
Un nuovo rivoluzionario studio suggerisce come gli antichi abitanti dell'Isola di Pasqua spostavano i Moai, le gigantesche statue di pietra che rendono l'isola famosa. Lo studio, pubblicato sul Journal of Archaeological Science e condotto da un gruppo statunitense guidato dall'archeologo Carl Lipo, è il risultato di una fase di ricerca e sperimentazione durata oltre 12 anni.
I Moai dell'Isola di Pasqua, in Cile, affascinano da sempre. Queste gigantesche statue in pietra vulcanica furono realizzate dagli antichi abitanti polinesiani dell'isola a scopo cerimoniale, e ad oggi se ne contano un migliaio, considerando anche quelli incompleti o distrutti. Nel corso del tempo sono state suggerite diverse teorie sul loro trasporto, considerando che alcune di queste statue raggiungono anche i 10 metri di altezza e pesano decine di tonnellate. Di base, si è ritenuto che le statue siano state spostate dopo la cavatura su rulli o slitte di legno, in posizione distesa, e successivamente erette sul posto. Nel video qui sotto potete vedere una simulazione di come funzionava la procedura.
La teoria di Carl Lipo suggerisce invece come di fatto queste statue, in posizione verticale, venissero fatte oscillare attraverso un sistema di tre cordate, dando l'impressione che i Moai "camminassero", esattamente come viene descritto negli antichi miti dell'Isola di Pasqua. Lo studio statunitense ha preso in considerazione 962 Moai, che sono stati analizzati dal punto di vista morfologico. In seguito, attraverso la creazione di modelli 3D e l'apporto dell'archeologia sperimentale, Lipo ha dimostrato come fosse possibile per un gruppo di persone munito di corde far "camminare" un Moai dalla cava fino agli ahu, le piattaforme di pietra cerimoniali dove le statue venivano infisse, attraverso un sistema di strade appositamente realizzato per rendere il trasporto verticale funzionale.

Il movimento sarebbe stato basato su tre cordate. Le funi, legate attorno alla testa della statue, sarebbero state tenute da tre gruppi di persone: uno, collocato dietro alla statua, avrebbe impedito che il Moai potesse cadere in avanti. Secondo Lipo infatti, per favorire il movimento in posizione verticale in avanti, le statue sarebbero state realizzate in maniera tale da essere sbilanciate in questa direzione, ed era dunque necessaria una cordata che evitasse la caduta in avanti. Lo studio statunitense ha infatti dimostrato che la maggior parte dei Moai caduti e abbandonati lungo il tragitto sono proprio scivolati in questa maniera. Le altre due cordate, poste alla destra e alla sinistra della statua, avrebbero invece impresso un movimento alternato oscillatorio sui lati, che avrebbe permesso alla statua di "camminare" un passo alla volta, sfruttando il fatto che la base dei Moai fosse di forma convessa e le strade realizzate per il trasporto concave, permettendo uno scivolamento non solo funzionale, ma secondo Lipo conveniente in termini di forza lavoro rispetto al trasporto su rulli e slitte.

Le tre cordate, permettendo un ottimo controllo del baricentro della statua, avrebbero permesso al Moai di percorrere in sicurezza la sua strada fino al luogo in cui sarebbe stato infisso. Nella fase sperimentale del 2012-2013, Lipo si è avvalso di 18 persone (In tre gruppi da sei), che hanno dimostrato che in questa maniera il Moai (una replica di 4,5 metri di altezza) potesse percorrere 100 metri in 40 minuti. La teoria sarebbe supportata anche da altri elementi, come la distribuzione delle strade che si dipartono dalle cave di pietra vulcanica nelle quali le statue venivano realizzate, e i segni di usura sulle teste dei Moai, compatibili con la frizione delle corde usate per applicare il movimento oscillatorio e prevenire la caduta. Nelle parole di Lipo:
Valutando sistematicamente le prove, il successo del trasporto dei moai rivela una sofisticata comprensione della fisica e dell'ingegneria tra gli antichi abitanti dell'isola di Rapa Nui. Anziché richiedere enormi quantità di manodopera e distruzione ambientale, il trasporto delle statue impiegava eleganti principi meccanici, ottenuti attraverso un'attenta osservazione e una risoluzione innovativa dei problemi: una testimonianza dell'ingegno polinesiano che "camminò" nella storia.
