;Resize,width=638;)
Il sovraffollamento delle carceri italiane è un problema ingente, ma non nuovo. Proviamo a vederla così: quante persone possono stare comodamente in una macchina da cinque posti? Cinque, ovviamente. Ma se vi è mai capitato di viaggiare in sei, sapete quanto possa diventare scomodo. Ora immaginate che quella macchina sia una prigione e che, invece di essere uno di troppo, siate quasi il doppio di quelli previsti. È la situazione che vivono ogni giorno migliaia di detenuti in Italia, dove le carceri sono piene al 120% in media, con punte che sfiorano il 190% in alcune province. In questo articolo vi mostriamo quali territori sono più in difficoltà, quali istituti sono al collasso e perché non basta “spostare i detenuti” per risolvere il problema. Spoiler: servono politiche serie, strutturali e coraggiose. E magari anche un po’ di spazio in più.
Per mostrarvi la magnitudine del problema utilizziamo i dati che pubblica mensilmente il Ministero della Giustizia sul numero di detenuti presenti e la capienza prevista di ogni istituto carcerario del nostro Paese.
Il sovraffollamento delle carceri è un problema nazionale e non è facile capire quanto sia grave
Dall’ultimo bollettino disponibile risulta che in media in Italia le carceri sono piene al 120%, si va, quindi, ben oltre il numero di detenuti previsti dallo spazio che abbiamo a disposizione. Un dato che, letto così, potrebbe non sorprendervi, ma provate a ripensare a quella volta in cui vi sarà sicuramente capitato di dover viaggiare in sei in un’auto da cinque posti: il gomito del vostro amico che spinge sul fianco, le gambe che si scontrano con quelle del vicino e le mani che non si sa dove metterle. Ecco, il rapporto tra capienza e riempimento effettivo della macchina è esattamente pari a quello delle carceri italiane in media.
E sottolineiamo "in media", perché esistono situazioni ben più critiche. È il caso, ad esempio, della provincia di Como, in Lombardia, dove il rapporto tra detenuti presenti e capienza sfiora il 190%. Che è come se andando al ristorante ci facessero mangiare in un tavolo per sei, ma noi siamo undici (più un bambino).
Chiamiamo Tasso di Affollamento il rapporto tra la capienza prevista e riempimento effettivo: se il tasso è minore di 1 (o 100, in valori percentuali), allora vuol dire che il carcere non è saturo, e i detenuti hanno a disposizione uno spazio consono con la vita nell’istituto. Mentre, se il tasso è superiore a 1, parliamo di sovraffollamento e lo Stato sta garantendo ai detenuti uno spazio minore rispetto a quello che Lui stesso ritiene opportuno. Qui potete vedere una mappa del Tasso di Affollamento in ogni provincia Italiana:

Le province rosse sono quelle dove i detenuti sono in eccesso rispetto alla capienza prevista, quelle verdi (molto poche) sono quelle dove gli istituti non sono stati ancora riempiti al massimo (o oltre). Più i colori sono scuri e più la situazione è critica. Se siete interessati a qualche specifica provincia potete esplorare una versione interattiva della mappa qui.
Avrete notato una macchia di rosso più acceso al Nord, in particolare in Lombardia, la regione più popolosa d’Italia, che ha al suo interno gli istituti in cui il sovraffollamento è più grave. Ad esempio, il carcere di Canton Mombello (anche conosciuto come Casa Circondariale "Nerio Fischione") a Brescia, dove i detenuti sono il doppio di quelli previsti. Al contrario, la Sardegna riporta colori piuttosto chiari, con la sola Provincia di Cagliari in una condizione di sovraffollamento.
Non fate però l’errore di pensare che basterebbe ridistribuire meglio i detenuti nel paese per alleviare il problema. Dietro i numeri che vi stiamo presentando ci sono persone e dietro queste persone, un’intera rete di altre persone (partner, figli, amici) che è fondamentale che non perda i contatti con i detenuti, che quindi non possono essere mandati troppo lontano da casa.
I Governi spesso provano ad intervenire, ma raramente (o mai) trovano una soluzione
In ogni caso spostare i detenuti in altre regioni non risolverebbe il problema degli spazi, perché, come abbiamo detto all’inizio dell’articolo, nel complesso del paese ci sono più detenuti che posti disponibili. Quali sono quindi le iniziative che la politica può intraprendere per affrontare il problema?
Non è di certo un problema recente quello di cui stiamo parlando e in diversi momenti i governi hanno provato a ridurre il tasso di sovraffollamento delle carceri italiane. Basti pensare che nel 2010, il Tasso di Affollamento superava il 150%, cioè nella macchina con cinque posti dove nell’esempio di prima eravamo in sei, quindici anni fa saremmo stati otto.
Per ridurre il sovraffollamento delle carceri, le leve generalmente azionate dai governi sono 3:
- ridurre la popolazione carceraria con indulti e amnistie, come quelle del 2006 con cui il Governo Prodi II ridusse di 26 mila unità i detenuti. Queste azioni però hanno un'efficacia limitata nel lungo periodo
- aumentare la numerosità e la capienza degli istituti carcerari. Burocrazia e mancanza di fondi frenano però spesso queste manovre
- limitare l'uso della custodia cautelare in carcere, incentivando l'uso di misure cautelari meno restrittive per i, cosiddetti, reati minori. Ad esempio, il decreto Decreto "Svuotacarceri" del 2013 attuato dal Governo Letta.
Nel grafico potete osservare l’andamento del Tasso di Affollamento delle carceri negli ultimi 15 anni nelle cinque macro-aree del nostro paese:

Come detto, tutte le iniziative intraprese finora per contenere il problema hanno prodotto risultati limitati e solo temporanei. Non si è mai riusciti a scendere sotto la soglia del 100% di affollamento carcerario, e i trend, in tutte le aree del Paese ad eccezione del Sud, sono in costante aumento.