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20 Ottobre 2024
6:00

Perché prima di uno spettacolo gli attori dicono “merda, merda, merda”?

La teoria più nota (anche se non certa) secondo cui la frase "merda, merda, merda" porti fortuna negli ambienti teatrali risalirebbe a quando il teatro si rivolgeva a un pubblico borghese, che veniva a vedere gli spettacoli in carrozza, e la presenza di escrementi di cavallo davanti al teatro era segno di grande affluenza.

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Perché prima di uno spettacolo gli attori dicono “merda, merda, merda”?
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Il teatro è pieno di "regole" rigidissime per non attirare su di sé la sfortuna: guai a dire Macbeth, indossare il colore viola, o dire "in bocca al lupo!" Allora come si fa ad augurare buona fortuna ad attori e attrici prima di uno spettacolo? La frase di tradizione italiana – ma anche francese e spagnola – sembra strana: bisogna dire "merda, merda, merda!" o variazioni sul tema come "tanta merda". Secondo la tradizione, il modo di dire sarebbe di buon auspicio per il successo dello spettacolo. Ma perché?

Ci sono molti possibili motivi: la teoria più nota e attendibile andrebbe a collegare la frase al contesto teatrale europeo tra il Settecento e l'Ottocento, quando il teatro non si rivolgeva più solo a un pubblico popolare ma anche a un pubblico alto e medio borghese. Questi spettatori più altolocati sarebbero andati a teatro in carrozza – da cui anche l'ingresso "ad archi" di molti teatri italiani, e non solo, pensati per far avvicinare i cavalli e far entrare direttamente dalle porte principali. Quindi, tante carrozze, tanti cavalli, tanto letame (quindi tanta merda).

Il modo di dire alluderebbe quindi all'auspicio che lo spettacolo abbia un grande successo di pubblico. Ci sono però opinioni discordanti: il noto drammaturgo, scrittore, poeta e youtuber Roberto Mercadini, per esempio, ricorda che il teatro all'italiana è comunque pieno di spazi, quelli della platea, che una volta erano senza sedie e quindi anche per spettatori meno abbienti, quindi la teoria "carrozze-cavalli-letame" avrebbe poco senso logico.

Quel che è certo, è che in tutto il mondo ci sono innumerevoli varianti di questi rituali scaramantici. Quello inglese – molto simile a quello tedesco – vuole che al posto dello sfortunato “good luck” si usi l'espressione “break a leg!”, che letteralmente augura di “rompersi una gamba”. Una frase idiomatica con molte possibili interpretazioni, che spaziano dal ricevere così tanti applausi da spaccarsi una gamba, oppure quello di uscire dalla "leg line", quella linea dietro la quale non si verrebbe pagati.

D'altro canto la scaramanzia, quell'abitudine a compiere delle specie di riti propiziatori per portare la fortuna dalla propria parte, ha delle regole tutte sue, spesso personali. Molti riti scaramantici in psicologia si riconducono tutti al cosiddetto "pensiero magico" e hanno delle caratteristiche in comune: la più frequente è quella di non alludere alla fortuna stessa, per scongiurare il rischio di attirare delle non ben precisate "volontà maligne". Quindi dire "buona fortuna" porterebbe proprio male, e sarebbe preferibile augurare direttamente un evento sfortunato: secondo alcune teorie, è il caso dello stesso "in bocca al lupo" (che invece per altri sarebbe un buon auspicio di cura e attenzione). Questa attitudine propiziatoria sarebbe tanto più frequente per quelle situazioni in cui non si ha il completo controllo di ciò che accadrà, ma che deve andare bene: un esame, un concorso, uno spettacolo.

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