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Nell’immaginario collettivo “stallo alla messicana” (Mexican standoff in inglese) richiama due o più pistoleri che si tengono sotto tiro. Si tratta di un’immagine legata al cinema western nota a tutti, che rimanda a un’idea precisa: una situazione di blocco reciproco, in cui nessuna parte può vincere senza rischiare di perdere, e dalla quale è difficile anche ritirarsi senza danni.
La prima attestazione nota in inglese risale al 1876 nel Sunday Mercury di New York:
We will call it a stand-off, a Mexican stand-off—you lose your money, but you save your life!
Che cosa significa davvero “stallo alla messicana”
I dizionari lo definiscono come "impasse o pareggio senza vincitori", talvolta con minaccia esplicita (e quindi con armi alla mano) nel tempo l’uso si è esteso alle situazioni senza via d'uscita, in generale. Nello stallo alla messicana il primo che agisce rischia di subire il contraccolpo. Per quanto riguarda i partecipanti all’azione, spesso l’immaginario vede tre parti (il “triello”), ma l’uso lo applica anche a due contendenti in deadlock. Nella teoria dei giochi, però, l’archetipo “a tre” è interessante perché cambia gli incentivi rispetto al duello classico.
Sull’etimologia non c’è unanimità: diversi studi etimologici divulgativi collegano il termine agli stereotipi statunitensi post-guerra messicano-americana e ai racconti di brigantaggio di frontiera, in cui i messicani venivano dipinti come banditi pronti a spararsi in situazioni senza via d’uscita. Questo retaggio spiegherebbe le note d’uso "talvolta offensivo" che compaiono in più dizionari autorevoli, a sottolineare la presenza di un sottotesto culturale che associa il termine a un immaginario stereotipato e non neutrale.
Dal set alla cultura pop: come il cinema ha cementato il cliché
Il cinema ha reso lo stallo alla messicana un vero e proprio tropo visivo: armi puntate in equilibrio precario, sguardi incrociati, la camera che stringe, la musica che cresce. L’esempio più iconico resta il triello finale di "Il buono, il brutto, il cattivo" (1966) di Sergio Leone, capolavoro dello spaghetti western.

Da lì il motivo è stato ripreso e reinventato: negli anni '80 e '90 è diventato marchio di fabbrica del regista John Woo, che lo ha trasformato in coreografia d’azione, e in seguito ha ispirato Quentin Tarantino in film come Le iene, Pulp Fiction e Bastardi senza gloria. La cultura pop lo ha consacrato come immagine simbolo di una tensione perfettamente bilanciata, destinata a spezzarsi solo per caso, tradimento o l’irruzione di un fattore esterno.

Geopolitica e deterrenza: quando lo stallo è globale
Durante la Guerra fredda lo stallo alla messicana trovò la sua traduzione più drammatica nella deterrenza nucleare. La dottrina della MAD (mutual assured destruction) si basava su un equilibrio fragile: qualsiasi attacco atomico avrebbe innescato una ritorsione capace di annientare entrambi i contendenti, rendendo l’uso delle armi insensato. L’episodio simbolo resta la crisi dei missili di Cuba (ottobre 1962), tredici giorni in cui Stati Uniti e Unione Sovietica si fronteggiarono sull’orlo del conflitto nucleare. Lo sblocco arrivò grazie a uno scambio di concessioni: Mosca ritirò i missili da Cuba, mentre Washington fece lo stesso — seppur senza pubblicizzarlo subito — con i Jupiter in Turchia e in Italia. Da quell’esperienza nacque la “linea rossa” tra le due capitali, segno che anche in scenari di altissima tensione la via d’uscita dallo stallo passa quasi sempre attraverso compromessi e canali di comunicazione diretta.