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Le fiamme all’interno del cratere di Darvaza, nel deserto di Karakum, in Turkmenistan — noto anche come la “porta dell’inferno” — sembrano aver cominciato a estinguersi, dopo un incendio durato oltre cinquant’anni. Il merito è soprattutto dell’attività di estrazione del gas residuo nel giacimento avviata dal governo nazionale, nel tentativo di rimediare a un errore commesso più di mezzo secolo fa. La notizia è stata comunicata dalla direttrice della compagnia energetica statale Turkmengaz, Irina Luryeva, durante la conferenza scientifica “Environmental Aspects of the Implementation of Innovative Technologies in the Development of Hydrocarbon Deposits” (Aspetti ambientali dell'implementazione di tecnologie innovative nello sviluppo di giacimenti di idrocarburi), tenutasi ad Ashgabat, la capitale del Turkmenistan, lo scorso 5 giugno 2025.
«La riduzione degli incendi è quasi triplicata» ha dichiarato Irina Luryeva, aggiungendo: «In precedenza visibili da lontano, ora gli incendi sono visibili solo nelle immediate vicinanze del cratere». Infatti, una delle peculiarità della porta dell’inferno del Turkmenistan è proprio il bagliore scaturito dagli incendi che divampano al suo interno, in passato visibile, di notte, ad una distanza anche di diversi chilometri.
Gli ultimi dati non sono ancora stati resi pubblici. Sembrerebbe, tuttavia, che il progressivo estinguimento degli incendi sia da attribuire a un progetto avviato da Turkmengaz nel 2022, quando la compagnia avrebbe perforato un nuovo pozzo inclinato, penetrando il giacimento con l’obiettivo di recuperare il gas, deviando con successo parte del flusso che in precedenza raggiungeva il fondo del cratere.
Il successo di questo intervento era già visibile nell’agosto del 2023, quando si è registrata una riduzione gli incendi di un fattore due. Nel suo ultimo intervento ad Ashgabat, Irina Luryeva avrebbe inoltre dichiarato che gli sforzi più recenti si sono concentrati sulla costruzione di diversi pozzi di contenimento, progettati per catturare il metano residuo prima che raggiunga l’atmosfera.

Sembrerebbe, quindi, che nei prossimi anni potremmo davvero assistere all’estinzione delle fiamme all’interno del remoto cratere situato nella tundra Siberiana, che arde ininterrottamente dal 1971. In quell’anno, geologi e ingegneri decisero di incendiare il metano fuoriuscito in modo incontrollato da un pozzo, dopo aver perforato per errore una vasta sacca di gas sotterranea, nella speranza che le riserve si esaurissero nel giro di qualche settimana. Attualmente, il cratere misura circa 70 metri di diametro per 30 metri di profondità, e attira oltre 10.000 visitatori ogni anno.