
Cos’è esattamente il “capitolo” della famosa espressione italiana "non avere voce in capitolo”? Il detto sta a indicare l’assenza di una qualsiasi autorità e rilevanza in una discussione o quando è il momento di prendere una decisione. Le sue origini risalgono al Medioevo, e si legano alle pratiche monastiche dell’epoca.
Nel Medioevo il "capitolo" era l'assemblea dei monaci che, all'interno di un'abbazia o di un monastero, si teneva una volta al giorno per la lettura delle regole del loro ordine o per prendere alcune decisioni importanti riguardanti la comunità. Le riunioni avvenivano in una sala chiamata per l'appunto “sala capitolare”: vi potevano partecipare tutti i monaci, ma solo alcuni avevano avevano diritto di parola. Ad esempio i novizi, che si preparavano ad abbracciare la regola monastica, o i conversi, cioè coloro che si erano avvicinati alla vita monastica in tarda età, non potevano esprimere la loro opinione né votare nelle decisioni comunitarie. Dunque, "non avevano voce in capitolo".
È interessante notare che espressioni equivalenti esistono anche in altre lingue. In francese, ad esempio, si dice "avoir voix au chapitre", con lo stesso significato di avere diritto di parola o influenza in una decisione. Questa locuzione è attestata in testi letterari e storici già dal XVII secolo, come quello di Madame de Sévigné «dans ces occasions-là, les mères n'ont pas beaucoup de voix au chapitre» (tradotto in italiano "in queste occasioni, le madri non hanno molta voce in capitolo") a dimostrazione della sua diffusione nell’Europa contemporanea.