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16 Settembre 2025
8:00

Perché si dice “a bizzeffe”: origine e significato di questa espressione

Il modo di dire “a bizzeffe” vuol dire “tantissimo, in grande quantità” e arriva probabilmente dall’arabo bizzaf (“molto”), passato in Italia dall’Algeria. Nel XVII secolo lo scrittore Minucci propose un’origine latina (fiat fiat → ff → bis effe), ma oggi prevale la tesi araba. Curiosità: è un hapax, esiste solo in questa locuzione!

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Perché si dice “a bizzeffe”: origine e significato di questa espressione
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La stravagante espressione "a bizzeffe" è una locuzione avverbiale dalle lontane origini arabe, con qualche più vicina traccia classico-latina: sebbene non esista un consenso unanime sulla sua provenienza, sappiamo che si tratta di una locuzione dalla carica espressiva unica che viene usata per sottolineare la presenza di una quantità molto elevata.

Sembrerebbe derivare dal vocabolo arabo bizzāf il cui significato è proprio "abbondante". La sua provenienza più precisa si ricondurrebbe all’Algeria, dove la pronuncia è molto più simile a bizzēf; tramite vari mutamenti fonetici, nel corso del tempo, l’espressione si è trasformata fino ad arrivare a quella odierna in italiano. Appartenente tanto al registro colloquiale quanto a quello letterario, persino il Manzoni la utilizza nei suoi “Promessi sposi” evocando un’immagine di sovrabbondanza stagionale:

"Fiori a bizzeffe, e, a suo tempo, noci a bizzeffe."

Paolo Minucci, pittore e scrittore del XVII secolo, ipotizzò una possibile derivazione latina. Infatti, egli osservava che nell’ambito della giustizia romana quando i magistrati concedevano a un supplicante la grazia senza limitazioni, essi erano soliti annotare sotto al memoriale la parola fiat, ovvero la 3ª persona singolare attiva del congiuntivo presente del verbo fio, che significa “sia fatto”, “avvenga”, “si faccia”, e veniva ripetuta due volte anziché una volta soltanto, nei casi in cui la grazia concessa era più elevata. In seguito per brevità si indicava la pienezza di grazia con due effe affiancate, ‘ff’, che nel parlato portò di conseguenza l’enunciazione di "bis effe", diventato poi "bizzeffe". Sulla scia di Minucci, molti altri seguirono l'ipotesi di derivazione latina della locuzione fino all’Ottocento ma, seppure essa possa reputarsi interessante, con il tempo è stata considerata meno plausibile tanto che nella maggior parte dei dizionari moderni non viene quasi mai citata e si preferisce l'origine legata all’arabo.

A questa espressione va in ogni caso riconosciuto lo statuto di hapax linguistico, vale a dire una voce attestata un’unica volta nella lingua, senza altri riscontri d’uso al di fuori della locuzione in cui compare.

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