Niente paura, non stiamo dicendo che sta per essere lanciato un attacco nucleare in Italia né che avverrà. Al giorno d’oggi è un’ipotesi irrealistica. Però la prevenzione è fondamentale, così ci siamo basati sulla guida validata dal Consiglio consultivo scientifico della Croce Rossa americana, fondata su ricerche di enti specializzati, per raccontarvi in sintesi cosa dovremmo fare per cercare di sopravvivere all'esplosione di una bomba atomica e al successivo fallout radioattivo.
Gli elementi che mettono a rischio la nostra sopravvivenza
3 sono gli elementi che mettono a rischio la nostra sopravvivenza nel caso di un attacco atomico: l’esplosione nucleare, il fallout radioattivo e le radiazioni.
L'esplosione nucleare
A seconda della potenza dell’ordigno, l’esplosione nucleare e i suoi effetti possono essere più o meno devastanti e ampi. E in effetti esistono bombe atomiche di tutti i tipi: si va da quelle che possono sprigionare un’energia da meno di 1 kilotone alla bomba Zar russa da 50 megatoni.
Per darvi un termine di paragone, prendiamo ad esempio Roma: questa che vedete sotto in simulazione sarebbe, più o meno, la portata esplosiva di una bomba pari a quella lanciata dagli USA su Hiroshima nel 1945, da 15 kilotoni.
Questa sotto, invece, sarebbe la simulazione della portata su Roma della più potente bomba nucleare mai testata: la Zar russa da 50 megatoni. Come vedete, il raggio di azione e distruzione sarebbe molto diverso.
Quello che importa capire, in sostanza, è che dire “per sopravvivere bisogna essere a 1 km o a 50 km dall’esplosione” lascia un po’ il tempo che trova: dipende. L’unica cosa ovvia è che se la bomba dovesse scoppiare sopra la nostra testa purtroppo non avremmo scampo.
Il fallout radioattivo
Passiamo al secondo fattore che mette a rischio la nostra sopravvivenza: il fallout radioattivo. Di cosa si tratta? Semplice: dopo l’esplosione, per un periodo di tempo che dura, nella sua parte acuta, da qualche ora a un paio di giorni circa, dall’atmosfera cadono lentamente a terra minuscole particelle di materiale radioattivo, ovviamente pericolosissimo, se non letale, e da cui proteggersi.
Le radiazioni
Infine abbiamo le radiazioni: tutto ciò che viene colpito dall’esplosione e dal fallout mantiene un certo livello di radioattività per un periodo di tempo variabile. Questo livello dipende da vari fattori, ad esempio dalla quantità di materiale radioattivo disperso dalla bomba e dalla circolazione e dalle condizioni atmosferiche durante e dopo l’esplosione. D’altro canto, se ci pensate e per fare un esempio concreto, Hiroshima e Nagasaki oggi sono abitate stabilmente e non presentano livelli di radioattività pericolosi per la salute.
I fattori che incidono sulle nostre probabilità di salvarci
3 sono i fattori principali che incidono sulle nostre probabilità di sopravvivere a un attacco nucleare: la distanza, la schermatura e il tempo.
- Distanza: più siamo lontani dall’esplosione e maggiore è la distanza tra noi e le particelle radioattive del successivo fallout, più è probabile che sopravviveremo.
- Schermatura: più i materiali che ci difendono e separano dall’esplosione e dal fallout sono pesanti e densi – quindi più siamo sottoterra e/o circondati da muri spessi, di mattoni o cemento, ad esempio – meglio è.
- Tempo: se siamo sopravvissuti all’esplosione e siamo riusciti a metterci al riparo, è fondamentale aspettare prima di uscire e di allontanarsi. Di seguito vediamo quanto tempo di preciso deve durare l'attesa.
Cosa fare in caso di attacco nucleare: i momenti chiave
3 sono i momenti chiave di un attacco nucleare: prima dell’esplosione – ed è qui che avviene la prevenzione – durante l’esplosione e dopo l’esplosione. Vediamo quali sono i comportamenti più idonei da tenere nel corso di ciascuna fase.
Prima dell'esplosione: la prevenzione
Il primo momento corrisponde al periodo che precede un'eventuale esplosione atomica. Parliamo della vita di tutti giorni, in cui la minaccia di un attacco nucleare non esiste concretamente. In questa fase la prevenzione è essenziale.
Cosa possiamo fare per essere preparati a un eventuale bombardamento? Delle azioni semplici, come ad esempio stabilire con i propri familiari un piano di azione in caso di emergenza, avere in casa e in ufficio un kit di pronto soccorso, verificare se nei dintorni della propria residenza esistono dei rifugi sotterranei o antiatomici. Soprattutto, come state facendo voi adesso leggendo questo articolo, informarsi sui comportamenti da tenere in caso di attacco nucleare.
Durante l'esplosione
Veniamo al secondo momento: l’esplosione nucleare. In questo caso possiamo ipotizzare vari scenari: nel migliore dei casi potremmo ricevere dalle autorità l’avviso preventivo che l’attacco sta per avvenire e quindi potremmo avere tempo di scappare o di metterci al riparo.
Dove potremmo rifugiarci, con poco tempo a disposizione? In mancanza di un bunker, potremmo infilarci in una cantina, ad esempio, oppure in un piano seminterrato, in un tunnel o nella metropolitana. Oppure, se ci troviamo in un edificio con più piani e non possiamo muoverci, l’ideale sarebbe stare in un’area centrale dei piani intermedi del palazzo, possibilmente senza finestre.
Sarebbe molto importante che i muri della struttura-rifugio fossero costruiti in cemento o mattoni e bisognerebbe spegnere il prima possibile eventuali sistemi di riciclo dell’aria che peschino dall’esterno e chiudere eventuali serrande e tapparelle.
D’altro canto, potremmo non avere il tempo di ripararci: se l’attacco avvenisse di sorpresa e a una certa distanza da noi, mentre siamo all’esterno, cosa potremmo fare? Anzitutto non dovremmo guardare l’esplosione perché il flash potrebbe accecarci; quindi dovremmo fuggire il più velocemente possibile dietro un qualsiasi riparo; in casi estremi, l’unica è gettarsi a terra, coprendosi la testa. In ogni caso è molto importante cercare di coprirsi naso e bocca perché può ridurre la quantità di particelle dannose respirabili.
Dopo l'esplosione
Veniamo infine alla terza fase: dopo l’esplosione. Se siamo sopravvissuti e ci troviamo al riparo è fondamentale aspettare almeno 48 ore prima di uscire e allontanarci, ovvero il tempo in cui il fallout radioattivo è più intenso. Idealmente, comunque, sarebbe bene aspettare le istruzioni e il via libera delle autorità se si hanno contatti con l’esterno.
Inoltre, se al momento dell’esplosione ci trovavamo all’esterno, dobbiamo toglierci, sigillare e gettare gli indumenti che avevamo indosso e lavarci delicatamente (per evitare abrasioni) per rimuovere quanto più materiale radioattivo possibile.
Se purtroppo siamo isolati, d’altro canto, dobbiamo sapere che, dopo circa due settimane dall’esplosione, la radiazione da fallout scende a circa l’1% del suo livello iniziale. Quindi, se abbiamo dei viveri, è consigliabile rimanere per sicurezza al riparo per un mese in attesa di eventuali soccorsi. Dopodiché, però, se nessuno arriva, potrebbe essere sensato provare a uscire e allontanarsi il più possibile dall’area dell’attacco.