0 risultati
video suggerito
video suggerito
11 Ottobre 2025
18:30

Le 4 principali miniere d’oro in Italia, dal Piemonte alla Sardegna

In Italia sono esistite 51 miniere aurifere: le principali si trovavano in Piemonte (Pestarena, Guia), Valle D'Aosta (Chamousira) e Sardegna (Furtei).

2 condivisioni
Le 4 principali miniere d’oro in Italia, dal Piemonte alla Sardegna
Immagine

In Italia sono esistite 51 miniere d'oro: le 4 principali si trovavano in Piemonte (Pestarena, Guia), Valle D'Aosta (Chamousira) e Sardegna (Furtei). In Italia non si estrae più oro dal 2009, ma le miniere più produttive raggiunsero livelli considerevoli, arrivando a estrarre fino a 580 kg di oro puro all'anno.

Il periodo di massima estrazione fu compreso tra il XVIII e il XX secolo. Secondo il database Geologico, Minerario, Museale e Ambientale (GeMMA), censito dall’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) e reso pubblico nel 2024, sul territorio nazionale sono stati individuati oltre 3000 siti minerari, dei quali ben 51 dedicati all’estrazione commerciale dell’oro. In molti di questi siti l’oro è stato il principale, e talvolta unico, minerale coltivato, estratto soprattutto da filoni metamorfici. In altri casi, invece, rappresentava una impurità e veniva estratto insieme ad altri minerali, quali argento, pirite, galena e calcopirite.

Le miniere aurifere italiane sono principalmente localizzate nelle regioni settentrionali e, in particolare, nell’area alpina, con la regione Piemonte che conta ben 44 siti di estrazione. Altri 3 siti sono localizzati in Trentino-Alto Adige, 2 miniere si trovano in Val d’Aosta e 1 in Lombardia. L’unico sito al di fuori di quest’area è la miniera di Santu Miali I che si trova in Sardegna, nel Comune di Furtei, a circa 40 km a est di Cagliari. Questa è anche stata l’ultima miniera aurifera a interrompere l’attività estrattiva, nel 2009. Oggi le miniere aurifere italiane sono per lo più abbandonate o in fase di bonifica. Alcune, invece, sono state riconvertite in veri e propri musei.

Immagine
Distribuzione delle miniere aurifere in Italia. Credits: estratto dal database GeMMA dell’ISPRA.

Gruppo delle Miniere di Pestarena (Piemonte)

Il complesso minerario di Pestarena è considerato il più grande e importante d’Italia. Situato alle pendici del Monte Rosa, nell’Alta Valle Anzasca, nel comune di Macugnaga (Piemonte), questo distretto minerario si sviluppa su filoni auriferi all’interno di rocce metamorfiche e comprende oltre 10 siti estrattivi disposti a distanza ravvicinata.

Secondo la tradizione, furono i Celti o, successivamente, i Romani a estrarre l’oro dai filoni della valle. Documenti storici del 1291 menzionano minatori che utilizzavano il mercurio per separare l’oro dal minerale, noti come "homines argentarii".

Tuttavia, il primo vero impulso di attività estrattiva si ebbe agli inizi del XVIII secolo, mentre i picchi di produzione vennero raggiunto tra la seconda metà dell’Ottocento e i primi del Novecento: la produzione di oro raggiunse circa 200 kg tra il 1868 e il 1870 e nuovamente tra il 1880 e il 1886. Circa 232 kg di oro puro furono prodotti nel 1887 e quasi 250 kg nel 1940. La maggiore produzione di sempre, pari a 403 kg, fu raggiunta nel 1942, in un periodo in cui la miniera contava oltre 800 operai. Questi momenti di alta produttività furono alternati a lunghi periodi di inattività o di produzione ridotta, dovuti a molteplici cause: incendi, passaggi di concessione, crisi economiche e le due guerre mondiali. L’ultimo evento tragico si verificò nel 1961, quando un incidente costò la vita a quattro minatori. In seguito, le attività estrattive furono sospese, nonostante le concessioni minerarie restino formalmente valide fino al giugno 2050.

La miniera d’oro della Guia (Piemonte)

La miniera aurifera della Guia, situata nella località Fornarelli di Macugnaga, in Piemonte, è senza dubbio una delle più importanti nel panorama minerario d'Italia. Innanzitutto, si tratta del primo sito italiano in cui l’oro venne estratto industrialmente, a partire dal 1710. Tuttavia, reperti storici testimoniano che il giacimento aurifero, situato sul Monte Rosa, fosse già noto in epoca romana. Qui l’oro si rinviene principalmente sotto forma di impurità nei minerali di pirite e quarzo. La miniera fu anche una delle più produttive d’Italia, con picchi di produzione nel 1942, quando vennero estratte oltre 40.000 tonnellate di minerale grezzo da cui si ricavarono circa 408 kg di oro puro, e nel 1948, quando la produzione di oro raggiunse addirittura i 580 kg.

Le attività estrattive cessarono nel 1961, soprattutto a causa del raggiungimento di un “blocco tecnologico” che non permetteva uno sfruttamento economicamente sostenibile del giacimento, unito alla crescente concorrenza estera. Complessivamente, l'ambiente minerario è caratterizzato da un sistema di estrazione a più livelli, che si sviluppa su oltre 11 piani per una lunghezza complessiva di circa 12 km di gallerie. Di questi, oggi circa 1,5 km sono visitabili dai turisti.

La miniera d’oro di Chamousira (Valle d’Aosta)

Il sito minerario di Chamousira, situato nella Val d’Ayas nei pressi del Comune di Brusson (Valle d’Aosta), è considerato il più importante giacimento aurifero della regione ed è annoverato tra i più rilevanti nel settore occidentale delle Alpi. L’oro è principalmente rinvenuto all’interno di vene di quarzo in rocce metamorfiche come gneiss e calciscisti. In particolare, tre vene aurifere vennero coltivate agli inizi del XX secolo: la vena Fenillaz, con spessore medio compreso tra 60 e 80 cm, sfruttata su 7 livelli; la vena Speranza, con spessore medio di circa 30 cm, coltivata tramite due pozzi; la vena Gae Bianche, con spessore fino a 1 metro, anch’essa sfruttata con due pozzi. Secondo diverse fonti, il sistema di gallerie della miniera si estende per circa 1.600.

Come spesso accade per i siti minerari, anche la storia della miniera di Chamousira è stata caratterizzata da alternanze di periodi di intensa attività e lunghi momenti di inattività. Il giacimento fu scoperto nel 1899 dalla società svizzera Société des Mines d’or de l’Evançon, che lo sfruttò fino al 1902. Successivamente, la concessione passò alla compagnia inglese The Evançon Gold Mining Company Ltd, attiva fino al 1908. L’attività estrattiva riprese temporaneamente negli anni '30 e si interruppe nel 1933.
A partire dagli anni ’70 e fino al 2012, la miniera fu oggetto di attività estrattiva illegale e vandalismo. Nel 2012 il Comune di Brusson ha disposto la chiusura totale del sito fino al 2015, anno in cui è stato convertito in un museo. Non è ben chiaro quanto oro sia stato effettivamente prodotto dalla miniera. Alcune stime suggeriscono tra le 4 e le 6 tonnellate.

La miniera d’oro di Furtei (Sardegna)

Come accennato, la miniera di Furtei, in Sardegna, rappresenta l’unico sito aurifero italiano situato al di fuori dell’area alpina e del Nord Italia, ed è stata anche l’ultima a cessare l’attività, nel 2009. Il giacimento venne individuato tra il 1988 e il 1991 grazie alle prospezioni della società Progemisa e di AGIP Miniere. Negli anni successivi, una compagnia australiana, in collaborazione con Progemisa, costituì la Sardinia Gold Mining S.p.A. e prese possesso della licenza estrattiva.

Nel sito, le mineralizzazioni si presentano sia sotto forma di impurità, con dimensioni tra 20-100 micrometri, all’interno di solfuri come la pirite, sia come vere e proprie vene aurifere. La coltivazione avvenne principalmente a cielo aperto, attraverso l’asportazione progressiva dei materiali e l’approfondimento della cava, piuttosto che con scavi sotterranei. Nel corso delle attività furono estratte circa 5 tonnellate di oro, insieme a 6.000 tonnellate di argento e quasi 20.000 tonnellate di rame.

Circa 4.000-5.000 tonnellate di terra veniva mossa giornalmente durante l’attività estrattiva e, in media, da ogni tonnellata di roccia trattata si ricavavano circa 3 grammi di metallo prezioso. La miniera venne abbandonata bruscamente nel 2009, complice la crisi economica internazionale che rese i costi di estrazione insostenibili. L’interruzione improvvisa lasciò il sito privo di bonifica, con un paesaggio pesantemente compromesso e oltre 2 milioni di metri cubi di rifiuti tossici, tra cui il cianuro utilizzato per la separazione dell’oro, abbandonati senza alcun trattamento. I lavori di bonifica sono stati avviati soltanto nel 2017 e risultano tuttora in corso, interessando un’area di circa 530 ettari.

Sfondo autopromo
Cosa stai cercando?
api url views