Martedì 24 settembre 2024, in Svizzera, una donna statunitense di 64 anni, affetta da una grave compromissione immunitaria, ha utilizzato il sistema Sarco per effettuare l'eutanasia, togliendosi la vita. A seguito della sua dipartita il Governo svizzero ha arrestato «diverse persone coinvolte», non specificando al momento né la loro identità né il loro ruolo nella vicenda. Oltre al fatto di cronaca, vale la pena spendere qualche parola per discutere più nel dettaglio di questo dispositivo per il suicidio assistito a forma di bara che, in queste ore, sta scatenando un acceso dibattito. Progettato per permettere l'eutanasia in modo rapido e indolore, Sarco è stato ideato dall'australiano Philip Nitschke, medico e attivista pro-eutanasia che, in più occasioni, si è auto-definito «l'Elon Musk del suicidio assistito».
Attenzione: in questo articolo non ci addentreremo nelle possibili implicazioni etiche, legali e morali derivanti dall'utilizzo di questa macchina, ma ci concentreremo unicamente sul suo funzionamento da un punto di vista tecnico, così da permettere a ciascuno di sviluppare un proprio pensiero in modo più consapevole.
Presentato per la prima volta al Venice Design del 2019, il funzionamento di Sarco è concettualmente semplice: si tratta di una capsula all'interno della quale viene fatta adagiare la persona che desidera procedere con l'eutanasia. Alla chiusura del coperchio viene per prima cosa premuto un bottone che avvia un sistema basato sull'azoto liquido che riduce rapidamente il livello di ossigeno, passando dal 21% allo 0,05% in meno di 30 secondi – il tutto continuando a mantenere un basso livello di CO2.
Si stima che con solo poche boccate d'aria la persona inizi ad avvertire prima un senso di disorientamento e poi uno di inconsapevolezza, portandola alla dipartita entro 5 minuti. Per assicurarsi che tutto vada secondo i piani, queste condizioni di atmosfera controllata vengono mantenute per 15 minuti circa, così da assicurarsi una morte certa per ipossia (carenza di ossigeno) e ipocapnia (carenza di anidride carbonica).
Questo dispositivo, secondo l'idea del suo progettista, permetterebbe di effettuare l'eutanasia in modo rapido, autonomo e senza l'ausilio di farmaci specifici e di iniezioni. Inoltre la capsula sarebbe dotata anche di un sistema per il riconoscimento facciale, così da permettere anche a persone con paralisi o particolare malattie di azionare il dispositivo utilizzando solo il movimento degli occhi o il riconoscimento vocale. Attualmente esistono 3 diverse versioni di questa macchina, l'ultima delle quali è quella utilizzata in Svizzera pochi giorni fa.