
Essere "colto in castagna" o "prendere in castagna" è un’espressione forse un po’ curiosa, questo modo di dire molto antico viene usato ancora oggi per indicare chi viene colto sul fatto, ha commesso un errore o detto una bugia ed è stato smascherato. In altre parole, la radice dell’espressione affonda in un gioco di parole che ha reso la castagna un epiteto di "gaffe", un "essere presi alla sprovvista". Il collegamento tra il frutto e l’espressione simbolica deriva da un fenomeno linguistico: in passato il vocabolo "marrone" indicava non solo la castagna, ma anche un errore, e per estensione una figuraccia o un inciampo linguistico, soprattutto nella parlata di registro popolare o informale.
Per questo si è affermata l'usanza di parlare di qualcuno colto sul fatto definendolo “beccato nel suo marrone”, cioè in castagna. Questo meccanismo di trasformazione non è unico: basti pensare ad altri modi di dire legati alle castagne, come “togliere le castagne dal fuoco” (ossia fare un lavoro difficile al posto di qualcun altro, traendone vantaggio) o l’uso letterario del frutto come metafora nei testi popolari e colti. Nel tempo, insomma, la castagna è diventata un terreno fertile di immagini proverbiali, tanto che l'espressione “cogliere in castagna” è sopravvissuta fino a oggi nel linguaggio comune e immediato come espressione polirematica, vale a dire quando due o più parole congiunte funzionano come una singola parola, con un significato proprio e autonomo. È curioso notare che la parola “marrone” sopravvive anche nel verbo "smarronare", che oggi significa dire o fare sciocchezze, commettere errori evidenti. Dire che qualcuno è stato “preso in castagna” vuol dire che è stato colto in flagrante. Così un semplice frutto autunnale diventa un’immagine chiara e vivace per indicare l’errore o la figuraccia, mostrando come la lingua, grazie ai parlanti, trasmetta significati molto più profondi di quanto sembri a prima vista.