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17 Giugno 2023
7:30

100 metri piani, tecnica e biomeccanica della corsa veloce

La corsa è caratterizzata da un alternanza ciclica di movimenti che, nello sprinter di alto livello, hanno delle caratteristiche biomeccaniche specifiche.

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100 metri piani, tecnica e biomeccanica della corsa veloce
biomeccanica 100 metri

Siamo nati per correre. Fin da bambini impariamo questo movimento naturalissimo e spontaneo. Ma vi sarete chiesti: come si fa ad arrivare a correre al massimo del proprio potenziale? Il virtuosismo nella corsa veloce dipende da moltissimi fattori che sono strettamente correlati tra di loro. Il 100 metri perfetto, ad esempio, è la risultante di un'eccellente tecnica, del giusto compromesso tra frequenza e ampiezza dei passi, dalla capacità di correre decontratti e dalla forza applicata nel momento giusto. In questo articolo approfondiremo la tecnica e la biomeccanica della corsa veloce. Per ora l'uomo che ha corso il 100 metri più veloce della storia è stato il giamaicano Usain Bolt con il tempo di 9.58 secondi.

La tecnica di corsa

Una tecnica di corsa economica ed efficace è il presupposto fondamentale per andare più veloci. Il movimento ciclico di corsa può essere suddiviso in due fasi: la fase di appoggio e quella di volo.

Fase di appoggio

Il momento in cui il piede da l'impulso a terra è fondamentale per "spingere avanti" il corpo. Lo sprinter di alto livello è in grado di effettuare l'appoggio in linea con la verticale del corpo: il ginocchio è in estensione quasi completa e il piede prende contatto con il terreno con i metatarsi (circa a metà della pianta del piede). La fase di appoggio può essere suddivisa in tre ulteriori fasi.

La fase di ammortizzazione è il primo contatto del piede con il terreno, che avviene appunto a livello dei metatarsi.
La fase appena successiva è quella di sostegno: il baricentro si trova il linea con la verticale del piede nel punto di contatto.
Nella fase di spinta la gamba in appoggio continua a spingere con il piede verso dietro ed il baricentro avanza.

In generale, nella fase di ammortizzazione il movimento avverrà con gli angoli di anca, ginocchio e caviglia più chiusi. Se immaginiamo il fascio di muscoli dietro la gamba come un elastico che parte dal sedere fino ad arrivare al tallone, possiamo dire che nella prima parte di appoggio l'elastico viene tirato e allungato (fase eccentrica) e nella fase di spinta viene accorciato (fase concentrica).

È grazie a questo meccanismo di eccentrica-concentrica che i muscoli estensori della gamba (per capirci quelli dietro alla coscia ed il polpaccio) immagazzinano energia per poi restituirla nella spinta. 

Fase di volo

Questa fase è la conseguenza diretta della fase di appoggio. Appena dopo la fase di spinta, la gamba che ha appena lasciato il terreno tenderà a piegarsi e a riportarsi in avanti nella posizione ideale per riprendere contatto con il terreno. Il percorso che effettua il piede in aria deve essere il più breve possibile: dal basso-dietro si porta sotto il bacino con la coscia quasi parallela al terreno ed il ginocchio piegato.

La biomeccanica dei 100 metri piani

Nei 100 metri piani la biomeccanica della corsa varia leggermente in base all'obiettivo motorio. Nei primi passi l'atleta dovrà prendere velocità, in seguito dovrà accelerare ed infine deve mantenere velocità acquisita. La corsa dei 100 metri può essere quindi suddivisa in 4 momenti:

  • La partenza dal blocco: l'atleta parte da fermo dal blocco reagendo allo sparo;
  • La messa in moto (o fase di avvio): per poter acquistare velocità l'atleta dovrà prendere contatto con il terreno con l'appoggio leggermente indietro rispetto alla verticale del baricentro;
  • L'accelerazione: all'aumentare della velocità l'appoggio si sposta da dietro a sotto il baricentro;
  • Il lanciato: in questa fase il contatto con il suolo sarà leggermente avanti rispetto alla linea del baricentro.  

Ampiezza e frequenza di corsa

La velocità della corsa dipende strettamente dalla lunghezza del passo e dalla frequenza degli appoggi. Ad esempio un atleta che effettua un appoggio ogni 2 metri ad una frequenza di 5 passi al secondo si muoverà ad una velocità di 10 metri al secondo.  La velocità massima non è però la risultante di grandi ampiezze sommate ad alte frequenze: è il miglior compromesso tra queste due componenti. Addirittura, per sviluppare elevati picchi di velocità è opportuno ridurre l'ampiezza del passo ed aumentare la frequenza di appoggio. 

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