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Il codice a barre è una tecnologia che ha rivoluzionato il modo in cui gestiamo e identifichiamo i prodotti di qualsiasi genere. È un codice di identificazione univoco composto da bande bianche e nere di spessore diverso che viene scansionato e “letto” tramite appositi sensori che spesso usano tecnologia laser. La sua origine risale agli anni '40, quando due studenti di ingegneria, Bernard Silver e Norman Joseph Woodland, furono ispirati a creare un sistema che potesse semplificare e velocizzare le operazioni di pagamento nei supermercati. Nel tempo il codice a barre è diventato non solo un simbolo di efficienza nel processo di vendita, ma anche un'importante innovazione che ha trasformato a tutti gli effetti il nostro modo di interagire con i prodotti che utilizziamo ogni giorno. Ripercorriamo brevemente la storia del codice a barre e scopriamo più nel dettaglio come funziona.
Com'è nato il codice a barre
Nel 1948 uno studente del Drexel Institute of Technology, Bernard Silver, sentì il presidente di una catena alimentare locale richiedere un metodo per leggere automaticamente le informazioni sui prodotti. Questo spunto portò Silver a contattare il suo compagno di studi Norman Woodland. I due iniziarono così a lavorare su diversi sistemi, ma fu un giorno apparentemente qualsiasi, in una spiaggia di Miami Beach, che venne partorita una geniale intuizione. Ispirato dal codice Morse, Woodland utilizzò le dita della sua mano per disegnare sulla sabbia i primi punti e linee verticali, che avrebbero di lì a poco dato vita a quello che oggi conosciamo tutti come codice a barre. Nel descrivere quel momento, Woodland affermò:
Ricordo che stavo pensando a punti e linee quando ho infilato le mie quattro dita nella sabbia e, per qualche ragione (non lo sapevo), ho tirato la mano verso di me e avevo quattro linee. Ho detto «Cavolo! Ora ho quattro linee e potrebbero essere linee larghe e linee strette, invece di punti e linee. Ora ho più possibilità di trovare quella dannata cosa». Poi, solo pochi secondi dopo, ho preso le mie quattro dita (erano ancora nella sabbia) e le ho fatte roteare in un cerchio.
La loro invenzione fu brevettata nel 1949 e riconosciuta ufficialmente nel 1952.

Nonostante il brevetto, il codice a barre impiegò anni prima di trovare un'applicazione pratica nel commercio. La prima vera sperimentazione di questa tecnologia avvenne infatti soltanto nel 1972 in un grande magazzino di Cincinnati, ma non ebbe successo. Nel 1974, grazie a Woodland, che aveva venduto il brevetto a IBM, il codice UPC (Universal Product Code) venne utilizzato per la prima volta in un Troy's Marsh Supermarket, in Ohio. Fu poco dopo le 08:00 del mattino di mercoledì 26 giugno 1974 che il primo articolo contrassegnato con l'UPC (un pacchetto di chewing gum) fu scansionato alla cassa di quel supermercato. Un gesto semplice che ha indubbiamente contribuito a cambiare il modo di fare acquisti.
Nel corso degli anni '70 e '80, infatti, il codice a barre si diffuse rapidamente in Europa, inclusa l'Italia. Più precisamente, nel 1977, dodici Paesi europei iniziarono a utilizzare i codici a barre, portando alla creazione della EAN, un'organizzazione non profit per gli standard di identificazione, nota oggi come GS1. In Italia, nel 1978, nacque Indicod, oggi è conosciuta come GS1 Italy, che è al momento è l'unico ente autorizzato nel “Bel Paese” a rilasciare prefissi aziendali e codici a barre GS1.
Come funziona il codice a barre e come viene letto
Prima di comprendere a grandi linee come funziona il codice a barre, è bene specificare che ne esistono innumerevoli tipologie, ognuna delle quali ha caratteristiche ben precise. Una delle tipologie più diffuse è quella rappresentata dal GS1 EAN-13 e proprio per questo sarà quello su cui andremo a “zoomare” ora per comprendere il funzionamento di questa tecnologia.
Il codice a barre GS1 EAN-13 è formato da moduli, ciascun dei quali occupato da una barra scura oppure da uno spazio bianco. Questo alternarsi di colonne nere e spazi bianchi è legato alla riflessione della luce e serve per consentire la decodifica del codice tramite un lettore di codici a barre. Quando il laser dello scanner passa sopra un codice di questo tipo, legge 95 colonne identiche, chiamate "moduli", valutando la quantità di luce riflessa. I computer interpretano le barre scure, che non riflettono luce, come “1” e gli spazi bianchi, che riflettono molta luce, come “0”.
Il lettore laser inizia quindi la scansione dei 95 moduli: il primo non riflette luce, quindi è un “1”, il secondo riflette la luce ed è uno “0”, il terzo è simile al primo e viene letto come “1”, e così via, fino a quando il computer non ottiene la sequenza completa di 95 cifre composte da tanti “0” e “1”. Successivamente, questo lunghissimo numero viene suddiviso in 15 sezioni. Le prime 12, ognuna formata da 7 moduli, rappresentano simbolicamente 12 delle cifre visualizzate sotto le barre. Le restanti 3 sezioni, che comprendono 3 moduli alle estremità e 5 moduli centrali, fungono da punti di riferimento per il computer, che può così riuscire a determinare l'inizio e la fine del codice, nonché la posizione delle cifre nella prima e nella seconda metà.
A proposito delle cifre poste nella parte bassa del codice a barre, queste rappresentano il produttore, il cui prefisso è assegnato dall'ente GS1 (a cui abbiamo accennato nel capitolo precedente), mentre le prime due cifre identificano l'origine del prodotto. Le cinque successive si riferiscono al codice dello stesso e, infine, l'ultima cifra a destra è una “cifra di controllo”, che garantisce che il codice sia stato letto correttamente. L'interpretazione da parte del computer di tutti questi dati letti con lo scanner laser, ovviamente, avviene in frazioni di secondo!
Negli ultimi anni, con l'avvento delle nuove tecnologie, i codici a barre hanno evoluto la loro forma, dando spazio a codici bidimensionali, come i QR code, che possono memorizzare una quantità maggiore di informazioni e sono facilmente leggibili anche tramite smartphone. Nonostante ciò, il codice a barre monodimensionale continua a essere utilizzato ampiamente, dimostrando la sua resilienza e la sua capacità di adattarsi alle esigenze del commercio moderno. La prossima volta che sarete in coda davanti alla cassa di un supermercato e osserverete il passaggio dei prodotti sotto lo scanner, forse vi ricorderete della storia che ha portato alla nascita di questa tecnologia così utilizzata e del suo affascinante funzionamento!