
Durante la manifestazione politica ad Atreju, la Ministra dell'Università Anna Maria Bernini è stata contestata da un gruppo di studenti di medicina contrari alla recente riforma del "semestre filtro". I giovani hanno messo in discussione il nuovo sistema di accesso alle facoltà di medicina, odontoiatria e veterinaria che vincola l'immatricolazione al superamento di tre esami specifici (chimica, fisica e biologia) dopo tre mesi di lezioni, sostenendo che aumenti il rischio di perdere un anno accademico. La Ministra ha inizialmente replicato citando una frase di Silvio Berlusconi «Siete sempre dei poveri comunisti», seguita da «Imparate ad ascoltare prima di contestare» e «Siete inutili», per poi scendere dal palco e aprire un confronto diretto con gli studenti. Ed è proprio su quelle parole, prima ancora che sui contenuti, che occorre soffermarsi.
C’è un punto che non può essere ignorato: un ministro non può permettersi di parlare a un singolo cittadino in quel modo.
Non per una questione di forma, ma di sostanza.
Chi ricopre una carica istituzionale di questo livello non parla mai solo “a titolo personale”. Ogni parola porta con sé il peso dell’istituzione che rappresenta. Ed è proprio qui che emerge un problema più profondo: la sensazione che non ci sia piena consapevolezza dello spessore del concetto stesso di ministro.
Un ministro non è semplicemente una figura politica. È un modello, un riferimento, un esempio di equilibrio, responsabilità e misura. È qualcuno che, anche nel dissenso, dovrebbe incarnare il rispetto delle persone e del ruolo che occupa. Quando questo non accade, non si svaluta il singolo interlocutore: si svaluta la carica stessa.
Ed è un fatto grave.
Perché siamo davanti alla progressiva svalutazione di una delle funzioni più importanti del Paese: quella di guidare il sapere, la formazione, la crescita culturale delle nuove generazioni.
Il problema non è la critica, né il confronto acceso. Il problema è l’atteggiamento. È l’idea, sbagliata, che da una posizione di potere si possa rinunciare alla responsabilità di essere esempio. Che si possa parlare “come chiunque altro”, dimenticando che quel ruolo esiste proprio per essere qualcosa di diverso.
Per questo, più che una polemica, questa è una valutazione, e come ogni valutazione, ha un esito. Ministra, lei può fare molto meglio; torni a "settembre".