
Ancora oggi in molti comuni italiani è possibile trovare vecchie insegne delle tabaccherie che, al di sotto della grande "T", riportano la scritta "Sali e Tabacchi". Ma perché si parla di sale in una tabaccheria? Semplice: in passato nelle tabaccherie si vendevano, oltre ai prodotti del tabacco, altri generi di prodotti sottoposti a monopolio di Stato come francobolli, cartoline e appunto il sale. Anzi, un tempo il sale poteva essere venduto solamente nelle tabaccherie, con lo scopo di calmierare i prezzi del sale nel Paese. Per capirne il motivo dobbiamo prima spendere due parole per spiegare il concetto di "monopolio".
Il monopolio è un tipo di mercato all'interno del quale un certo prodotto è venduto da un solo venditore, senza concorrenza. Nel caso specifico il monopolio del sale per numerosi decenni è stato nelle mani del neo-nato stato Italiano, a partire dal 1962 con la legge n.720 del 13 luglio. Questa legge – con le successive modifiche – hanno sostanzialmente inserito il sale tra i prodotti sotto il monopolio statale (assieme a tabacco e chinino, per esempio) permettendo al Governo di regolare i prezzi e rendendone disponibile la vendita solamente presso le tabaccherie italiane.
La scelta di monopolizzare il sale, come riportato anche dall'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, aveva come scopo "calmierare i prezzi all'interno del Paese, regolare l'introito dei mediatori e assoggettarlo all'imposta".
Questo non ci dovrebbe stupire visto che fin dall'antichità il sale è stato soggetto a imposte, tant'è che anche i soldati romani venivano pagati in sale – e da qui il termine "salario" in uso ancora oggi.
Attenzione però, il monopolio non è in vigore ancora oggi ed è stato ufficialmente abolito nel 1974: proprio per questo motivo se oggi andiamo in un qualunque supermercato possiamo trovare numerose aziende che vendono sale sotto diverse marche.