
Alla fine del 1914 gli scontri causati dalla Prima guerra mondiale avevano già provocato tantissimi morti: centinaia di migliaia. Armamenti micidiali come le mitragliatrici destavano profonde impressioni e gli eserciti sul fronte occidentale si erano impantanati in una logorante guerra di posizione.
In questo scenario, si verificò tra il 24 e il 26 dicembre un insieme di episodi spontanei passati alla storia con l’espressione di tregua di Natale. Con gradi di partecipazione variabile, ci fu una serie di interruzioni dei combattimenti – non ordinati né programmati – che permisero poi ad alcuni soldati, nello specifico inglesi e tedeschi, di dialogare e scambiarsi saluti e doni.
Molti la considerano la più bella favola di Natale, paragonandola a un miracolo.
Natale 1914: l’ora del cessate il fuoco
Tra il 24 e il 26 dicembre 1914 ci fu una tregua spontanea dichiarata dai soldati, francesi, inglesi e tedeschi, che sui due fronti uscirono allo scoperto e si incontrarono nella terra di nessuno. Si parlarono, si strinsero la mano, si abbracciarono, seppellirono i caduti delle due parti.
Dopo settimane di piogge intense, il cessate il fuoco interessò molti combattenti sul fronte occidentale, soprattutto nei settori in cui le trincee erano più vicine e i soldati più stanchi, in massima parte tra Francia e Belgio.
Gli avvicinamenti più ricordati, si ebbero in unanotte limpida ma gelida nella regione belga delle Fiandre, vicino alla località di Ypres, dove gruppi di soldati tedeschi illuminarono i parapetti delle loro fortificazioni con candele poste su piccoli abeti decorati, cantando canzoni natalizie come Stille Nacht, e poi esponendo cartelli con la scritta “You don’t shoot, we don’t shoot” (“Voi non sparate, noi non spariamo”), o “Happy Christmas!”.
Gli inglesi intonarono canti di Natale di risposta, come The First Noel, e dopo il reciproco invito a stabilire un contatto disarmato si arrivò a degli incontri il 25 dicembre, con tanto di scambio di oggetti d’uso quotidiano, cioccolato, alcolici e perfino bottoni delle uniformi.
Nonostante le barriere linguistiche, la comunicazione avvenne tramite gesti manuali, l’esibizione di foto o grazie a rari interpreti tedeschi che, avendo lavorato in Inghilterra, conoscevano un po’ d’inglese. Furono anche seppelliti i corpi dei caduti lasciati a terra nella cosiddetta terra di nessuno, la “No man’s land”: l’area non occupata posta di fronte alle trincee e resa pericolosa per il rischio costante di essere colpiti.

Lungo quasi 50 km, su circa due terzi della zona controllata dal Corpo di spedizione britannico, inviato in Francia e in Belgio per respingere l’avanzata della Germania, si ebbero casi simili, anche se non uguali e magari solo per poche ore.
Molte migliaia di soldati passarono almeno un giorno senza dover sparare o essere bersagliati, anche se è molto complesso sapere quanti effettivamente incontrarono i soldati delle trincee contrapposte. Ciò che avvenne nei pressi di Ypres, tuttavia, non fu un evento isolato e anche soldati francesi e belgi, alla fine, presero parte a quell’inusuale sospensione delle ostilità.
Una breve tregua tra sigari, sigarette e calcio
Sulla tregua di Natale oggi sono disponibili fonti piuttosto interessanti. L’archivio del Regno Unito che raccoglie documenti di rilievo storico, The National Archives (TNA), ha messo a disposizione la trascrizione di un rapporto ufficiale di un comando di brigata(5ª Divisione, 15ª Brigata). L’autore, rivolgendosi al quartier generale, descriveva un “incontro informale” avvenuto il 25 dicembre 1914 tra circa 200 soldati britannici e un “numero ancora maggiore di tedeschi”.
Si leggeva: “Verso le ore 14 un ufficiale o sottufficiale tedesco apparve e si avvicinò alle nostre trincee tenendo sollevata una scatola di sigari. Non venne fatto fuoco contro di lui, e uno o due dei nostri uomini andarono a incontrarlo. Altri, tedeschi e inglesi, si unirono e presto vi furono numerosi uomini nello spazio tra le trincee, più vicino a quelle tedesche che alle nostre, a parlare e fraternizzare e ad accettare i sigari e le sigarette gli uni degli altri etc”.
Secondo alcune ricostruzioni, tra tedeschi e inglesi ci furono anche partite di calcio. Avvenimenti avvolti da un’aura quasi leggendaria, non essendo stati del tutto verificati da testimonianze incrociate. Alcuni riferirono nei giorni seguenti di match sportivi organizzati all’ultimo approfittando del suolo meno fangoso del solito, con palloni fatti di stracci legati oppure prendendo a calci contenitori di cibo svuotati.
Le circostanze del 1914, per lo più minimizzate o taciute dai giornali tedeschi e dai quotidiani francesi, destarono l’attenzione della stampa anglosassone, statunitense e inglese. A caldo comparvero cronache, commenti e lettere di soldati spedite ai familiari. In una di queste, pubblicata il 1° gennaio 1915 sul Bedfordshire Times and Independent, un caporale osservava: “Ora, chi ci crederebbe se non lo avesse visto con i propri occhi? È difficile crederlo persino per noi”.
Cosa ci dice la tregua di Natale sulla Prima guerra mondiale
Le autorità militari, vedendo nella “fraternizzazione” tra soldati un grosso rischio per la disciplina, furono allarmate da quanto accaduto. La reazione fu quindi dura: gli avvicinamenti non ostili vennero considerati reati punibili severamente, come un tradimento, e le notizie circolanti furono bloccate o seccamente smentite. Alcuni soldati coinvolti furono spostati in altre zone, spesso distanti, affinché combattessero contro uomini che non conoscevano.
Da lì in avanti non si ebbe più qualcosa di simile alla tregua del 1914 e la guerra – molto diversa dai conflitti dell'Ottocento – scosse tutto il continente. Con il senno di poi, anzi, quel cessate il fuoco improvvisato non è molto utile per capire cosa fu davvero la Prima guerra mondiale. Mostra, semmai, cosa non fu.
Lo storico Enzo Traverso ha osservato che la Prima guerra mondiale fu “l’atto di nascita” di una guerra civile europea durata per tutta la prima metà del Novecento (fino alla Seconda guerra mondiale). E sulla “tregua effimera” del 1914 ha scritto: “Negli anni successivi questi incontri non si sarebbero ripetuti. La guerra si era trasformata in un conflitto tra popoli, nazioni e civiltà; essa rivestiva ormai tutti i significati possibili, tranne quello di uno scontro fra combattenti rispettosi gli uni degli altri”.
Va del resto ricordato che, dopo il 1914, iniziarono ad essere impiegate le armi chimiche, con l’uso di gas rilasciati nell’aria per creare nubi tossiche; e questo nonostante due convenzioni dell’Aja (1899 e 1907) avessero già proibito soluzioni del genere a fini bellici. Nell’aprile del 1915, proprio nella località di Ypres, i vertici militari tedeschi ordinarono l’uso di gas venefico.

Così proprio sul fronte occidentale, appena qualche mese dopo la tregua di Natale, il conflitto divenne anche una guerra chimica, costringendo i soldati all'uso delle maschere antigas, terrorizzando i contemporanei e aprendo ulteriormente le porte a una violenza inaudita, legata a doppio filo alla modernità occidentale.