0 risultati
video suggerito
video suggerito
1 Novembre 2025
8:00

In Norvegia ne esistono solo 28: cosa sono le stavkirker, le chiese di legno medievali

Tra arte vichinga e fede cristiana, le "chiese nere" della Norvegia incarnano l’incontro tra due mondi e rivelano una straordinaria maestria artigianale nell’uso e nell’ingegneria del legno.

Ti piace questo contenuto?
In Norvegia ne esistono solo 28: cosa sono le stavkirker, le chiese di legno medievali
Immagine
Una delle 28 stavkirker ancora presenti in Norvegia.

Costruite interamente in legno più di 800 anni fa, senza l'ausilio di chiodature, le stavkirker sono capolavori dell’architettura ecclesiastica norvegese. Edificate tra il XII e il XIV secolo, dopo la conversione al cristianesimo del paese, sino al IX secolo dominato dal paganesimo politeista dei vichinghi, queste chiese medievali fondono l’eredità costruttiva norrena con la simbologia della nuova fede. In origine se ne contavano circa un migliaio, oggi ne sopravvivono solo 28: la più antica è la Stavkirke di Urnes, nella Norvegia occidentale, mentre la più grande del Paese è quella di Heddal, nell’Østlandet.

Origini storiche delle stavkirker

La cristianizzazione della Norvegia attorno all’anno 1000 portò alla costruzione di numerose piccole chiese in legno nelle aree rurali, mentre nelle città si preferiva erigerle in pietra. La parola "stavkirke" in norvegese significa infatti letteralmente “chiesa a doghe o a pali portanti”, in riferimento ai robusti pilastri verticali ("stav") che ne formano l’ossatura. Questa scelta costruttiva fu naturale: i carpentieri norvegesi, forti dell’esperienza maturata nella cantieristica vichinga e dell’abbondanza di legname locale, a partire dall’XI secolo applicarono le loro tecniche all’edilizia sacra, realizzando chiese interamente in legno. Fu una piccola rivoluzione architettonica per l’epoca: tra il XII e il XIV secolo vennero costruite centinaia di stavkirker. La maggior parte andò perduta tra il 1350 e il 1650, probabilmente a causa dei cambiamenti seguiti alla Peste Nera e alla Riforma protestante; oggi ne rimangono meno di trenta e, fatta eccezione per i pochi esemplari sparsi nei paesi del Nord Europa (fra cui Svezia e Regno Unito) la maggior parte si trova in Norvegia. Tra le più note e visitate spiccano quella di Borgund (Vestland), considerata tra le meglio conservate e riconoscibile per il curioso campanile separato dalla chiesa, e quella di Heddal, nell’Østlandet, la più grande del Paese.

Immagine
Stavkirke di Urnes, la più antica stavkirke della Norvegia: risale al XII secolo

Considerate tra i più straordinari esempi di architettura lignea del Medioevo europeo, queste antiche chiese trovano tuttavia la loro massima espressione nella Stavkirke di Urnes, la più antica risalente al XII secolo, dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO nel 1979. Anche le chiese ortodosse del Maramureș, situate a nord della Transilvania, sono riconosciute dall'UNESCO: pur non appartenendo alla stessa tipologia edilizia condividono con le stavkirker numerose affinità costruttive e formali.

Come sono state costruite: la struttura architettonica 

La struttura portante di una stavkirke è costituita da robusti assi verticali di legno, collegati fra loro da traverse orizzontali alla base e alla sommità, così da formare un solido telaio; mentre le pareti perimetrali, sono composte da tavole di legno massiccio, montate verticalmente tra la soglia inferiore e le travi superiori. L’assemblaggio dei pezzi, realizzato mediante soluzioni a incastro e cavicchi di legno al posto dei chiodi in ferro, assicurava alle strutture maggiore elasticità, fondamentale per resistere alle dilatazioni termiche ed evitare così fessurazioni o cedimenti nel tempo. Considerando poi che nel X secolo la maggior parte delle costruzioni lignee europee adottava ancora palificazioni infisse nel terreno, soggette a marcire, il sistema costruttivo di queste chiese può considerarsi davvero innovativo: la posa delle strutture avveniva infatti su fondamenta in pietra. Tale accorgimento, che permetteva di mantenere sollevati da terra pilastri e assi di base, aumentò enormemente la longevità delle chiese, proteggendole dall’umidità e dal degrado che colpivano invece tutte le costruzioni lignee con fondamenta a pali interrati.

Immagine
L’interno tipico di una stavkirke.

Caratteristica peculiare delle cosiddette "stave churches" è il sistema delle coperture, costituito da più strati di falde sovrapposti e molto spioventi, di ampiezza decrescente man mano che si sale verso la sommità. I primi esemplari presentavano semplici tetti a capanna, ma col tempo prevalse la tipica silhouette a “pagoda nordica”, composta da una sequenza di volumi gradonati che si innestano l’uno sull’altro. Questa configurazione consentiva agli edifici di raggiungere una maggiore altezza, ma richiedeva anche l’inserimento di ulteriori colonne e travature interne per sostenere il peso. I tetti, come detto, fortemente inclinati, erano rivestiti di scandole di legno resistenti all’acqua, in modo da respingere l’umidità e permettere a pioggia e neve di scivolare via facilmente, evitando accumuli pericolosi. Attorno al corpo centrale correva poi un portico coperto, una sorta di ambulacro, che offriva riparo ai fedeli e proteggeva ulteriormente le fondamenta dalle intemperie, creando un efficace buffer climatico.

Immagine
Tetto di una stavkirke

Il legno privilegiato per la costruzione delle stavkirker era il pino silvestre locale; in particolare per la struttura di base veniva impiegato il durame, ossia la parte centrale del tronco, nota per la sua bassa permeabilità. Per migliorare la durevolezza, i tronchi di pino venivano fatti stagionare in piedi per anni dopo averne rimosso i rami e la corteccia, così che la linfa resinosa li impregnasse naturalmente. Le superfici esterne delle chiese venivano poi ciclicamente trattate con una miscela di carbone e catrame vegetale, un liquido denso e scuro ottenuto dalla distillazione a secco del legno di pino. Oltre a rendere le facciate immediatamente riconoscibili per il loro colore nero-bruno, questa operazione – la stessa utilizzata dai Vichinghi per proteggere gli scafi delle navi e tuttora praticata – serviva a sigillare le fessure del legno e a renderlo impermeabile, contribuendo in modo decisivo alla longevità della costruzione.

Le decorazioni con elementi vichinghi e cristiani

L’architettura delle stavkirker fonde in un linguaggio stilistico assolutamente unico le antiche influenze nordiche con gli elementi propri delle tradizioni europee e bizantine. L’arte vichinga si intreccia così a un primissimo Romanico, dando vita a edifici sacri che raccontano il passaggio dal paganesimo al cristianesimo. Le decorazioni intagliate nel legno presentano motivi zoomorfi e vegetali (draghi, serpenti, leoni e intrecci di rami) che derivano dall’iconografia pagana, ma vengono reinterpretati in chiave cristiana, ad esempio attraverso rappresentazioni in forma allegorica dell'eterna lotta tra il bene e il male. Accanto alla simbologia nordica, le stavkirker mostrano chiari rimandi all'architettura ecclesiastica europea con archi a tutto sesto e volte adattati al legno, oltre a echi normanni e celtici.

Immagine
Decorazioni all’interno di una stavkirke

Non mancano, infine, elementi protettivi sul tetto, come le teste di drago collocate alle estremità degli spioventi. Ispirate alle polene delle navi vichinghe, avevano la funzione di scacciare spiriti maligni, demoni e calamità naturali, un po' come i gargoyle delle cattedrali gotiche in pietra. Accanto ai protomi di animali fantastici compaiono poi croci, pinnacoli e altre figure apotropaiche, simboli della vittoria del cristianesimo sulle antiche paure. Nonostante la presenza di sparuti arredi liturgici, l’atmosfera più autentica delle stavkirker risiede nel contrasto tra la penombra dei sobri interni in legno e la vitalità scultorea delle decorazioni, testimonianza di un’arte che ha saputo unire fede, tradizione e straordinaria maestria artigianale.

Sfondo autopromo
Cosa stai cercando?
api url views