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"Autostop", "beauty case", "footing" e "Box" sono parole comunemente utilizzate nella lingua italiana, ma non sono termini inglesi come sembrerebbe. Questi vocaboli sono pseudoanglicismi: parole che sembrano inglesi ma che, in realtà, non lo sono, o se esistono hanno un significato diverso. Questo fenomeno è il riflesso perfetto dell’evoluzione di una lingua mediante prestiti, adattamenti e reinterpretazioni. Si chiamano pseudoanglicismi perché sono parole coniate in altre lingue sulla base di elementi lessicali inglesi, creando così termini che “suonano” inglesi, anche se a tutti gli effetti non lo sono. In italiano, sono diffusi in diversi settori, dalla moda allo sport, dalla tecnologia al tempo libero.
Autostop
Il termine "autostop" è utilizzato in italiano per indicare la famosa pratica di chiedere un passaggio sul ciglio della strada veicoli in transito, ma in inglese per lo stesso concetto si usa "hitchhiking". L'origine di "autostop" è attribuita al francese “auto-stop", che combina "auto" (automobile) e "stop" (fermare); viene adottato anche in italiano nel 1947, mantenendo la stessa forma e significato.

Beauty case
Il "beauty case” è un oggetto noto a tutti che si riferisce in italiano a un astuccio o una piccola valigia per prodotti di bellezza e igiene. Tuttavia, in inglese, il termine corretto è "vanity case" o "toilet bag". L'espressione "beauty case" è uno pseudoanglicismo che è entrato nel lessico italiano tra gli anni Cinquanta e Sessanta, spesso utilizzato negli annunci pubblicitari di negozi di pelletteria, nato in Francia e da lì diffusosi in tutto il mondo.
Footing
In italiano, "footing" indica l'attività di corsa per diletto o salute. In inglese, però, il termine equivalente è “jogging”, altrettanto famoso. Anche in questo caso si deve alla Francia l’origine del termine alla fine dell'800, combinando "foot" (piede) con il suffisso "-ing". Questo pseudoanglicismo si è poi diffuso in Italia fra gli anni '20 e '30.
Box
Anche "box" è considerato uno pseudoanglicismo in italiano perché, pur derivando dall'inglese "box" che significa "scatola", ha assunto significati differenti non presenti nell’inglese d’uso corrente. In italiano, "box" può riferirsi a un piccolo garage per auto o a un recinto per bambini, mentre in inglese i termini corretti sarebbero rispettivamente "garage" e "playpen". “Box" è entrato nell'italiano grazie al francese di fine XIX secolo, derivando dalla locuzione inglese "box stall", che indicava un recinto in legno per separare gli animali in una stalla o scuderia. Poi, in italiano, il termine ha esteso il suo significato per includere lo spazio riservato alle auto.

Pile
Anche il termine “pile”, che usiamo per descrivere un tessuto sintetico morbido e caldo, solitamente usato nell’ambiente sportivo, è uno pseudoanglicismo: la sua adozione in italiano risale probabilmente agli anni '80, quando il tessuto divenne popolare nel settore dell'abbigliamento Deriva sì dall'inglese "pile", che significa “pelo”, ma nella sua lingua quello che noi indichiamo come tessuto è noto come "fleece" o "polar fleece".