Il Sessantotto fu un vasto movimento di protesta sviluppatosi alla fine degli anni ’60, che ebbe il suo culmine nell’anno 1968 (da cui il nome). Il movimento interessò tutti i Paesi occidentali e alcuni Stati del blocco sovietico. I principali protagonisti furono gli studenti e il Sessantotto fu soprattutto una rivolta studentesca, ma in molti casi parteciparono alla contestazione anche gli operai e altre categorie. In Italia ebbero luogo anche proteste giovanili alla Scala di Milano e alla Bussola di Viareggio nel dicembre 1968. Le proteste, dovute ai cambiamenti sociali e culturali sviluppatisi dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, erano eterogenee e avevano obiettivi diversi, ma in linea generale i sessantottini si battevano contro l’autoritarismo, per la pace, per la libertà, per la riforma dei costumi. L’esito della contestazione fu diverso a seconda dei casi, ma pressoché ovunque il movimento contribuì a rendere più democratico il sistema di istruzione e meno autoritaria la società.
Cosa fu il Sessantotto
Il Sessantotto fu il movimento di contestazione giovanile sorto nella seconda metà degli anni ’60. La contestazione ebbe luogo soprattutto, ma non esclusivamente, nelle scuole e nelle università. Il Sessantotto non si esaurì nell’anno 1968, ma iniziò prima e terminò dopo, con variazioni a seconda dei Paesi. I sessantottini non proponevano una piattaforma di rivendicazioni uguale in tutto il mondo, ma in linea di massima chiedevano un’impostazione meno autoritaria del sistema di istruzione, il diritto di assemblea, la libertà, l’evoluzione dei costumi, la pace nel mondo.
Il Sessantotto ebbe luogo in numerosi Paesi occidentali e, in forma diversa, anche in alcuni Stati del blocco sovietico. Al movimento di ribellione giovanile si associarono talvolta anche le proteste dei lavoratori, dando vita a una contestazione più articolata.
Perché scoppiò il Sessantotto e cosa volevano i sessantottini
Per capire le ragioni del Sessantotto, bisogna considerare che dopo la Seconda guerra mondiale, l’Occidente andò incontro a una significativa crescita economica e, in molti casi, a profondi cambiamenti socio-culturali. La società dei consumi iniziò a farsi strada anche in quei Paesi, come l’Italia, che fino ad allora ne erano stati lontani. In questo contesto, la componente giovanile della popolazione iniziò ad “allontanarsi” dagli adulti, seguendo mode diverse e avanzando rivendicazioni “specifiche” e differenti da quello resto della popolazione. Nelle nuove generazioni si svilupparono varie “controculture”, come quella beat e quella degli hippy (o hippie), che esprimevano idee egualitarie e pacifiste ed erano rappresentati anche in ambito musicale da band come i Beatles e I Rolling Stones.
I movimenti di questo tipo coinvolgevano solo una minoranza della popolazione giovanile, ma erano molto attivi. Dalla “contestazione culturale”, i giovani passarono alle proteste politiche, dando così vita al Sessantotto.
La contestazione nelle scuole e nelle università
La contestazione studentesca prese avvio negli Stati Uniti. Le prime proteste scoppiarono nel 1964 in California, al campus di Berkeley, e si estesero presto ad altre università del Paese. Oltre a battersi per la riforma del sistema universitario, gli studenti avanzavano anche rivendicazioni su temi più generali, chiedendo la fine della guerra in Vietnam e l’estensione dei diritti civili alla popolazione afroamericana.
Il Sessantotto interessò molti Paesi europei. Le tensioni più accese si svilupparono in Francia nel maggio del 1968, noto anche come maggio francese. Gli studenti universitari occuparono atenei e strade, scontrandosi ripetutamente con la polizia. Proteste studentesche e scontri ebbero luogo anche in Germania Ovest, Regno Unito e altri Paesi.
La contestazione si esaurì a partire dal 1969, ma contribuì a rendere più aperto e democratico il sistema di istruzione. Il Sessantotto, inoltre, si “incrociò” con la crescita numerica degli studenti, dovuta all’aumento del benessere, che fece nascere l’università di massa e modificò radicalmente il sistema di istruzione. I sessantottini, con le loro battaglie antiautoritarie, diedero un contributo importante al cambiamento.
Altri fenomeni politici e culturali degli anni '60
Il Sessantotto non si esaurì nelle università. In alcuni Paesi del blocco orientale ebbero luogo proteste contro i regimi politici dittatoriali. La ribellione più importante fu quella della Cecoslovacchia, nota come Primavera di Praga, che fu repressa dall’intervento militare dell'Unione Sovietica.
Negli Stati Uniti, accanto alla contestazione degli studenti si rafforzò il movimento per l’emancipazione degli afroamericani, che trovò in Martin Luther King, ucciso proprio nel 1968, uno dei principali esponenti.
A Città del Messico il 2 ottobre 1968, dieci giorni prima dell’inizio delle Olimpiadi, l’esercito attaccò una dimostrazione giovanile e uccise centinaia di persone. L’evento è noto come massacro di Tlatelolco. Alle Olimpiadi, ebbe luogo una delle proteste più note, quella di due atleti afroamericani che, sul podio della gara dei 200 metri, alzarono il pugno chiuso in segno di protesta contro le condizioni dei cittadini neri.
Più in generale, il Sessantotto, oltre alla politica, interessò l’arte, la musica, la letteratura, la mentalità, creando una corrente culturale di contestazione della società “borghese”.
Il Sessantotto in Italia e l’autunno caldo
In Italia il Sessantotto coinvolse le scuole, le università e altri settori della società. Nelle scuole superiori, gli studenti si batterono per la fine dell’autoritarismo e l’evoluzione dei costumi. Grazie alle loro proteste, negli anni ’70 furono introdotte le assemblee di classe e di istituto. Uno degli ispiratori del movimento fu un sacerdote, Lorenzo Milani, che propose un modello di istruzione attento alle esigenze delle fasce più deboli della società.
Il Sessantotto, però, ebbe il suo fulcro nelle università. Iniziato nel 1967, il movimento si estese pressoché a tutti gli atenei italiani, sia pure con intensità diversa a seconda dei casi. Numerose università furono occupate e gli studenti si scontrarono più volte con la polizia. Anche gli studenti universitari ottennero il diritto a partecipare, mediante i propri rappresentanti, alla gestione degli atenei.
Alla contestazione studentesca si associarono le proteste operaie, che ebbero il loro culmine nell’autunno del 1969, noto come autunno caldo. Anche in Italia il Sessantotto si esaurì rapidamente, ma la politicizzazione dei giovani non scomparve. Negli anni ’70 nacquero numerosi gruppi politici extraparlamentari, cioè non rappresentanti in parlamento e diversi dalla sinistra tradizionale, che furono attivi per tutto il decennio.