0 risultati
video suggerito
video suggerito
29 Settembre 2025
10:26

Perché crediamo di essere più bravi degli altri alla guida: il better-than-average effect

Il better-than-average effect è un errore di ragionamento che ci porta a pensare di essere meglio della media. A causa di questo effetto, la maggior parte dei guidatori pensa di essere più abile e prudente degli altri. Lo si trova in molte culture diverse, con intensità differenti.

Ti piace questo contenuto?
Perché crediamo di essere più bravi degli altri alla guida: il better-than-average effect
better than the average

L'effetto better-than-average è quel modo di pensare secondo cui ci crediamo migliori degli altri. Per esempio, se ci chiedessero se siamo più bravi a guidare rispetto alla media, probabilmente risponderemmo di sì. Eppure, se ci fermiamo a riflettere, c’è qualcosa che non torna: se tutti crediamo di guidare meglio degli altri, qualcuno si sta chiaramente sbagliando. Il better-than-average effect (in italiano effetto “migliori della media”) è anche detto illusione di superiorità ed è a tutti gli effetti un bias cognitivo, cioè un errore sistematico nel nostro modo di ragionare, che in questo caso ci porta a pensare di essere migliori della media in molti ambiti diversi.

Gli effetti di questo bias sui guidatori sono stati studiati sistematicamente fin dagli anni Ottanta. Negli Stati Uniti, per esempio, oltre il 90% degli automobilisti ritiene di guidare meglio della media. In Norvegia la percentuale scende, ma resta comunque alta, intorno al 69%. Studi simili sono stati condotti anche in Germania, Polonia, Francia e Regno Unito, con risultati coerenti: il better-than-average effect si presenta ovunque, anche se con intensità differenti a seconda del contesto culturale.

Vediamo cos’è questo effetto, quali sono i principali studi che lo collegano alla guida, e quali conseguenze può avere.

Cos’è il better-than-average effect: le caratteristiche

Il better-than-average effect è un bias cognitivo, cioè una distorsione sistematica del nostro modo di ragionare. Questo bias ci porta a sopravvalutare le nostre capacità rispetto a quelle degli altri, soprattutto quando i criteri di valutazione sono soggettivi o difficili da misurare.

Ad esempio, uno studio del 1972 ha mostrato che questo effetto è particolarmente forte quando dobbiamo valutare caratteristiche come la bellezza, l’intelligenza o la motivazione personale. Quando invece i criteri sono oggettivi e misurabili – come quanti chili riesci a sollevare o in quanti secondi corri i 100 metri – il bias tende a scomparire.

Il better-than-average effect tra i guidatori

Lo studio più famoso su questo fenomeno applicato alla guida risale al 1981. Un ricercatore dell’università di Stoccolma, Ola Svenson, chiese a 161 studenti – metà statunitensi e metà svedesi – di valutare quanto fossero capaci e prudenti alla guida rispetto agli altri partecipanti all’esperimento. Chiese loro di collocarsi su due scale: una per l’abilità (da meno a più abile) e una per la prudenza (da meno a più prudente). Risultò che la maggior parte dei partecipanti si ritenevano più bravi e più prudenti degli altri partecipanti allo studio. In particolare:

  • l’88% degli statunitensi e il 77% degli svedesi pensava di essere più prudente degli altri;
  • il 93% degli statunitensi e il 69% degli svedesi pensava di essere più abile degli altri partecipanti.

A quarant’anni di distanza, nel 2023, lo studio è stato replicato con un campione molto più ampio: 1200 automobilisti statunitensi, equamente divisi tra uomini e donne. Anche questa volta, la maggior parte delle persone sovrastimò le proprie capacità: oltre il 90% dei partecipanti si disse più prudente e circa l’80% più abile degli altri guidatori.

Verrebbe naturale chiedersi se questo effetto dipenda solo dal fatto che sono statunitensi, e quindi culturalmente abituati a mostrarsi sicuri di sé. Questo tipo di studi, però, è stato replicato anche in Germania, Polonia, Francia e Regno Unito e in ognuno di questi stati si è visto che questo effetto si presentava, anche se con intensità differenti, altamente dipendenti dalla cultura dei partecipanti.

Le conseguenze dell’effetto “migliore della media”

Chiaramente, è impossibile che l’80% delle persone siano più brave e più prudenti della media a guidare. Ma, se così tante persone sopravvalutano le proprie capacità alla guida, le conseguenze possono essere serie: chi si sente superiore tende a prendersi più rischi e ad avere meno consapevolezza dei propri errori.

Nello studio degli anni ‘80, Svenson dà la colpa del fallimento delle campagne per la sicurezza stradale proprio al better-than-average effect. Perché dovremmo prestare attenzione alle raccomandazioni rivolte a tutti i guidatori se noi ci sentiamo più abili e più prudenti della media?

Questo effetto, però, non si limita alla guida. Negli anni Settanta diversi studi lo hanno individuato in ambiti come l’etica, la leadership, il senso dell’umorismo e le competenze professionali. In uno studio del 1977 sulla gestione aziendale, ad esempio, sia studenti di management sia dirigenti aziendali sopravvalutavano le proprie capacità, con il risultato di elaborare strategie e piani troppo ottimistici e rischiosi.

Il better-than-average effect tocca anche le nostre vite. Per provare a capire quanto questo bias influenzi anche noi, basta un semplice esercizio: elenchiamo gli aspetti della nostra vita che consideriamo importanti e chiediamoci, per ciascuno, se ci riteniamo sopra la media. Se la risposta è quasi sempre “sì”, allora siamo caduti anche noi nella trappola del better-than-average effect.

Sfondo autopromo
Cosa stai cercando?
api url views