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Il disastro del volo AI171 di Air India in un cui un Boeing 787-8 Dreamliner si è schiantato su un dormitorio per studenti universitari 28 secondi dopo il decollo dall'aeroporto di Ahmedabad, provocando almeno 240 vittime, è tra le più gravi tragedie nel mondo dell'aviazione dell'ultimo decennio. A bordo al momento del decollo erano presenti complessivamente 242 persone, nello specifico 169 indiani, 53 britannici, 1 canadese e 7 portoghesi, e 12 membri dell’equipaggio. Di queste, solo una è riuscita a sopravvivere allo schianto, il quarantenne Vishwash Kumar Ramesh, mentre resta ancora ignoto il numero di vittime a terra. Sono state avviate le indagini che, sperabilmente, risponderanno alle principali domande relative alle cause e alla dinamica di questo terribile disastro. Nel frattempo, proviamo a ricostruire cosa sappiamo rispetto a quanto è successo e cosa potrebbe aver provocato l'incidente.
Cosa è successo nell'incidente aereo in India
Il volo protagonista dell’incidente è l’AI171 che il 12 giugno avrebbe dovuto portare i passeggeri dall’aeroporto di Ahmedabad, in India, all’Aeroporto di Gatwick, a Londra. Pochi istanti dopo essersi sollevato dal suolo e a un’altezza di circa 130 metri, i segnali dall’aereo sono cessati e, come ben visibile dai video circolati in rete, ha iniziato a scendere planando a una velocità di 320 km/h rispetto al suolo e una velocità verticale di 140 metri al minuto.
Poche decine di secondi dopo il decollo l’aereo è precipitato su una zona residenziale, colpendo un ostello per studenti. L’impatto ha causato prima un’esplosione e poi un grande incendio, che ha dato vita ad una colonna di fumo nero visibile da km di distanza.
Le possibili cause del disastro
Chiariamo fin da subito: le esatte cause del disastro non sono ancora note. Quando accadono incidenti di questo tipo infatti le autorità impiegano mesi per ricostruire nei dettagli ciò che è accaduto e, di conseguenza, di chi è la responsabilità di una tragedia simile. Probabilmente tra qualche settimana sarà pronto il preliminary report e quindi vi aggiorneremo con dati ufficiali non appena verrà rilasciato. Detto ciò, al momento comunque abbiamo delle informazioni delle quali possiamo discutere. E per farlo abbiamo contattato un pilota di linea che ha preferito restare anonimo.
Ad esempio pare che i piloti si siano resi immediatamente conto che qualcosa non andava, e questo sarebbe testimoniato – secondo quanto riportato da varie agenzie stampa ma non ancora confermato ufficialmente – da un loro mayday alla torre di controllo a causa di una perdita di potenza ad entrambi i motori. Questo è uno dei motivi che può portare a una perdita di portanza e dunque allo schianto. La portanza, per intenderci, è quella spinta verticale che spinge sulle ali, permettendo all’aereo di prendere il volo. Tenete bene a mente questo concetto che dopo ne parliamo ancora.
La rincorsa sulla pista
Inoltre una prima ipotesi sosteneva che l’aereo fosse caduto perché non aveva preso abbastanza rincorsa sulla pista. In realtà la stessa FlightRadar24 – che è un portale che traccia e monitora tutti i voli nel mondo – dopo aver analizzato nel dettaglio i dati a loro disposizione, ha confermato che il mezzo ha percorso per intero i 3,5 km di lunghezza della pista 23. Anzi, dalle camere a circuito chiuso si vede che si alza un polverone quando il mezzo decolla: ciò vuol dire che probabilmente l’aereo ha raggiunto l’estremità finale della pista. E questo a sua volta è un indizio che i motori potrebbero aver perso potenza e quindi l’aereo si sarebbe staccato dalla pista tardi.
Il carrello abbassato
Un altro aspetto tanto discusso è quello relativo al carrello abbassato. Normalmente il carrello è la prima cosa che viene alzata dopo il decollo, ma il fatto che fosse ancora giù, ancora una volta, potrebbe indicare che i piloti si siano immediatamente accorti che qualcosa non andava e quindi avevano altre priorità rispetto al sollevamento del carrello. Sicuramente avere il carrello abbassato aumenta l’attrito e contribuisce a rendere ancora più difficile il guadagno di quota.
I flap
Anche i flap sulle ali pare siano retratti al momento del decollo, mentre dovrebbero essere estratti… ma in tutta onestà la qualità delle riprese non permette di affermare con certezza che fossero retratti, quindi questo resta un elemento sul quale non possiamo dire molto. I flap, per intenderci, sono quelle parti mobili nella parte posteriore delle ali, che possono alzarsi e abbassarsi per aumentare la portanza dell’aereo. In fase di decollo devono necessariamente essere estratti: se fossero invece stati retratti si sarebbero potuti avere problemi nel prendere quota. È anche possibile che i flap, per qualche problema tecnico o per errore umano, siano stati retratti subito dopo il decollo stesso, e questo avrebbe causato una perdita di portanza tale da impedire all’aereo di proseguire con il volo, schiantandosi al suolo. Ma su questo non si sa ancora niente al momento.
Cosa può causare la perdita di potenza dei motori
Parlando in generale possiamo citare principalmente due tipologie di eventi che possono dar vita ad una situazione del genere. Il primo è il bird strike, cioè la collisione del veicolo con degli uccelli. Questi possono finire nei motori e mandarli in avaria. Un caso famosissimo è quello del Volo US Airways 1549 atterrato nel fiume Hudson nel 2009. Un’altra possibile causa è quella della fuel contamination: se il carburante per qualche ragione viene contaminato da impurità le performance dei motori possono diminuire anche drasticamente, causando un’importante perdita di potenza.
Ripeto, non sappiamo se una di queste due cause è quella relativa al caso indiano, ma in generale questi sono due dei possibili meccanismi che possono dar vita a una simultanea perdita di potenza ad entrambi i motori, che altrimenti da un punto di vista di impianti sono completamente indipendenti.