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16 Febbraio 2024
8:00

Cos’è l’effetto alone, il bias che ci fa considerare intelligente chi ha un bell’aspetto

Il bias o effetto alone ci porta a trarre conclusioni errate sulla personalità degli altri, semplificando esageratamente le loro caratteristiche e influenzando la costruzione del nostro giudizio.

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Cos’è l’effetto alone, il bias che ci fa considerare intelligente chi ha un bell’aspetto
effetto bias alone

L’effetto alone è quel bias cognitivo per cui la nostra valutazione su un tratto di una persona dipende dal giudizio che abbiamo già dato a un altro tratto dello stesso individuo. Per esempio, subiamo l'effetto alone quando istintivamente giudichiamo intelligente o professionale una persona che troviamo bella esteticamente. Oppure, l'effetto alone ci porta a pensare che un esperto in un certo settore, sia autorevole e credibile anche quando parla di ambiti che non gli appartengono (se il mio medico mi parla di politica estera, con molta facilità sarò portato a credere la sua opinione come autorevole). O ancora, quando una persona, per il semplice fatto di essere molto nota, ci infonde fiducia nel prodotto che sta sponsorizzando (pensiamo ai testimonial famosi nelle diverse pubblicità che vediamo ogni giorno). Può causare valutazioni distorte, farci cadere in giudizi stereotipati e anche causare discriminazione inconscia. Ecco la spiegazione semplice del perché si innesca tale bias e alcuni esempi noti.

Alcuni esempi di effetto alone

Gli effetti alone sono un caso speciale di errori di valutazione sulla formazione delle impressioni: è quel giudizio che ci fa credere che se il nostro collega Marco ci ha aiutato una volta a vendere la nostra auto, allora sarebbe anche la persona giusta per organizzare la festa dell'ufficio, non perché pensiamo che abbia chissà quale esperienza nell'organizzare feste, ma perché generalmente siamo portati a pensare a lui in modo positivo. L'effetto alone può capitare anche a scuola, influenzando la valutazione degli alunni, ed è ampiamente usato nel marketing.

Possiamo pensare che questi effetti alone riflettano una “teoria implicita della personalità” che tutti noi condividiamo, ossia la convinzione che le caratteristiche positive in genere siano associate più facilmente ad altre caratteristiche positive, piuttosto che negative (come una effetto a cascata).

effetto bias alone spiegazione

Un altro esempio degli effetti alone è stato dimostrato da Wilson: egli chiese a diversi gruppi di suoi studenti di valutare la statura di un professore ospite presso la loro università. A un primo gruppo disse che si trattava di un professore ordinario, al gruppo successivo disse che si trattava di un professore associato, a un altro ancora di un'assistente, all’ultimo che avevano a che fare con uno studente proveniente da un'altra università.

Ciò che emerse fu che gli studenti tendevano ad attribuire una statura più alta di quasi 6 cm al visitatore creduto professore ordinario, rispetto al caso dello studente in visita. In questo caso possiamo osservare con facilità che le caratteristiche positive attribuite allo status della persona (“essere professore ordinario”) esercitano un effetto alone sui giudizi concernenti un tratto fisico, l’altezza.

L’effetto bellezza nei casi giudiziari

Un ulteriore caso di effetto alone si ha quando l'aspetto finisco (esteriore) diventa la base per inferire caratteristiche personali (interne). Sono numerosi i casi di studio nei procedimenti giudiziari che dimostrano che gli apprezzamenti fisici portano le giurie a una maggiore disponibilità nell’infliggere sentenze più contenute a persone fisicamente attraenti o a favorire testimoni e avvocati avvenenti. Sembra, inoltre, che gli imputati meno attraenti siano considerati dai giudici maggiormente predisposti a compiere nuovi crimini in futuro. Questo porterebbe a infliggere loro sanzioni più pesanti.

effetto bias alone casi giudiziari processi

Dion, Berscheid e Walster condussero i primi studi in ambito non giudiziario e dimostrarono che gli individui tendono ad attribuire a persone fisicamente attraenti tratti di personalità positivi e a ritenere che conducano vite migliori rispetto agli individui poco attraenti (e siano pertanto meno inclini a delinquere). Successivamente John Stewart dimostrò che l’aspetto fisico è un buon predittore del numero di anni di carcere sentenziati: più l’imputato è attraente, meno severa sarà la sentenza. La regola che siamo portati a seguire è la seguente: bello = buono, brutto = cattivo.

Inoltre, altre ricerche hanno dimostrato che perfino un adulto con la “faccia da bambino” è considerato meno capace di commettere un atto criminale rispetto a un adulto con la faccia da adulto.

Il devil effect

Tra i casi specifici di bias alone c'è il devil effect o effetto demonizzante, che indica il fenomeno per cui un tratto negativo di un individuo o gruppo sociale condiziona in maniera negativa la percezione di altre caratteristiche dello stesso individuo o gruppo.

Al devil effect si accompagna il cosiddetto “bias delle informazioni negative”, che esprime la tendenza delle persone ad attribuire un peso sproporzionatamente importante alle informazioni negative rispetto alle informazioni positive. Per esempio, se pensiamo che un nostro collega si veste male, è più probabile che penseremo che non sia intelligente o che conduca una vita insoddisfacente.

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