Eventi meteorologici avversi possono causare danneggiamenti consistenti alle componenti che definiscono l'involucro delle nostre abitazioni. Pioggia, vento e grandine rappresentano le peggiori insidie, soprattutto sulle strutture di copertura, maggiormente esposte ad ognuno di questi fattori o a una combinazione di questi. Esiste un tetto in grado di proteggerci, e proteggersi, da qualsiasi evento estremo? Deve essere dotato di particolari componentistiche? Tra i problemi menzionati, sicuramente quello della grandine ne rappresenta uno tra i punti cruciali, sicuramente anche quello più temuto. Tuttavia, problemi e insidie possono essere generati anche da vento e piogge. La grandine può rappresentare un punto cruciale in quanto, essendo essa stessa generatrice e catalizzatrice di profondi danneggiamenti, può aumentare l'esposizione e il rischio di degrado anche delle stratificazioni profonde del tetto.
Il ruolo della copertura
Il danneggiamento delle strutture di copertura, intendendo con il termine di strutture tutte le componenti che la rappresentano (sia quelle che hanno effettiva capacità portante che quelle che hanno altro tipo di funzione necessaria per il benessere degli abitanti), può sia essere di tipo superficiale che profondo. Questo perché, in generale, un tetto è formato da tante stratificazioni, rappresentanti solitamente ognuno specifici ruoli nella complessiva funzionalità dell'involucro. Infatti, un tetto assolve a diverse funzioni. Tra quelle di maggiore importanza troviamo:
- la funzione di isolamento termico;
- la funzione di impermeabilizzazione;
- la funzione di sostegno strutturale dei carichi;
- la funzione di isolamento acustico.
Grandine, vento pioggia: gli agenti atmosferici dannosi
Vento, acqua e grandine, ovvero una combinazione di questi agenti in concomitanza, influenzano fortemente lo stato di salute dei tetti delle nostre abitazioni. Infatti, come già detto un tetto è composto da diversi strati, che non sempre sono collegati tra loro in modo completamente efficace. Questa condizione comporta un facile innesco di danneggiamento, anche esteso, delle parti superficiali di involucro. Di fatto, non c'è possibilità di prevedere con esattezza l'intensità e il potere distruttivo di questi fenomeni. Ad oggi, piuttosto, è possibile avere una stima ragionevole delle probabilità che questo si verifichi, guardando soprattutto agli eventi che storicamente si sono verificati in una data zona di interesse.
Per esempio, dal punto di vista strutturale, ossia della capacità portante delle strutture di copertura, gli ingegneri basano le loro calcolazioni e i loro progetti su valori di carico (ad esempio le pressioni del vento) con una data probabilità di occorrenza in una finestra temporale di osservazione, assunta pari alla effettiva vita utile dell'opera che si sta progettando. Un progettista si assume quindi implicitamente un rischio che i calcoli fatti possano non essere soddisfacenti, in quanto le azioni stimate possono, in linea di principio, essere più alte.
In aggiunta, oltre alla mancanza di chiare informazioni relative al dove e quando, il problema si complica per la possibile interazione che sussiste tra i fenomeni climatici prima menzionati. Un danneggiamento da grandine può introdurre una maggiore esposizione degli strati superficiali allo scoperchiamento per effetto di venti estremi. La stessa grandine, poi, può introdurre un danneggiamento in profondità, tale da creare una corsia preferenziale di infiltrazione delle piogge. Per ultimo, continue infiltrazioni di acqua possono conseguentemente causare un deterioramento anche delle strutture portanti a servizio degli elementi di copertura.
Il problema si può complicare se, a tutto quanto detto, si associa una mancanza o totale assenza di manutenzione negli anni.
Le possibili soluzioni per avere un tetto resistente
Come ci si può difendere e ridurre il rischio che eventi di questo tipo causino ingenti danni alle strutture di copertura? Essendo il problema oggigiorno particolarmente sentito, anche in ragione dei sempre più frequenti eventi meteorologici estremi, esistono differenti soluzioni perseguibili per migliorare la robustezza delle strutture di copertura, aggiungendo particolare resistenza anche agli strati più esterni del tetto, sebbene non sempre espressamente necessario a fini statici (cioè per garantire il mero sostegno dei carichi). Guardiamone alcune:
Spesso si utilizzano tegole in cemento, caratterizzate da piccoli elementi più resistenti delle comuni tegole. Tra l'altro, queste sono solitamente fissate in maniera permanente, in modo da rimanere ancorate agli strati inferiori e garantire sicurezza anche nei confronti di venti particolarmente importanti. Altra soluzione è quella dell'inserimento di una membrana di impermeabilizzazione secondaria, a difesa dell’eventuale materiale isolante sottostante. In molti casi questa ulteriore membrana di impermeabilizzazione può essere sintetica, il che le conferisce importanti capacità di resistere all’impatto creato dalla grandine
Nel gestire queste componenti protettive, particolare attenzione va data, ad esempio, ai lucernari, in quanto elementi maggiormente esposti per la presenza di parti fragili in vetro, suscettibili all'impatto dei chicchi di grandine. Per tale ragione, solitamente questi lucernari vengono realizzati con materiali meno fragili e quindi capaci di resistere maggiormente all'impatto della grandine.
Esiste il tetto perfetto?
Una stratificazione di materiali tale da garantire le migliori performance acustiche, termiche, impermeabili e strutturali non esiste. Giocoforza, nel progetto delle componenti di un tetto si deve sacrificare qualcosa per dare spazio ad altro. Per tale ragione, la scelta degli strati, degli spessori e dei materiali deve essere opportunamente studiata da tecnici competenti e produttori in grado di realizzare a regola d'arte il prodotto finale, che consta di un complesso assemblaggio delle parti. Di certo non possono essere affrontati come lavori fai-da-te!