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Il sottomarino Enrico Toti (S 506) rappresenta una pietra miliare nella storia della cantieristica navale italiana. Il sottomarino è il primo di una classe di quattro sottomarini, costruiti negli anni '60 del secolo scorso, che ne ha preso il nome: la classe Toti. Il Toti è stato costruito nei cantieri della Italcantieri di Monfalcone, in provincia di Gorizia, a partire dal 1965. La sua importanza è dovuta al fatto che questo sottomarino è stato il primo realizzato in Italia dopo oltre vent’anni di inattività nel settore e oggi si trova presso il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci di Milano.
Le caratteristiche tecniche del Toti S 506
Il Toti era lungo 46,2 metri e il suo corpo cilindrico aveva una larghezza di 4,75 metri. Il suo peso totale, ovvero il dislocamento, era pari a 536 tonnellate quando navigava sulla superficie dell’acqua, mentre da immerso era pari a 593 tonnellate. Nonostante fosse classificato come sommergibile, ovvero come imbarcazione adatta alla navigazione in superficie, ma con possibilità di immergersi totalmente, le sue caratteristiche erano più vicine a quelle di un sottomarino. La sua velocità operativa era pari a 9,6 nodi da emerso e a 14 nodi in immersione. La sua quota operativa sott’acqua era pari a 150 metri ed era stato collaudato a 300 metri di profondità. Poteva ospitare fino a 26 componenti dell’equipaggio.
Una delle caratteristiche all’epoca più innovative era la falsa torre, detta anche vela, del Toti. Questa struttura situata nella parte superiore del sottomarino ospitava lo snorkel, le antenne di comunicazione e altri strumenti di navigazione, oltre all’uscita di emergenza, chiamata garitta. Lo snorkel rappresentava una novità ed è un sistema strettamente collegato al sistema di propulsione di questi sottomarini. Questo infatti era composto da due motori diesel FIAT MB 820 da 570 cavalli ciascuno e da un motore elettrico Siemens da 900 cavalli.
Il sistema, infatti, è definito diesel elettrico, perché durante l’immersione il sottomarino navigava grazie al motore elettrico alimentato da batterie. Quando però era necessario ricaricarle, il sottomarino navigava a una quota estremamente ridotta e vicina al pelo dell’acqua, circa dieci metri, e faceva emergere alcuni strumenti tra cui lo snorkel. Questo strumento è un tubo che permetteva al sottomarino di aspirare aria necessaria a far funzionare i due motori diesel, che solo in quelle condizioni potevano generare energia elettrica per ricaricare le batterie e alimentare il motore elettrico. I motori diesel infatti per funzionare non hanno solamente bisogno del combustibile, ma anche di moltissima aria e in particolare dell’ossigeno contenuto in essa: durante l’immersione non è quindi possibile mantenerli accesi ed è per questo che erano utilizzate le batterie.

Il Toti era dotato di quattro tubi lanciasiluri da 533 mm a prua, cioè nella parte frontale. Questi sistemi erano in grado di lanciare siluri filoguidati con testata autocercante. Ciò significa che ogni siluro era dotato di un sonar, ovvero un sistema in grado di emettere e ricevere onde sonore, che gli consentiva di individuare e seguire bersagli subacquei. Il Toti non partecipò mai ad azioni di guerra e non affondò nessun altro sottomarino, ma fu utilizzato per numerose attività di addestramento e in esercitazioni, anche in ambito NATO.

Perché fu costruito dopo la Seconda Guerra Mondiale?
Dopo aver perso la Seconda Guerra Mondiale, nel 1947 all’Italia furono imposte delle restrizioni al tipo di armamenti di cui si potevano dotare le forze armate. Tra queste, la Marina Militare italiana non avrebbe potuto acquistare navi da battaglia e sottomarini di ogni tipo. Durante gli anni successivi, a causa della crescente tensione tra Stati Uniti e Russia, ovvero durante il periodo della guerra fredda, lo status dell’Italia di alleato degli USA le permise di ottenere l’allentamento di alcune restrizioni imposte nel trattato di pace. Alla Marina Militare italiana fu quindi permesso di dotarsi dei mezzi necessari per il pattugliamento del Mediterraneo con l'obiettivo di monitorare l’attività delle imbarcazioni russe.
Per questo, nell'aprile del 1965 iniziò la costruzione del sottomarino Enrico Toti presso i cantieri della Italcantieri di Monfalcone, all’epoca denominati C.R.D.A. – Cantieri Riuniti Dell’Adriatico. Due anni dopo, nel marzo del 1967, il sottomarino fu varato e dopo un altro anno entrò in servizio. Dopo il Toti, la sua classe fu completata in circa due anni con la costruzione e il varo dei sottomarini Dandolo, Mocenigo e Bagnolini. La classe di sottomarini Toti fu classificata come SSK (Submarine-Submarine Killer), cioè sottomarini specializzati nella distruzione di altre imbarcazioni simili.
Dopo poco più di ventisettemila miglia nautiche di navigazione, nel 1999 il sottomarino Toti ha terminato il proprio servizio attivo. Nel 2001 il Toti iniziò il suo ultimo viaggio da Augusta, in Sicilia, fino a Cremona, in Lombardia, navigando anche nel fiume Po. Questo avvenne perché il sottomarino è stato donato al Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci di Milano, dove fu trasportato via terra dopo l’arrivo a Cremona e dove è tutt’oggi visitabile.