Molte delle cose che usiamo ogni giorno funzionano grazie alle batterie, che siano le pile del telecomando o quelle delle nostre macchine. Ma come si riciclano tutte queste batterie?
Bentornati a “RifiUtile”, dove vediamo cosa accade ai rifiuti dopo che li gettiamo nel cestino.
Prima di tutto, dobbiamo considerare che esistono diversi tipi di batteria: ci sono le pile monouso, quelle che mettiamo nel telecomando, che di solito sono “alcaline”, ovvero composte da zinco e manganese; le pile ricaricabili, invece, possono essere o a base di nichel – come spesso accade per quelle che usiamo in casa – oppure di litio, come nel caso delle batterie dei telefoni, dei PC e delle auto elettriche e le batterie al piombo, solitamente presenti all’interno delle automobili non elettriche.
Normalmente le pile e le batterie delle auto vengono riciclate con il metodo pirometallurgico. Alla base c’è un processo di raccolta e separazione del rifiuto, seguito da una fase di macinazione. Quest’ultimo processo permette di ottenere una polvere che viene mandata alle fornaci per il processo di fusione, dove raggiungerà temperature attorno agli 800 – 1000° C. Si ottiene quindi un fuso composto da un metallo – a seconda delle pile può essere ad esempio piombo o ferromanganese – che viene colato all’interno di stampi e trasformato in lingotto.
Per le batterie elettriche invece il metodo più utilizzato è quello definito idrometallurgico: si tratta di una serie di processi chimici che puntano allo “zero-waste”, cioè senza prodotti di scarto. Nonostante sia molto promettente, ad oggi si tratta di una tecnica ancora acerba e in fase di miglioramento.
In questo video di “RifiUTILE” vedremo quindi quali sono i principali passaggi per il riciclo delle batterie e quali sono i prodotti finali che si ottengono. Ci concentreremo anche su quali sono i principali tipi di batterie e su qual è l’impatto energetico e ambientale derivante dal loro riciclaggio.