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9 Maggio 2025
13:00

Chi era Peppino Impastato? La vita e l’omicidio dell’attivista politico ucciso dalla mafia 47 anni fa

Peppino Impastato, nato in una famiglia mafiosa a Cinisi, denunciò pubblicamente Cosa Nostra e il boss Badalamenti, anche tramite Radio Aut. Fu assassinato dalla mafia il 9 maggio 1978, lo stesso giorno in cui fu ritrovato il corpo di Aldo Moro. È oggi simbolo della lotta alla mafia.

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Chi era Peppino Impastato? La vita e l’omicidio dell’attivista politico ucciso dalla mafia 47 anni fa
impastato copertina copia

Giuseppe Impastato, detto Peppino, era un attivista politico, giornalista e conduttore radiofonico di Cinisi (Palermo), che denunciò con grande coraggio la mafia e fu per questo assassinato 47 anni fa, il 9 maggio del 1978. Nato nel 1948, in una famiglia molto legata a Cosa nostra, sin da adolescente Peppino sviluppò convinzioni politiche di sinistra e si schierò contro il potente boss Tano Badalamenti, amico stretto di suo padre. Nel 1977 fondò con alcuni amici una radio libera, Radio Aut, attraverso la quale prendeva in giro il sistema mafioso. L’anno successivo fu assassinato per ordine di Badalamenti. Nonostante i tentativi di depistaggio, nel volgere di alcuni anni la matrice mafiosa del delitto è stata dimostrata e oggi Peppino Impastato è considerato un eroe della lotta alla mafia. Libri, documentari e diverse iniziative culturali, tra cui il film di Marco Tullio Giordana "I cento passi", ricordano la sua storia.

Chi era Peppino Impastato

Giuseppe “Peppino” Impastato era un militante politico della Nuova Sinistra e un attivista antimafia. Nacque a Cinisi, in provincia di Palermo, il 5 gennaio 1948. Nel paese era presente una delle cosche più potenti della Sicilia, capeggiata, sin dagli anni '60, da Gaetano “Tano” Badalamenti, ed anche la famiglia di Impastato era mafiosa. Il padre Luigi, molto legato a Badalamenti, aveva scontato alcuni anni di confino per le sue attività criminali; uno zio, Cesare Manzella, era stato il principale boss di Cinisi fino al 1963, quando era stato ucciso nel corso della prima guerra di mafia, che ebbe luogo all’inizio degli anni ‘60. Nella famiglia di Peppino, solo la madre, Felicia Bartolotta, era aliena da simpatie mafiose, al punto che prima di sposarsi, saputo dell’affiliazione mafiosa del futuro marito, aveva cercato senza successo di evitare il matrimonio.

Impastato da bambino con i genitori
Peppino Impastato da bambino con i genitori.

Peppino non seguì le orme del padre e sin da adolescente sviluppò idee di sinistra e di contrarietà al sistema mafioso. Il punto di svolta fu l’uccisione dello zio Cesare Manzella, avvenuta quando Peppino aveva quindici anni: insieme alle altre stragi della prima guerra di mafia, l’omicidio rivelò al giovane Impastato la vera natura di Cosa nostra e lo spinse a intraprendere una strada opposta a quella di suo padre.

La militanza politica e Radio Aut

Nel 1965 Peppino iniziò la militanza politica: fondò un giornalino, "L’idea socialista", nel quale criticava la mafia senza mezzi termini, e aderì al Partito socialista italiano di unità proletaria, una formazione schierata su posizioni di estrema sinistra. Le sue scelte provocarono un duro scontro con il padre, ma Peppino non abbandonò la militanza politica e negli anni seguenti aderì ad alcuni dei gruppi della Nuova Sinistra (Il Manifesto, Lotta Continua), emersi dopo il movimento del Sessantotto. Radunò intorno a sé un gruppo di amici e nel 1976 fondò a Cinisi l’associazione "Musica e cultura", che organizzava cineforum, concerti e altre attività.

L’anno successivo, Peppino e i suoi amici fondarono una radio libera: Radio Aut. Era una delle tante radio libere nate in Italia alla fine degli anni '70, dopo che nel 1976 il governo aveva liberalizzato le frequenze.

Cartellone di Radio Aut
Cartellone di Radio Aut

Radio Aut aveva sede a Terrasini, un paese vicino a Cinisi. La trasmissione più seguita era "Onda Pazza", nella quale Peppino raccontava le vicende di una immaginaria città del Far West, Mafiopoli che altro non era che la sua Cinisi, nella quale operavano personaggi come “Tano Seduto”, alter ego di Badalamenti, e Geronimo Stefanini, cioè il sindaco Gero di Stefano, che controllava il “maficipio” (il municipio). Radio Aut era ricevuta solo nell’area di Cinisi, ma divenne una importante voce contro la mafia.

L’omicidio e il depistaggio

Le coraggiose denunce del sistema mafioso costarono a Peppino la vita: l’omicidio fu provocato anche dal fatto che, nel corso degli anni '70, Badalamenti era diventato molto potente; aveva un ruolo di primo piano nella commissione (la “cupola”) che dirigeva Cosa nostra e gestiva un vastissimo traffico di droga tra l’Italia e gli Stati Uniti. Il boss era sempre più infastidito e preoccupato per le denunce di Peppino.

Nel 1977 morì Luigi Impastato, che fu investito da un’automobile: non è mai stato acclarato se l'investimento fosse stato incidente o intenzionale, perché Luigi, pur non condividendo le scelte del figlio, voleva proteggerlo. Ai funerali, Peppino rifiutò platealmente di stringere la mano a Badalamenti, suscitando scalpore. La sua sorte era ormai segnata.

Gaetano Badalamenti
Gaetano Badalamenti, boss mafioso.

Nel 1978 il giovane attivista, incurante delle minacce che riceveva, si candidò alle elezioni comunali di Cinisi nella lista di Democrazia proletaria, il partito nel quale erano confluiti i gruppi della Nuova sinistra. Non fece in tempo, però, a conoscere il risultato emerso dalle urne: la notte del 9 maggio 1978, mentre la campagna elettorale era in corso, fu rapito e assassinato per ordine di Badalamenti. Il suo corpo fu ritrovato presso i binari ferroviari, accanto a una bomba carica di tritolo: la mafia voleva far credere che il giovane fosse morto mentre stava cercando di compiere un attentato dinamitardo.

Sul momento, la morte di Impastato ebbe pochissima eco, perché lo stesso giorno fu ritrovato il cadavere di Aldo Moro, che monopolizzò l’attenzione degli italiani. A Cinisi, però, Peppino non fu dimenticato e alle elezioni, tenute pochi giorni dopo, risultò eletto (il nome non era stato depennato dalla lista perché era morto quando la campagna elettorale era iniziata). Il seggio andò ovviamente a un’altra persona.

La scoperta della verità e l’eredità di Peppino Impastato

Nei primi tempi dopo l’omicidio, la messinscena organizzata da Badalamenti sembrò avere successo e molti giornali sostennero che il giovane era morto mentre cercava di collocare una bomba sui binari. Tuttavia, la madre Felicia, il fratello Giovanni e alcuni amici denunciarono immediatamente che l’assassinio era stato compiuto per ordine di Badalamenti. A sostegno di questa tesi si schierò anche il Centro siciliano di documentazione, l'Istituto di Studi su Cosa nostra che oggi è intitolato a Peppino Impastato. Gradualmente la verità venne a galla e nel 1984 il tribunale di Palermo riconobbe la matrice mafiosa del delitto: Badalamenti, però, fu condannato come mandante solo nel 2002, quando era già in carcere negli Stati Uniti da quasi vent’anni.

L'ultimo comizio di Peppino il 7 maggio 1978
L’ultimo comizio di Peppino Impastato, il 7 maggio 1978

Con il passare gli anni, Impastato è diventato un simbolo di coraggio e di lotta per la legalità. Alla sua storia sono dedicati libri, documentari, iniziative culturali di vario genere, tra le quali un film diretto Marco Tullio Giordana, "I cento passi" (titolo che ricalca la distanza che separava la casa di Peppino da quella di Badalamenti), e una canzone dei Modena City Ramblers, con lo stesso titolo.

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