
Il calamaro vampiro (Vampyroteuthis infernalis) sembra una creatura uscita direttamente da un film di fantascienza: otto braccia unite da una membrana che ricorda un mantello o una ragnatela e due occhi enormi, che possono apparire rossi o azzurri a seconda della luce. Ma non lasciatevi ingannare dal nome: non succhia sangue come il Conte Dracula, ma si nutre di detriti organici. Si tratta in realtà di un piccolo mollusco abissale di circa 30 centimetri, totalmente innocuo per l'uomo, che rappresenta l'interfaccia evolutiva tra polpi e calamari. Questa creatura vive nell'oscurità dei mari temperati e tropicali, a profondità comprese tra i 600 e i 900 metri, e la sua storia evolutiva è stata recentemente chiarita grazie a uno studio pubblicato sulla rivista iScience.
Il suo nome significa "calamaro vampiro dell'Inferno", eppure c'è un doppio inganno: non è un vampiro e, a dirla tutta, non è nemmeno un calamaro a tutti gli effetti. Appartiene infatti a un ordine tutto suo, i Vampyromorpha, ed è considerato un perfetto esempio di "fossile vivente". Con questa espressione si indicano quelle specie attuali che risultano quasi identiche ai loro antenati fossili di milioni di anni fa, mantenendo un aspetto che sembra "congelato" nel tempo nonostante i millenni trascorsi. Sono un esempio anche i limuli e il nautilus – molluschi marini caratterizzati dalla conchiglia multicamera.
L'analisi del DNA ha confermato questa stabilità, rivelando che il suo genoma ha conservato l'organizzazione ancestrale molto meglio dei suoi "cugini" moderni polpi e calamari. Lo studio condotto da un team di ricercatori giapponesi e austriaci ha aiutato a fare luce l'albero genealogico di queste specie: oltre 300 milioni di anni fa, le strade si divisero in due grandi gruppi, i Decapodiformes a dieci braccia e gli Octopodiformes a otto braccia. Il genoma del Vampyroteuthis infernalis detiene un record, è il più grande mai codificato tra tutti i cefalopodi. Conta oltre 11 miliardi di paia di basi (noi umani ne abbiamo "solo" 3 miliardi). L'ennesima prova che la complessità di un organismo non dipende dalla quantità del suo DNA.

Inizialmente era stato classificato come polpo perché, proprio come questi ultimi, è privo dei due lunghi tentacoli che solitamente i calamari hanno in aggiunta alle otto braccia. Il calamaro vampiro è in realtà un rompicapo evolutivo che possiede caratteristiche miste di entrambi i gruppi.
Come abbiamo detto, non è un predatore di sangue: si nutre di detriti organici e zooplancton, la cosiddetta "neve marina". A differenza dei polpi, però, non ha la sacca dell'inchiostro né la capacità di cambiare colore, quest'ultima sarebbe una strategia inutile nell'oscurità totale degli abissi. Quando minacciato, espelle una nuvola di muco bioluminescente e appiccicoso per confondere i predatori e talvolta anche i ROV, i robot sottomarini che esplorano i fondali. I suoi occhi rosso-azzurri, con un diametro di 2,5 cm, sono in proporzione al corpo i più grandi di tutto il regno animale.