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31 Luglio 2025
8:00

Monitoraggio degli tsunami nel Mediterraneo: in arrivo boe che lo rendono più efficace

Nei prossimi mesi nel mar Ionio verranno installate le prime boe d'alto mare, in grado di misurare il passaggio delle onde di tsunami. Queste consentiranno al Centro Allerta Tsunami (CAT) dell’INGV di migliorare la previsione degli tsunami in Italia e nel Mediterraneo.

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Monitoraggio degli tsunami nel Mediterraneo: in arrivo boe che lo rendono più efficace
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L’azienda spagnola Mediterranea Senales Maritimos (MSM) sta realizzando per il Centro Allerta Tsunami (CAT) dell’INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia) boe d’alto mare che nei prossimi mesi verranno installate nel mar Ionio per monitorare gli tsunami. Le boe sono in grado di rilevare e misurare il passaggio dell’onda di tsunami causata da un terremoto sottomarino prima dell’arrivo sulla costa e migliorare così la previsione degli tsunami nel Mediterraneo. Anche nel nostro mare, infatti, possono verificarsi questi eventi distruttivi, come è avvenuto nel passato. Sulla base dei dati ottenuti dal monitoraggio con le boe e con altri strumenti viene emessa un’allerta nel caso in cui un terremoto sottomarino sia potenzialmente in grado di generare uno tsunami, permettendo così di evacuare tempestivamente la popolazione.

Come funziona l’allerta tsunami nel Mediterraneo

Un terremoto, quando ha luogo sotto il fondale marino, può innescare il movimento di enormi masse d’acqua sotto forma di onde marine che raggiungono le coste devastandole. Questo fenomeno, che prende il nome di tsunami, può essere previsto grazie ai sistemi di allerta precoce evitando le conseguenze più gravi per la popolazione. Il sistema di allerta precoce per tsunami in Italia è chiamato SiAM (Sistema nazionale di Allertamento per i Maremoti di origine sismica), è attivo dal 2017 ed è gestito dal Centro Allerta Tsunami (CAT) dell’INGV e dal Dipartimento della Protezione Civile. La sua funzione è il monitoraggio continuo dei forti terremoti che avvengono lungo le coste e nel mar Mediterraneo. Il sistema si serve di una rete di sensori che registrano le onde sismiche e di mareografi che rilevano le variazioni del livello del mare.

Nei prossimi mesi saranno disponibili anche le boe d'alto mare, che consentono di rilevare e misurare il passaggio dell’onda prima dell’arrivo sulla costa. Le boe saranno collegate con un modem acustico a un sensore di pressione sul fondale marino, posizionato a una profondità compresa tra 2600 e 3200 m. I dati raccolti con questi strumenti sono trasmessi via satellite, in tempo reale, al centro allerta, dove vengono analizzati. Nel caso i dati rivelino una concreta minaccia di tsunami, viene trasmessa un’allerta al Dipartimento della Protezione Civile Nazionale, con una stima dei tempi di arrivo teorici dell’eventuale onda di tsunami. Il Dipartimento della Protezione Civile, a sua volta, ha il compito di diffondere nel minor tempo possibile l’allerta del CAT.

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Boa per il monitoraggio degli tsunami. Credit: ISPRA

I livelli di allerta del CAT

L’allerta del CAT viene attivata per terremoti di magnitudo pari o superiore a 5.5. Sono previsti diversi livelli di allerta a seconda della magnitudo e della distanza della costa dall’epicentro del terremoto.

  • Allerta verde (Information) Indica che si è verificato un terremoto ma che probabilmente non genererà uno tsunami. In prossimità dell’epicentro potrebbero però verificarsi piccole variazioni nelle correnti e nel moto ondoso, in particolare nelle insenature.
  • Allerta arancione (Advisory) Indica che si è verificato un terremoto forte e potenzialmente capace di generare uno tsunami, i cui effetti sulla costa potranno essere lievi. Chi si trova in prossimità della costa deve spostarsi verso aree più elevate e interne.
  • Allerta rossa (Watch) Indica che si è verificato un terremoto di forte entità e che le coste di una o più regioni possono essere colpite da tsunami in cui l’altezza dell’acqua supera 1 m rispetto al livello del mare. Chiunque si trovi sia sulla costa sia nell’entroterra in zone poco elevate deve spostarsi immediatamente verso luoghi elevati, seguendo le indicazioni dei piani di evacuazione.
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La collocazione delle principali allerte nel Mediterraneo dal 2017. Credit: INGV

Le allerte tsunami nel Mediterraneo

Da quando il CAT è diventato operativo, nel 2017, nel Mediterraneo ci sono stati numerosi terremoti sottomarini, di cui sette di magnitudo compresa tra 6.4 e 7.0, che hanno attivato l’allerta. Tra questi, alcuni hanno effettivamente prodotto tsunami, anche se di entità modesta: il 20 luglio 2017 un terremoto di magnitudo 6.8 al largo della Turchia ha generato uno tsunami lungo le coste della Grecia e della Turchia; il 25 ottobre 2018 un sisma di magnitudo 6.8 nel mar Ionio ha provocato piccole onde di tsunami che hanno raggiunto l’Italia; il 02 maggio 2020 un terremoto di magnitudo 6.7 a sud di Creta è stato causa di un piccolo tsunami; il 30 ottobre 2020 un sisma di magnitudo 7 nel mar Egeo ha prodotto uno tsunami sulle coste dell’isola di Samos e della regione di Smirne in Turchia.

Anche se l’entità di questi tsunami è stata modesta, il Mediterraneo può essere teatro di eventi molto più gravi: nel 1908, un terremoto con epicentro nello stretto di Messina di magnitudo 7.1 ha causato uno tsunami che ha distrutto gran parte degli edifici di Messina e Reggio Calabria.

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Inondazione e danneggiamenti causati dallo tusnami del 30 ottobre 2020 al porto di Vathy, Samos. Credit: INGV
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