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30 Aprile 2025
6:01

Cosa sono le misteriose “Sfere” di Klerksdorp ritrovate in una miniera nel Sudafrica

Le sfere di Klerksdorp, concrezioni naturali principalmente a base di minerali ferrosi, formatesi 3,2 miliardi di anni fa e oggi rinvenute nelle miniere del Sudafrica. Questi curiose composizioni sono state al centro di numerose teorie pseudoscientifiche poi ampiamente smentite dalla ricerca geologica.

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Cosa sono le misteriose “Sfere” di Klerksdorp ritrovate in una miniera nel Sudafrica
Una sfera di Klerksdorp. Ha un diametro di 3–4 centimetri e uno spessore di 2,5 centimetri. Credit: Robert Huggett, via Wikimedia Commons
Una sfera di Klerksdorp. Ha un diametro di 3–4 centimetri e uno spessore di 2,5 centimetri. Credit: Robert Huggett, via Wikimedia Commons

Rinvenute nelle miniere di Ottosdal, in Sudafrica, le "Sfere" di Klerksdorp sono concrezioni naturali, costituite principalmente da minerali a base di ferro, come l’ematite, formatesi circa 3,2 miliardi di anni fa e oggi ritrovate all'interno di rocce metamorfiche ricche in pirofillite. Nonostante l’esistenza di una chiara spiegazione scientifica, nel corso degli anni sono nate numerose teorie pseudoscientifiche, che ne attribuivano l'origine a civiltà altamente avanzate esistite prima dell'ultima glaciazione. Tra le ipotesi più fantasiose, anche quella di un'origine aliena. Tutte queste teorie sono state ampiamente confutate attraverso il metodo scientifico e il lavoro dei geologi.

Forma, composizione e caratteristiche delle "Sfere" di Klerksdorp

Le "Sfere" di Klerksdorp, note anche come "Sfere" di Ottosdal, dal nome della città sudafricana in cui si trovano le miniere dove sono state rinvenute, sono concrezioni naturali di forma generalmente subsferica, ellissoidale o irregolare, trovate all’interno di rocce metamorfiche di età precambriana datate circa 3,2 miliardi di anni fa, costituite da pirofillite, un minerale fillosilicato composto da idrossido di alluminio, con formula chimica Al2Si4O10(OH)2.

Hanno un colore dal rossastro al marrone scuro, dovuto principalmente alla loro composizione ricca di ferro e ai processi di alterazione. L'involucro esterno è infatti costituito da ematite (FeO), un comune minerale ferroso, e può contenere anche goethite (FeO(OH)), un minerale idrato di ferro, oltre a tracce di wollastonite (CaSiO), un minerale tipicamente associato a processi metamorfici di minerali a base di calcio. Quando non ossidate e non alterate, presentano una lucentezza metallica, una colorazione giallo-pallida e sono costituite da pirite (FeS).

All’estero, alcuni esemplari presentano delle scanalature o creste ben evidenti e parallele. Queste sono comuni nei noduli cresciuti in corrispondenza delle superfici di stratificazione delle rocce ospitanti, cioè le superfici lungo cui diversi strati di roccia sono sovrapposti. All’interno, le "Sfere "di Ottosdal hanno una struttura radiale ben definita, che indica una crescita dal centro verso l’esterno del nodulo, caratteristica tipica di questo tipo di concrezioni naturali. La durezza dei noduli sulla scala di Mohs si colloca tra 4,0 e 5,0.

La spiegazione scientifica sulle "Sfere" di Klerksdorp

Le prime discussioni sull’origine fisica-naturale delle "Sfere" di Klerksdorp risalgono agli anni ’30 del Novecento, anticipando di decenni le interpretazioni pseudoscientifiche. A partire dagli anni ’80 furono condotti numerosi nuovi studi analitici e, già dalle prime osservazioni sul campo, quindi prima delle analisi di laboratorio, i geologi identificarono le "Sfere" di Klerksdorp come concrezioni di limonite, un minerale ossido-idrato di ferro che spesso si presenta sotto forma di noduli. Solo successive analisi in laboratorio permisero di stabilire l'esatta composizione chimico-mineralogica.

Una particolarità del sito di ritrovamento è che i noduli non sono distribuiti a caso, ma concentrati in un sottile strato di sedimenti vulcanici, poi trasformati in pirofillite tramite metamorfismo. Le "Sfere" di Klerksdorp si sarebbero formate dalla precipitazione di minerali da fluidi presenti nei sedimenti. I noduli di ematite nella parte superficiale deriverebbero dall'ossidazione di concrezioni di pirite, mentre la wollastonite si sarebbe formata dal metamorfismo di concrezioni carbonatiche in presenza di fluidi ricchi di silice.

Le teorie pseudo-scientifiche

Sin dalla loro scoperta, i geologi hanno identificato le "Sfere" di Klerksdorp come concrezioni naturali. In realtà, nulla di nuovo o di particolarmente raro, trattandosi di composti piuttosto comuni nel record sedimentario. Tuttavia, questi oggetti hanno attirato enorme interesse pubblico a causa delle teorie pseudoscientifiche e mistiche sviluppatesi a partire dagli inizi degli anni '80 sulla loro origine, tutte successivamente confutate.

In un articolo pubblicato nel giugno 1982 sul magazine statunitense Scope Magazine, veniva riportata la nota di una rappresentante della Società Epigrafica di Arlington, la quale affermava che, a suo parere, le sfere fossero artefatti, e dunque non di origine naturale, e che fossero una chiara evidenza dell’esistenza di una civiltà tecnologicamente avanzata che avrebbe abitato il pianeta prima della grande alluvione. Nello stesso articolo veniva raccontata anche la storia di Roelf Marx, curatore del museo di Klerksdorp, il quale affermava di aver visto una delle sfere ruotare lentamente su sé stessa all'interno di una vetrina espositiva, rafforzando così l'idea che fosse un oggetto tecnologicamente avanzato.

Tra il 1993 e il 1999, diversi seguaci di movimenti creazionisti pubblicarono articoli nei quali sostenevano che gli oggetti di Klerksdorp fossero perfette sfere geometriche composte da una lega di nichel e acciaio, più dura dell’acciaio stesso, inesistente in natura. Anche secondo i creazionisti, l'origine di questi oggetti era legata a una civiltà più evoluta e tecnologicamente più avanzata. Per questo motivo, furono inserite nella "top 10" della lista degli out-of-place artifacts (OOPArts), ovvero manufatti di interesse storico, archeologico o paleontologico rinvenuti in contesti insoliti che, secondo i fanatici, sembrerebbero mettere in dubbio la storia così come la conosciamo. Agli inizi degli anni 2000, alcuni ufologi sostennero che le "Sfere" di Klerksdorp sarebbero state inserite nelle rocce precambriane da una razza aliena e che, una volta aperte, avrebbero rivelato i segreti dell’universo.

Esempi di "Sfere" di Ottosdal con forma irregolare e appiattita. Credits: NCSE.
Esempi di "Sfere" di Ottosdal con forma irregolare e appiattita. Credits: NCSE.

In definitiva, tante storie fantasiose e prive di qualunque fondamento scientifico. Infatti, ciò che accomuna tutte queste storie è il fatto che i loro sostenitori non abbiano mai condotto alcuna analisi chimica o mineralogica sulle "Sfere di Klerksdorp", né tantomeno ne abbiano mai studiato l'interno. L’applicazione del metodo scientifico avrebbe infatti rapidamente dimostrato che questi oggetti non sono costituiti da leghe sconosciute, ma piuttosto da ematite e altri minerali comuni sulla Terra. Per ottenere questi risultati, i geologi hanno condotto analisi petrografiche e mineralogiche di routine, utilizzando microscopi ottici e diffrattometri a raggi X.

Inoltre, gli articoli pseudoscientifici sulla presunta origine delle "Sfere" di Klerksdorp presentano numerose contraddizioni e informazioni errate. Per esempio, sostenevano che questi oggetti fossero perfettamente sferici, quando in realtà la maggior parte di essi ha forma ellissoidale, appiattita e irregolare. Paradossalmente, alcuni di questi aggettivi compaiono persino negli stessi articoli che ne attribuivano un'origine innaturale. Infine, riguardo alla sfera che sembrava inclinarsi da sola nella vetrina espositiva del museo di Klerksdorp, va precisato che non si trattava di un caso isolato: diversi oggetti nel museo mostravano movimenti simili. La causa, identificata successivamente alla pubblicazione della nota di Roelf Marx nel 1982, fu attribuita alle vibrazioni provocate dalle esplosioni nelle miniere circostanti.

Sezione trasversale di una Sfera di Ottosdal tagliata con struttura radiale ben visibile. Credits: NCSE.
Sezione trasversale di una Sfera di Ottosdal tagliata con struttura radiale ben visibile. Credits: NCSE.
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