
Il famosissimo personaggio di Eleven di Stranger Things potrebbe essere stato ispirato dalla russa Nina Kulagina, figura nota negli anni Sessanta per le sue presunte capacità di telecinesi. Oltre all'essere in grado di muovere oggetti con la mente, si diceva che Kulagina fosse dotata di telepatia e della capacità di vedere a distanza, e proprio per tutte queste ragioni venne osservata in laboratorio da un team di scienziati sovietici. I creatori del famoso show televisivo, i Duffer Brothers, non hanno confermato la connessione tra le due storie, ma in passato avevano dichiarato più volte che per creare Eleven si sono ispirati soprattutto ai protagonisti realmente esistiti di esperimenti paranormali (ad esempio quelli suggeriti dal controverso programma MKUltra), e Nina Kulagina sembra avere molti punti in comune con la protagonista della serie. La connessione tra la scienza e l'esplorazione di esperimenti psichici, infatti, è un tema ricorrente in entrambe le storie, ma ciò che rimane, per molti scienziati, è l'idea che Kulagina fosse un'abile truffatrice.
La vita di Nina Kulagina e le sue presunte abilità paranormali
Nata il 10 luglio 1926 a Leningrado, Nina Sergeyevna Kulagina si arruolò nell'Armata Rossa a 14 anni, prestando servizio in prima linea sul carro armato T-34 come operatrice radio e diventando sergente maggiore. Terminata la Seconda Guerra Mondiale, si fece una famiglia, e passarono quasi vent'anni prima che le sue presunte capacità paranormali – che lei aveva notato perché gli oggetti intorno a lei si muovevano da soli quando si arrabbiava – diventassero oggetto di attenzione da parte degli studiosi.
Una volta sparsa la voce di queste abilità, una quarantina di scienziati russi (tra cui due premi Nobel) decisero di metterla alla prova e studiarla, e negli anni Sessanta vennero prodotti diversi film muti in bianco e nero in cui Kulagina sembrava spostare gli oggetti sul tavolo davanti a lei senza toccarli.
Nina sarebbe anche stata in grado, concentrandosi molto intensamente, di separare le uova rotte che erano state immerse nell'acqua, separando i tuorli dagli albumi, e che nel farlo subisse dei cambiamenti fisici accelerati registrati dagli scienziati: battito cardiaco, onde cerebrali e campo magnetico.
Per essere sicuri che gli impulsi elettromagnetici esterni non interferissero, alcune volte venne posta all'interno di una gabbia di metallo mentre rimuoveva un fiammifero specifico da una pila di fiamiferi sotto una cupola di vetro.
L'esperimento più noto forse è quello condotto nel laboratorio di Leningrado nel marzo del 1970, quando gli scienziati misero davanti a Kulagina una rana per vedere se le sue abilità di controllo si estendessero anche a cellule, tessuti e organi. La donna fissò attentamente la rana, focalizzandosi sul ritmo del cuore, che batteva talvolta piano talvolta più veloce, e poi riuscì nell'intento: fermare del tutto il battito.
A proposito di battiti, pare che i suoi raggiungessero fino a 240 al minuto, oltre a sudore, vertigini post-concentrazione e malesseri vari. Più volte riportò forti mal di schiena al termine degli esperimenti.
Le accuse di frode: cosa c’era di vero?
Col passare del tempo, lo scetticismo di molti studiosi si fece sempre più ampio. Il Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze, ad esempio, sosteneva che fosse veramente difficile che Kulagina fosse dotata del potere della telecinesi. Il divulgatore scientifico Massimo Polidoro, invece, affermò che i lunghi tempi di preparazione e gli ambienti non controllati (come le camere d'albergo) in cui si svolgevano gli esperimenti lasciavano spazio all'inganno.
Qualcuno ipotizzò persino che Kulagina si facesse aiutare da un prestigiatore, usando fili abilmente nascosti (o camuffati) e piccoli pezzi di metallo magnetico e specchietti.
Martin Gardner, autore di Science, sostenne pubblicamente che gli scienziati sapessero che Kulagina ingannava, ma che decisero di tacere. Ma perché gli scienziati avrebbero dovuto mentire? L'Unione Sovietica dell'era della Guerra Fredda aveva un valido motivo per fingere ed esagerare gli esperimenti, cercando di superare il nemico americano il più presto possibile proprio come faceva riguardo allo Spazio o la corsa agli armamenti.
Ad ogni modo, l'accusa di frode non tardò ad arrivare già negli anni Sessanta, tramite un articolo del giornalista russo Vladimir Lvov sulla Pravda che sosteneva che Kulagina nascondesse delle calamite sul suo corpo durante alcuni esperimenti. Qualche anno più tardi, nel 1986, anche la rivista "Man and Law" (pubblicata dal Ministero della Giustizia sovietico) accusò Kulagina di frode, che però vinse la causa un anno dopo perché la corte stabilì che non c'erano prove di frode a cui aggrapparsi. La Russian Skeptic Society ha comunque affermato che la decisione della corte non dice nulla sul fatto che Kulagina abbia o meno delle capacità paranormali.