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Il cosiddetto “odore di cloro”, forte e pungente associato alle piscine, soprattutto quelle indoor, non è del tutto colpa del cloro o almeno non direttamente. Non stiamo parlando di solo gas clorino (e per fortuna, altrimenti sarebbe peggio!), ma quell’odore così riconoscibile e spesso fastidioso è causato dalle cloroammine, sostanze che si formano quando il cloro, utilizzato nelle piscine per disinfettare l’acqua, reagisce con sostanze organiche portate dai bagnanti, come sudore, saliva, urina e cellule della pelle. Insomma, non è il cloro in sé a puzzare, ma ciò che succede dopo che il cloro ha fatto il suo lavoro da disinfettante. Purtroppo, questo mix di sostanze gassose liberate, oltre a essere poco gradevole all’olfatto, può anche creare veri e propri problemi alla salute, soprattutto per chi frequenta spesso l’ambiente della piscina: dagli istruttori di nuoto ai bambini in corsi settimanali, fino agli addetti che ci lavorano ogni giorno. Fortunatamente, esistono rimedi per limitare la diffusione e l’inalazione di questi gas: tramite buone pratiche e raccomandazioni precise è possibile migliorare la qualità dell’aria nelle piscine e ridurre il rischio per tutti.
Da dove arriva davvero "l'odore di cloro", le cause
Il cloro è un disinfettante potente, usato nelle piscine per uccidere batteri e virus. Il problema arriva quando esso entra in contatto con sostanze azotate – contenenti atomi di azoto – che i bagnanti lasciano nell’acqua. E non parliamo solo di chi fa la pipì in piscina (anche se sì, succede e può essere la causa principale della formazione di cloroammine…), ma di sudore, urina invisibile, residui di creme, pelle morta e persino la saliva. Il cloro reagisce con questi composti formando le clorammine; tra queste spicca la tricloramina (NCl₃), una sostanza gassosa molto volatile che si libera dall’acqua e finisce nell’aria, proprio sopra la superficie della vasca.
Tra le clorammine ci sono tre “famiglie”: monocloramina, dicloramina e tricloramina. Quest’ultima è la più odorosa e la più irritante, dunque quella da monitorare maggiormente. Non solo puzza, ma irrita occhi, naso, gola e polmoni, soprattutto nei bambini e nei lavoratori delle piscine. È proprio lei la responsabile del classico odore che tutti associamo al cloro. Più la piscina è affollata e meno ventilata, più tricloramina si forma e più l’aria diventa pesante. Studi scientifici condotti in varie piscine europee hanno rilevato concentrazioni nell’aria anche superiori a 4 mg/m³, soprattutto in piscine al chiuso, contro un limite suggerito di 0,3 mg/m³ per evitare fastidi respiratori.
Immaginiamo un pomeriggio d’estate, piscina piena di bambini, genitori, corsi di nuoto, magari qualcuno neanche ha fatto la doccia prima di entrare. Il cloro lavora senza sosta per disinfettare i microorganismi, ma nel farlo crea un piccolo “cocktail chimico” che evapora nell’aria. Più siamo, più ci muoviamo, più sudiamo… e più il famoso odore di “cloro” ci assale appena apriamo la porta della piscina. Quindi sì, l’odore che sentiamo in piscina è normale, ma può essere limitato in seguito ad alcune precauzioni e raccomandazioni.
Quali sono i rischi per la salute e come possiamo difenderci
Ora che sappiamo che quell’odore pungente è colpa delle cloroammine e non del cloro in sé, è naturale chiedersi: ci fa davvero male? La risposta è: in certi casi sì, soprattutto se ci si espone per lunghi periodi o in ambienti poco ventilati. Uno studio condotto in Spagna ha monitorato piscine coperte con alta concentrazione di cloroammine e ha trovato una connessione con sintomi come tosse, irritazioni agli occhi, mal di gola, raucedine e perfino crisi respiratorie. A risentirne di più sono soprattutto i bagnini, gli istruttori e tutto il personale che passa ore e ore in piscina ogni giorno, respirando quell’aria carica di vapori. Ma anche i più piccoli non sono al sicuro: alcuni studi indicano che i bambini esposti troppo presto a questi ambienti potrebbero sviluppare sintomi simili all’asma, specialmente se già predisposti. Ma non è solo una questione di casi estremi. Anche chi va in piscina una volta a settimana può avvertire piccoli fastidi: occhi rossi, gola secca, bruciore alle narici.
Le soluzioni “generiche” sono più semplici del previsto: più puliti siamo quando entriamo in acqua, meno clorammine si formeranno e meno odori verranno emanati. Farsi la doccia, non entrare con la crema solare ancora fresca e – sembra banale ma va detto – non urinare in piscina, sono tutte buone abitudini che aiutano l’acqua a rimanere pulita e il cloro a lavorare meglio, senza trasformarsi in tricloramina.
Dal lato degli impianti, invece, una buona ventilazione è fondamentale. Soprattutto le piscine coperte dovrebbero avere impianti di ricambio d’aria efficienti, con aspiratori posizionati proprio sopra l’acqua, dove le cloroammine si accumulano. In pratica: miglior ventilazione, più pulizia dei bagnanti, controlli tecnici regolari. Tutti possono fare la propria parte, dal nuotatore occasionale al direttore della piscina.