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In alcuni Paesi mediterranei, come in alcune aree di Spagna e Italia, dopo pranzo tra le 12.00 e le 15.00 viene la cosiddetta ora della siesta – il nostro "riposino", una tradizione che non è solo sinonimo di relax, ma un vero e proprio pilastro culturale. La siesta (o “riposino pomeridiano”) ha origini antiche che affondano nella necessità di sfuggire al caldo e preservare le energie, ma nel tempo è diventata molto più di una pausa: un rituale sociale, un momento di connessione familiare, persino un elemento istituzionalizzato nella Spagna del XX secolo. Oggi, però, il ritmo frenetico della modernità e la globalizzazione minacciano questa pratica.
Origini storiche e culturali della siesta
La siesta è una pratica molto conosciuta nei Paesi mediterranei e ha origini legate alla cultura agricola: rimanda a quando, alla “Hora Sexta” latina (cioè l'ora tra le 12 e le 15), si faceva una pausa dal lavoro quotidiano, per affrontare il caldo intenso delle ore centrali del giorno. Studi di Braudel sul Mediterraneo infatti hanno sottolineato come il clima e la struttura economica rurale abbiano influenzato le abitudini quotidiane, tra cui la siesta, che consentiva un utilizzo più efficiente delle energie.
Secondo Clark, la siesta in Spagna (e anche in Paesi colonizzati da quest'ultima come il Messico e vari Stati dell'America meridionale) rappresenta un esempio unico di come una pratica culturale possa essere formalizzata nel tessuto sociale. Durante gran parte del XX secolo, la siesta era così ovvia per le persone da influenzare non solo le abitudini individuali ma anche l’organizzazione economica e delle aree urbane. Nei piccoli borghi e nei paesi era normale (e in parte lo è tuttora) trovare negozi, uffici e attività chiuse durante le ore più calde del pomeriggio, mentre nelle città più grandi si osservava un'adesione meno rigida, ma comunque significativa.
L’istituzionalizzazione della siesta si riflette nella sua presenza nei contratti lavorativi fino agli anni ’80, quando molte imprese riconoscevano il diritto ad una pausa prolungata che permetteva ai lavoratori di tornare a casa per riposare e mangiare con la famiglia. Questo modello contribuiva a rafforzare il senso di comunità, sottolineando l'importanza dei legami familiari e sociali. Tuttavia, con l’avvento della globalizzazione e la necessità di adattarsi agli orari internazionali, questa istituzione ha subito un progressivo declino, soprattutto nelle grandi città come Madrid e Barcellona. In Italia, sebbene meno formalizzata, la tradizione è diffusa soprattutto nelle regioni meridionali.
La siesta come adattamento culturale al clima
Il clima caldo del Mediterraneo è stato un fattore cruciale nella creazione e nella diffusione della siesta. Secondo uno studio di Lavie (2001), le pause pomeridiane sono un adattamento per evitare lo stress termico e ridurre l’affaticamento fisico. Inoltre, l’antropologo Harris evidenzia come la siesta rispecchi un’armonizzazione culturale con i ritmi circadiani umani, che prevedono un calo fisiologico di energia nelle prime ore del pomeriggio.
Clifford Geertz, nella sua opera The Interpretation of Cultures, ci spiega come le culture sviluppino pratiche che rispondono a contesti ecologici e sociali specifici. La siesta, quindi, è un esempio paradigmatico di questa dinamica: in regioni con un clima mediterraneo caratterizzato da estati calde e afose, la pausa pomeridiana si configura come una strategia culturale per gestire le difficoltà ambientali.
Geertz sottolinea che la siesta non è solo un comportamento dettato dal clima, ma una risposta complessa che tiene conto di fattori sociali ed economici. Nelle società rurali, ad esempio, la pausa pomeridiana permetteva di sincronizzare il lavoro nei campi con i momenti della giornata in cui le temperature erano meno elevate, riducendo i rischi per la salute e ottimizzando la produttività. Allo stesso tempo, essa creava una routine condivisa che rafforzava la coesione comunitaria: il riposo non era solo individuale, ma collettivo, creando un momento di stasi sociale in cui tutti potevano “rigenerarsi”.
Questa prospettiva evidenzia come la siesta sia non solo una pratica adattativa, ma anche un elemento identitario, perché permette alla comunità che la pratica di distinguersi da tutte le altre e di rivendicare quindi la propria specificità di “popolo”.
La siesta oggi
La globalizzazione e l’urbanizzazione hanno determinato una progressiva erosione della siesta. Come afferma Giddens, la modernità promuove un'accelerazione dei ritmi di vita e una maggiore omogeneizzazione culturale, rendendo tradizioni come la siesta meno praticabili. In Spagna, la pratica è ancora presente nelle aree rurali, ma in ambito urbano è sempre più rara. Questi cambiamenti riflettono una trasformazione nei valori sociali: la centralità del lavoro e della produttività sta progressivamente soppiantando l’idea di un equilibrio tra attività e riposo. Non solo: avendo compreso il grande valore culturale e identitario di questa pratica, il declino della siesta può essere interpretato anche come una perdita di patrimonio culturale.