero “a secco”: i vestiti vengono puliti in un liquido, ma non in acqua. Al suo posto, si usano solventi come il percloroetilene, efficaci nel rimuovere grassi e oli senza danneggiare i tessuti. A causa dei rischi ambientali e per la salute, alternative più sicure e sostenibili lo stanno rimpiazzando.

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Il lavaggio a secco è veramente “a secco”? No, al posto dell’acqua si usano altri solventi liquidi
lavaggio a secco

Il termine “lavaggio a secco”, o dry cleaning in inglese, indica un processo di pulizia dei tessuti effettuato in solventi non acquosi. Anche se ci fa pensare ai nostri vestiti che vengono “magicamente” lavati senza liquidi, come se venissero utilizzati solo gas o strani trucchi di pulizia, non c'è niente di magico. In realtà, il lavaggio a secco non è privo di liquidi, ma è privo di acqua. Questo processo di pulizia, molto simile a quello delle lavatrici tradizionali, utilizza infatti solventi chimici alternativi all’acqua, ma pur sempre liquidi, come il percloroetilene, per pulire i tessuti, soprattutto quelli delicati. Il nome “a secco” serve quindi solo per distinguere questo metodo dal lavaggio tradizionale domestico, che usa acqua. Attenzione però: il percloroetilene porta con sé numerosi rischi ambientali e per la salute degli operatori. Per questo negli anni si stanno sviluppando tecnologie come il lavaggio a secco con l'anidride carbonica liquida, per ridurre l'impatto ambientale e sulla nostra salute.

Perché si chiama “a secco” se la lavanderia usa un liquido

Nel lavaggio a secco, l’acqua viene sostituita da un altro liquido capace di sciogliere lo sporco, soprattutto quello grasso, una delle sporcizie più “ostiche” da rimuovere. Un po’ come quando proviamo a lavare una padella unta: l’acqua da sola fatica, ma un detergente specifico funziona meglio. Ora, sappiamo bene che nelle lavatrici classiche oltre all’acqua viene utilizzato anche sapone, ma spesso i due possono non bastare e ci tocca portare quella particolare maglietta in lavanderia perché c'è una macchia che proprio non si riesce a pulire. È per questo che c'è bisogno di un altro solvente, sempre liquido, ma che non è acqua.

Il termine “secco”, quindi, non descrive lo stato fisico del processo, che non è per nulla “asciutto” , ma il fatto che non venga usata l’acqua come mezzo di lavaggio. È una definizione storica e tecnica, non letterale.

Come funziona il lavaggio a secco e qual è il simbolo

Il processo del lavaggio a secco è in realtà molto simile a una lavatrice, con la chiara differenza che stavolta, al posto dell’acqua, il cestello contiene un solvente liquido non acquoso. I capi vengono immersi, mossi delicatamente e poi il solvente viene recuperato, filtrato e riutilizzato. Un vero e proprio processo studiato ad hoc.

Dopo la fase di pulizia, il solvente viene rimosso dai tessuti tramite evaporazione controllata. Alla fine, gli abiti risultano asciutti, puliti e pronti per la stiratura, come se fossero usciti da una lavatrice e un’asciugatrice contemporaneamente. Da qui nasce l’illusione che non sia stato usato nulla, ma in realtà il liquido c’è stato eccome, solo che non era acqua e non ce ne siamo accorti.

Sulla biancheria si trovano i simboli che specificano se un capo è adatto per un lavaggio a secco o no, si tratta di un cerchio vuoto e di un cerchio barrato da una X rispettivamente.

simboli dryclean
I simboli del lavaggio a secco.

Quali solventi si usano? Efficacia e rischi del percloroetilene

Nel lavaggio a secco, per molti anni si è usato come solvente il percloroetilene (o tetracloroetilene), un liquido molto efficace nel rimuovere oli e grassi senza bagnare propriamente le fibre dei tessuti come farebbe l’acqua a cui siamo abituati. Questo permette di evitare problemi comuni come restringimento, deformazione o infeltrimento dei tessuti delicati, come lana, seta o abiti strutturati.

Nonostante la sua elevata efficacia nel lavaggio, il percloroetilene è stato negli anni ampiamente criticato per i suoi effetti dannosi per la salute e l’ambiente. Secondo enti come l’EPA (Agenzia di Protezione Ambientale statunitense), l’esposizione ai vapori di questo solvente può essere dannosa per l’uomo, in particolare per i lavoratori delle lavanderie, portando a regolamentare il suo utilizzo nei luoghi chiusi. Non solo sostanza tossica, oggi il percloroetilene viene indicato come vero e proprio sospetto cancerogeno. Insomma, una sostanza da evitare.

Oltre agli aspetti sanitari, va evidenziato anche un importante problema ambientale: il percloroetilene può disperdersi nell’aria e contaminare suolo e acque sotterranee, rendendo difficile e costosa la bonifica delle aree colpite.

Le alternative al percloroetilene per metodi più sostenibili

Queste criticità hanno spinto il settore del lavaggio a secco a cercare metodi alternativi più sostenibili, capaci di ridurre l’impatto sull’uomo e sull’ecosistema.

Tra le alternative moderne troviamo sistemi che sostituiscono il percloroetilene con altri liquidi meno pericolosi o con tecnologie diverse, come il lavaggio a secco basato su anidride carbonica liquida, progettato per limitare la tossicità e l’inquinamento ambientale. Il principio fondamentale resta lo stesso: non si utilizza acqua, ma un mezzo liquido alternativo per proteggere i tessuti delicati. Anche in questo caso ci sono però dei rischi, visto che l'anidride carbonica resta il principale gas serra responsabile del riscaldamento globale, ma gli impianti sono progettati spesso a circuito chiuso per ridurre al minimo, se non eliminare la sua dispersione nell'ambiente. Non si scappa, se vogliamo sostituire l’acqua dovremo fare i conti con un liquido di natura diversa ma che, inevitabilmente, ci darà problemi che prima non avevamo: l'obiettivo è ridurre all'osso i rischi ambientali e di tossicità.

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