
Un cucciolo di calamaro colossale (Mesonychoteuthis hamiltoni) di 30 cm è stato ripreso in video per la prima volta vivo da un team internazionale di ricercatori dello Schmidt Ocean Institute. La creatura degli abissi è stata filmata il 9 marzo 2025 vicino alle Isole Sandwich Australi, nell'Oceano Atlantico meridionale, a una profondità di 600 metri da un veicolo subacqueo a comando remoto (ROV) che permette di indagare i fondali e le acque dell'ecosistema marino. L'esemplare appartenente alla famiglia Cranchiidae mostrato nel video è un cucciolo della lunghezza di circa 30 cm che con il tempo e la crescita perderà l'aspetto trasparente tipico dei giovani e potrebbe diventare gigantesco raggiungendo i 7 metri di lunghezza e 500 kg di peso.
Si sa ancora poco su questa specie di cefalopodi, identificata e denominata ufficialmente solo 100 anni fa, le cui informazioni derivano unicamente dal ritrovamento di carcasse – in particolare becchi – negli stomaci di capodogli e da alcuni filmati a opera di pescatori di esemplari morenti. Il raro avvistamento si aggiunge a quello del calamaro di vetro glaciale (Galiteuthis glacialis) avvenuto nell'Oceano Antartico nel mese di gennaio, un'altra specie di calamaro mai vista prima nel suo ambiente naturale. L'esistenza di specie come il calamaro colossale, esempio di gigantismo abissale, accendono il tema sull'immensità degli oceani e la sfida scientifica nel comprendere la miriade di forme di vita che li abitano, di cui la nostra conoscenza attuale è estremamente limitata.
Cos’è il calamaro colossale e dove vive l’invertebrato più pesante del pianeta
Il Mesonychoteuthis hamiltoni, dal greco mesos («mezzo»), onyx («artiglio») e teuthis («calamaro»), secondo i ricercatori dello Schmidt Ocean Institute, possono raggiungere i 7 metri di lunghezza e pesare fino a 500 kg, il che li renderebbe gli invertebrati più pesanti del pianeta, superando notevolmente il calamaro gigante (Architeuthis dux). Il calamaro colossale ha un'anatomia tipica dei cefalopodi: mantello (2-4 metri) per il movimento, branchie, becco chitinoso, 8 braccia e 2 tentacoli caratterizzate dalla presenza di uncini per avere presa sulle prede nelle profondità oceaniche, un'unicità nella sua famiglia. Si pensa anche che questi enormi creature abissali possiedano anche l'occhio più grande del regno animale, con un diametro di 25 cm.

Si tratta di abili predatori d'agguato che popolano le profondità oceaniche solitamente a una profondità superiore ai 1000 metri con alcuni esemplari giovani, come quello protagonista del video, ritrovati più in superficie. La sua distribuzione nelle acque profonde dell'Antartide meridionale, del Sud America settentrionale, del Sudafrica meridionale e dell'estremità meridionale della Nuova Zelanda lo classifica prevalentemente come un abitante dell'intero Oceano Australe. Nonostante le poche informazioni sulle abitudini di questi animali, si pensa che tra le sue prede ci siano pesci di piccole medie dimensioni come merluzzi e pesci lanterna e che a loro volta siano prede ambite dai capodogli, i cetacei di oltre 20 metri che arrivano fino a 3000 metri di profondità.
Il calamaro colossale è un esempio di gigantismo abissale
Le condizioni ambientali uniche delle profondità oceaniche hanno portato all'evoluzione di forme di vita straordinariamente adattate, dotate di specifiche caratteristiche anatomiche e fisiologiche che ne garantiscono la sopravvivenza in tali ambienti.
Il calamaro colossale è un esempio di gigantismo abissale, la tendenza a raggiungere dimensioni corporee notevolmente maggiori rispetto ai loro parenti che vivono in acque meno profonde. Altre creature dalle dimensioni notevoli sono il Bathynomus giganteus è un crostaceo isopode che raggiunge i 50 cm di lunghezza (dimensioni considerevoli rispetto alle specie affini) e il granchio gigante del Giappone (Macrocheira kaempferi), l'artropode più grande del mondo che può raggiungere i 40 cm di lunghezza con un impressionante apertura delle zampe fino a 4 metri.

Si ipotizza che il gigantismo offra vantaggi evolutivi in questi ambienti freddi e ricchi di ossigeno, come una minore dispersione di calore. Le teorie sul gigantismo non sono state ancora confermate per le evidenti difficoltà negli studi di questi animali.
Perché sono importanti le riprese del calamaro colossale negli abissi
Gli oceani occupano il 70% della superficie terrestre e sono ricchi di biodiversità, con stime che suggeriscono, senza considerare i microrganismi, la presenza di centinaia di migliaia, forse milioni, di specie. La vita marina si concentra nei primi 50 metri di profondità, tuttavia gli oceani raggiungono profondità di 11 km, come nel caso della fossa delle Marianne, e anche qui prospera una varietà di specie attualmente poco conosciute e poco studiate, con circa due terzi delle specie ancora da scoprire e descrivere ufficialmente.
La direttrice esecutiva dello Schmidt Ocean Institute, Jyotika Virmani, ha sottolineato l'importanza degli avvistamenti del calamaro colossale e del calamaro di vetro glaciale nello scoprire e comprendere qualcosa in più sulle specie abissali:
Il primo avvistamento di due calamari diversi in spedizioni consecutive è notevole e dimostra quanto poco abbiamo visto di questi magnifici abitanti dell'Oceano Antartico. Questi momenti indimenticabili continuano a ricordarci che l'oceano è pieno di misteri ancora da risolvere.
Sebbene la mappatura del fondale marino, ferma a circa il 26% del totale, possa fornire indizi sui potenziali habitat non rivela direttamente le specie presenti o le loro interazioni. Scoprire questa biodiversità rimane una sfida scientifica che le spedizioni con i ROV – Remotely Operated Vehicle – potranno aiutare ad affrontare.