
Sale a 12 il bilancio delle vittime e a 15 il numero dei dispersi dell'incidente aereo del volo cargo UPS 2976 schiantatosi al decollo dall'aereoporto Muhammad Alì di Louisville, in Kentucky, e provocando un incendio che si è esteso per centinaia di metri. Ad affermarlo è il sindaco di Louisville Craig Greenberg, mentre la National Transportation Safety Board (NTSB) ha avviato le indagini sull'incidente e confermando in una conferenza stampa tenutasi nelle scorse che è stata recuperata la scatola nera del velivolo – un McDonnell Douglas MD-11 – che aiuterà a far luce sulle dinamiche di quanto è accaduto. Stando alle dichiarazioni del portavoce della NTSB Todd Inman, sappiamo per certo che un motore dell'aereo si è staccato dall'ala in fase di decollo (come confermato anche dal video che potete vedere qui sopra, che sta circolando molto nelle ultime ore) e che, in corrispondenza di questo evento, si sono sviluppate fiamme sull'ala sinistra del velivolo.
La dinamica dell'incidente, pur ancora da chiarire, ricorda da vicino quella del più grave incidente aereo nella storia degli USA per numero di vittime: il disastro del volo American Airlines 191, che il 25 maggio 1979 causò la morte di 273 persone. Le somiglianze in effetti sono davvero notevoli: in quell'occasione un McDonnell Douglas DC-10 (su cui è basato il modello MD-11 protagonista dell'incidente di Louisville) vide in fase di decollo dall'aeroporto internazionale O'Hare di Chicago il distacco del motore sinistro, un General Electric CF6-6D (che appartiene alla stessa famiglia del motore distaccatosi in Kentucky).

Il distacco danneggiò l'ala sinistra, in particolare i flap anteriori, necessari per ridurre la velocità di stallo, ma ormai l'aereo aveva superato la velocità limite oltre la quale non si può evitare il decollo. L'incapacità di agire sui flap fece aumentare la velocità di stallo a circa 300 km/h, ma i piloti – che non potevano contare sui diversi sistemi di allarme, danneggiati dal distacco del motore – avevano ridotto la velocità dell'aereo a circa 280 km/h. Di conseguenza l'ala sinistra andò in stallo, cioè non aveva più portanza. Questo provocò un'importante imbardata verso sinistra e beccheggio verso il basso a una quota di circa 100 metri. Una volta perso il controllo dell'aereo, questo si schiantò contro un'officina a 1400 metri oltre il termine della pista. Il violentissimo impatto provocò la morte di tutte le 271 persone a bordo oltre a 2 persone che in quel momento stavano lavorando nell'hangar.

In quel caso la NTSB accertò che il pilone che collega l'ala al motore era danneggiato, e che fu questo danno a provocare il distacco del propulsore. Il danno era dovuto all'adozione di un'errata procedura di sostituzione del motore durante la manutenzione dell'areo due mesi prima dell'incidente.
Non sappiamo ovviamente se la stessa cosa sia successa anche al McDonnell Douglas MD-11 precipitato il 4 novembre. Il portale FlightRadar24 riporta che l'aereo è rimasto fermo dal 3 al 18 ottobre, facendo sorgere l'ipotesi che in quel periodo fosse stato sottoposto a manutenzione. Tuttavia, durante la conferenza stampa di ieri Inman ha dichiarato che la NTSB non ha nessuna conferma in questo senso. Al momento quindi non ci resta che attendere il report preliminare che l'ente di controllo americano è tenuto a pubblicare entro 30 giorni dalla data dell'incidente, in cui si raccolgono le evidenze accertate dalle prime analisi e si tenta di far luce sulla dinamica esatta dell'incidente. Per una spiegazione delle cause, invece, bisognerà attendere il report definitivo che generalmente viene pubblicato a un anno circa dall'incidente.