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2 Luglio 2024
19:30

Perché la “scatola nera” degli aerei è in realtà arancione e perché si chiama così

Le cosiddette “scatole nere” (che in realtà si chiamano “Flight Data Recorder”) sono in realtà di un colore sgargiante, tipicamente arancione, per renderle più facili da avvistare anche da lontano. Vengono chiamate “nere” forse perché, una volta recuperate, venivano poste in casse nere opache, oppure perché gli incendi spesso ne carbonizzano la vernice, scurendola.

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Perché la “scatola nera” degli aerei è in realtà arancione e perché si chiama così
scatola nera arancione

La "scatola nera" (in inglese black box)  è un dispositivo a bordo degli aerei che registra tutti i dati di volo in modo da poter effettuare indagini in caso di incidente. Non tutti sanno però che le scatole nere sono in realtà di un colore sgargiante, generalmente arancione ma talvolta anche giallo o rosso: questo per fare in modo che siano più visibili e rintracciabili in caso di ricerca. L'arancione infatti è un colore che raramente si trova in natura, ed è particolarmente visibile.

Ma allora perché si chiama “scatola nera”? Gli addetti ai lavori in realtà si riferiscono a questo dispositivo con il termine “Flight Data Recorder” (registratore di dati di volo, o FDR). Tuttavia, “scatola nera” è il nome che ha avuto più ampia diffusione a causa dell’impatto mediatico che suscita se collegato ai disastri aerei. Ciò nonostante, le ragioni storiche che hanno portato alla consacrazione del nome non sono del tutto chiare, o per meglio dire non è semplice determinare quale sia la ragione principale.

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Perché la scatola nera si chiama così: quali sono le ipotesi sull’origine del nome

Partendo dall’ipotesi più plausibile, è probabile che il nome sia derivato dal gergo con il quale i militari dell’esercito britannico si riferivano ai dispositivi di navigazione e telecomunicazione, che per ragioni di segretezza venivano sigillati all’interno di casse di colore nero opaco. Un’altra possibile ipotesi è che possa essere riferito al colore tipicamente assunto dai contenitori a seguito di un incendio, a seguito della carbonizzazione della vernice della scocca.

scatola nera bruciata
Credit: Swedish Accident Investigation Authority, CC BY–SA 2.5 SE, via Wikimedia Commons

Cosa registra una scatola nera e come funzionq: l'evoluzione tecnologica

Sin dallo sviluppo dei primi aeroplani c’è sempre stata la necessità di acquisire dati riguardanti il volo di un velivolo, eppure nessun dispositivo risultava in grado di conservarsi in caso di incidente. Questi dati però erano importanti anche per sviluppare aerei più sicuri, soprattutto le registrazioni di un incidente. Così sono stati realizzati i primi modelli di registratori di volo.

Oltre a essere costruttivamente robusti e visibili in caso di incidente, dovevano registrare e conservare i dati in modo affidabile, senza alterare la registrazione neanche a seguito di un forte impatto o di un incendio.

Nel 1931 James J. Ryan, docente di ingegneria meccanica dell’Università del Minnesota, contribuì allo sviluppo dei primi modelli efficaci di registratore, in grado di registrare fino a 30 minuti di volo. Questi modelli incidevano i dati di volo su un nastro di alluminio largo circa 50 mm, che era in grado di sopravvivere a impatti con decelerazione di 20g, e a temperature di 1000 °C.

Fino agli anni ’60 le registrazioni riguardavano semplicemente i dati di volo, e solamente dopo diversi tentativi da parte del chimico e inventore David Ronald de Mey Warren venne riconosciuta l’utilità delle registrazioni audio (tramite l’impiego di un registratore a filo magnetico), grazie alle quali è stato possibile risalire alla natura di molti disastri aerei. Warren propose diverse migliorie per permettere di ritrovare i dispositivi FDR anche in caso di affondamento del velivolo in mare aperto o in caso di completo smarrimento.

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David Warren con la black box. Credits: Australian Government, Department of Defence – Defence Science and Technology Organisation (DSTO)

I registratori FDR hanno visto un grande avanzamento tecnologico grazie a una serie di nuove implementazioni, come la telecomunicazione satellitare per il recupero del dispositivo, il “live streaming” per trasmettere e archiviare i dati in diretta su un server a terra e, in alcuni casi, anche la registrazione di immagini, per ricostruire visivamente l'accaduto a seguito di un incidente.

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