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3 Maggio 2024
9:00

Si dice “arancino” o “arancina”? Ecco la risposta dell’Accademia della Crusca

La palla o il cono di riso siciliano farcito e fritto si chiama "arancino" o "arancina"? In estrema sintesi a Palermo e nella Sicilia occidentale si tende a usare "arancina", mentre a Catania e nella Sicilia orientale è più diffuso "arancino". Ma esiste una versione corretta? Ha risposto l'Accademia della Crusca.

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Si dice “arancino” o “arancina”? Ecco la risposta dell’Accademia della Crusca
si dice arancino o arancina

In Sicilia se si nomina la questione si rischia di innescare una guerra: è più corretto chiamare "arancino" o "arancina" la palla di riso farcito (con ragù di carne o altri ingredienti), impanato e fritto? Essendo una specialità culinaria dell'isola, inserita nella lista dei prodotti agroalimentari tradizionali italiani, ed essendo i siciliani un popolo molto orgoglioso delle proprie tradizioni, ci sta che il nome corretto di questa pietanza scateni dibattiti accesi. In particolare, le due "scuole di pensiero" sono rappresentate da Catania e la Sicilia orientale con "arancino", e Palermo e la Sicilia occidentale con "arancina". A sciogliere la questione e, speriamo, a mettere d'accordo tutti, ci ha pensato l'Accademia della Crusca, da secoli una vera e propria autorità in fatto di lingua italiana. In breve vi anticipiamo che entrambe le varianti sono accettabili, ma facciamo un passo alla volta.

Anzitutto descriviamo la differenza d'uso tra i due nomi: in linea molto generale si utilizza il termine "arancina" a Palermo e nella Sicilia occidentale; in queste aree il timballo ha quasi sempre forma tonda. Nel resto dell'isola, invece, in particolare nella Sicilia orientale, si utilizza più frequentemente "arancino"; inoltre, il timballo viene realizzato spesso con una forma conica, probabilmente per farlo assomigliare al vulcano Etna.

Veniamo quindi all'origine del nome: l'etimologia di "arancino/arancina" dipenderebbe dal colore arancione della panatura fritta del timballo oppure (nel caso della versione tonda della specialità) dalla somiglianza diretta con l'arancia. D'altro canto, potrebbe dipendere da entrambi i fattori. Quale che sia l'origine corretta, la prima attestazione scritta della parola dialettale "arancinu" con la "u", è del 1857 all'interno del Dizionario siciliano-italiano di Giuseppe Biundi. Attenzione, però: l'arancinu viene definito un cibo fatto di riso ma dolce e non salato. Quindi può essere che il timballo sia diventato salato solo in un secondo momento. In effetti, 11 anni dopo, nel 1868, l'arancinu viene associato a una crocchetta fatta di riso, patate o altro all'interno del Nuovo vocabolario siciliano-italiano del Traina.

La base di partenza individuata dall'Accademia della Crusca, perciò, è il termine "arancinu". Non deve stupirci, dato che nel dialetto siciliano l'arancia è chiamata "aranciu", sempre con la "u" finale. Il termine dialettale "aranciu", con la progressiva diffusione dell'italiano nel nostro Paese, si trasformò in vari italiani regionali in "arancio" e non in "arancia". In molte parti d'Italia, comprese vaste aree della Sicilia (ma anche della Toscana, ad esempio), il frutto dell'arancio (la pianta) viene chiamato tutt'ora "arancio" e non "arancia". Per lo stesso motivo abbiamo una trasformazione parallela di "arancinu" in "arancino", con la "o" terminale, nell'italiano regionale siciliano. La prima attestazione del termine "arancino" in un vocabolario italiano (pur segnalata come di derivazione dialettale siciliana) fu nel 1942, all'interno del Dizionario moderno del Panzini. "Arancino", d'altro canto, è la forma che si è diffusa maggiormente in Italia, tanto da essere stata adottata anche dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali.

Quindi la questione è chiusa? "Arancino" è la versione corretta del termine? Sì e no. Nell'italiano standard, quello a tutti gli effetti corretto, è "arancia" il giusto modo di definire il frutto dell'arancio (l'albero). Si tratta di una distinzione e di una regola, però, che si è diffusa nel nostro Paese solo nella seconda metà del ‘900. Detto ciò, è probabile che nel palermitano e in altre aree urbane, più ricettive verso l'italiano standard, e in altre zone della Sicilia dove l'arancia veniva chiamata in altri modi (nel ragusano e siracusano si usava spesso "partuallu/partwallu"), "arancia" e, di conseguenza "arancina" abbiano prevalso come logica trasformazione dell'originale "arancinu". Attestazioni di questo uso al femminile (pur numericamente inferiori rispetto a quelle di "arancino") si trovano a partire da fine ‘800. La prima è all'interno dell'opera I Viceré del catanese Federico De Roberto, edita nel 1894.

In conclusione, quindi, l'Accademia della Crusca ammette entrambe le varianti, perciò mettiamo da parte il campanilismo e godiamoci gli/le arancini/e senza più polemiche.

Classe ‘88, sono laureato in Scienze Geografiche e prima di Geopop ho lavorato per lo sviluppo di progetti socio-ambientali, scritto un romanzo di viaggio, insegnato Geografia, Storia e Lettere alle superiori e fatto divulgazione su YouTube e RaiGulp. Viaggiare e raccontare il mondo è la mia passione: geopolitica, luoghi, usi e costumi, storie… Da bambino adoravo Piero Angela e Indiana Jones.
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