
Il numero di pianeti extrasolari confermati ha raggiunto quota 6000, dai piccoli pianeti rocciosi fino ai giganti gassosi passando per i mondi più simili alla Terra. Ad annunciare il traguardo è stata la NASA, che monitora il numero di esopianeti – cioè pianeti al di fuori del nostro Sistema Solare, in orbita attorno ad altre stelle – attraverso l'Exoplanet Science Institute. Oltre ai pianeti confermati, sempre secondo l'agenzia spaziale americana, ci sono più di 8.000 candidati esopianeti in attesa di essere ufficialmente riconosciuti. Ma cosa significa veramente questo risultato? Come sono stati scoperti questi pianeti? E cosa ci riserva il futuro della ricerca sugli esopianeti?
Come vengono scoperti gli esopianeti
La maggior parte dei pianeti extrasolari viene rilevata indirettamente. I metodi principali sono quello del transito e quello delle velocità radiali. Il metodo del transito è concettualmente semplice: osservando come il passaggio di un pianeta davanti alla sua stella (il transito) rispetto alla nostra linea di vista diminuisce con regolarità la luminosità della stella stessa.

Il metodo delle velocità radiali invece usa particolari tecniche spettroscopiche per osservare il movimento di una stella lungo la nostra linea di vista, provocato dalle perturbazioni gravitazionali esercitate da un pianeta sufficientemente massiccio e vicino all'astro.
C'è poi il metodo dell'imaging diretto, in cui il pianeta è osservato direttamente come un'immagine da telescopi molto potenti, come il James Webb Space Telescope. Sono pochissimi i pianeti scoperti in questo modo.

La difficoltà nello scoprire nuovi pianeti extrasolari sta nel fatto che i pianeti sono incredibilmente deboli rispetto alle stelle attorno a cui orbitano. Per questo, anche se oggi possiamo confermare l’esistenza di oltre 6000 mondi extrasolari, sappiamo che il numero reale di pianeti esistenti è molto più alto.
La varietà dei pianeti extrasolari confermati dalla NASA
Il catalogo in rapida crescita di pianeti extrasolari ci permette tra le altre cose di comprendere meglio come sono distribuite le popolazioni di pianeti nella Via Lattea. Per esempio, sembra che i pianeti rocciosi siano molto più comuni rispetto a quello che osserviamo nel Sistema Solare.
Gli scienziati, inoltre, hanno scoperto una vasta gamma di pianeti completamente diversi da quelli del nostro isolato galattico. Ci sono pianeti grandi come Giove ma che orbitano attorno alla loro stella più vicino di quanto faccia Mercurio con il Sole. Ci sono poi i cosiddetti mondi di lava, pianeti rocciosi così caldi che la loro crosta è completamente fusa. Altri ancora orbitano attorno a due stelle, o non orbitano affatto, vagando nel cosmo come pianeti erranti. Ci sono pianeti con una densità simile a quella del polistirolo, e persino quelli con nubi fatte di gemme.
Conoscere questa varietà ci aiuta a comprendere come si formano i pianeti e quali sono le condizioni in cui possono svilupparsi. Ci aiuta a capire quanto siano comuni i pianeti simili alla Terra, e dove dovremmo cercarli.
La ricerca di nuovi mondi e le missioni future
Ciò che ci entusiasma di più, infatti, è la possibilità di scoprire mondi simili alla Terra potenzialmente abitabili. Per questo sono di particolare interesse gli esopianeti che si trovano nella fascia abitabile della loro stella, cioè quella regione in cui le temperature sono tali da permettere la presenza di acqua liquida sulla superficie dei pianeti stessi. Questi mondi, purché siano rocciosi e non troppo differenti dalla Terra in termini di massa e dimensioni, sono considerati potenzialmente abitabili, cioè in linea di principio di grado di offrire le condizioni giuste per ospitare la vita come la conosciamo.
I progressi in questo campo sono rapidi ed entusiasmanti. Il telescopio spaziale James Webb, per esempio, è in grado di analizzare la composizione chimica delle atmosfere esoplanetarie, permettendo in particolare di individuare cosiddette biofirme (biosignatures in inglese), cioè sostanze chimiche che rappresentano indizi di una possibile presenza di vita.

Per la ricerca di nuovi esopianeti la NASA ha in cantiere il telescopio spaziale Nancy Roman, dotato di un innovativo coronografo in grado di bloccare la luce di una stella per individuare in modo diretto i pianeti che le orbitano attorno. L'agenzia spaziale americana ha in programma anche un futuro strumento chiamato Habitable Worlds Observatory pensato appositamente per scoprire pianeti simili alla Terra e potenzialmente in grado di ospitare la vita.