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21 Maggio 2025
12:00

«Dove ho messo le chiavi?»: quando si verifica la disattenzione selettiva

Spesso non vediamo oggetti evidenti, come le chiavi sotto i nostri occhi, per via della "disattenzione selettiva": il cervello filtra ciò che non ritiene rilevante per il compito in corso. Fattori come aspettative, carico mentale e scarsa evidenza visiva amplificano questo fenomeno.

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«Dove ho messo le chiavi?»: quando si verifica la disattenzione selettiva
disattenzione cercare portafogli

“Ma dove ho messo le chiavi?” è la domanda ricorrente quando capita di cercare disperatamente le chiavi o il telecomando, per poi scoprire che erano proprio davanti ai nostri occhi. Questa è un'esperienza comune che prende il nome di disattenzione selettiva: non vediamo oggetti che sono proprio lì, nel nostro campo visivo. Talvolta, invece, il danno non è così lieve come perdere qualche minuto alla ricerca delle chiavi: sentiamo di incidenti stradali dove i conducenti giurano di non aver visto un pedone, un ciclista o un motociclista “spuntato dal nulla”. Il nostro cervello, costantemente bombardato da stimoli, deve operare una drastica selezione delle informazioni, filtrando ciò che considera irrilevante per il compito principale a cui stiamo dedicando attenzione. Questo fenomeno ci ricorda che la nostra percezione del mondo non è completa o perfetta, ma è filtrata attraverso il prisma dell'attenzione. Non siamo distratti o smemorati quando non troviamo le chiavi che sono proprio davanti a noi: è il nostro cervello che sta facendo del suo meglio per gestire un flusso infinito di informazioni con risorse limitate.

Le chiavi perdute: un caso da manuale

Pensiamo alle chiavi che non riusciamo mai a trovare. Quando cerchiamo un oggetto, il nostro cervello forma un'immagine mentale di ciò che stiamo cercando. Se le chiavi non sono dove ci aspettiamo che siano, o se appaiono in un contesto diverso da quello in cui le abbiamo mentalmente collocate, il nostro cervello potrebbe letteralmente "non vederle", anche se i nostri occhi le fissano direttamente.

Questo accade perché il nostro cervello ha risorse limitate per elaborare, momento per momento, le informazioni che lo circondano. Se la nostra attenzione dovesse prendere in considerazione tutti gli stimoli (visivi, uditivi, tattili) che le arrivano, il nostro cervello andrebbe facilmente in sovraccarico. L’evoluzione ha quindi fatto sì che, nel percorso che porta alle zone centrali della nostra attenzione, vi siano una serie di filtri che permettono di ignorare le informazioni irrilevanti.

Paradossalmente però, il problema è che, qualche volta, questi filtri del cervello prendono di mira ciò che stiamo attivamente cercando e lo esclude, rendendoci più difficile il compito di trovare le nostre chiavi. Questo singolare comportamento è determinato da alcuni fattori:

  • Cospicuità: quanto un oggetto è in grado di catturare la nostra attenzione. Oggetti che non si distinguono dall'ambiente circostante sono più facilmente ignorati. Lo stesso principio, all’inverso, è sfruttato in natura per mimetizzarsi: più assomiglio al contesto, meno vengo notato.
  • Carico mentale: più il nostro cervello è impegnato in un compito, meno risorse può dedicare a notare altri stimoli. Se qualcuno in ufficio ci dice qualcosa di importante mentre siamo concentrati su qualcos’altro, anche se apparentemente l’informazione sembra essere stata recepita, è probabile che il nostro cervello la smaltisca velocemente, non permettendoci di ricordarla, per fare spazio al compito nel quale eravamo concentrati.
  • Aspettative: tendiamo a vedere ciò che ci aspettiamo di vedere. Se cerchiamo le chiavi dell'auto ma ci aspettiamo che siano in una tasca anziché sul tavolo, potremmo non notarle anche se, magari, si trovano proprio sul tavolo.

Le informazioni irrilevanti e il test del gorilla invisibile

Furono gli psicologi Arien Mack e Irvin Rock negli anni '90 a descrivere il fenomeno come una forma di "cecità dell'attenzione", cioè l'incapacità di percepire stimoli rilevanti nell'ambiente, nonostante siano perfettamente visibili. Ma l'esperimento che ha reso popolare questo fenomeno è noto come "il test del gorilla invisibile", formulato dagli psicologi Christopher Chabris e Daniel Simons. In questo curioso esperimento, i ricercatori mostrano ai volontari una registrazione di due squadre con magliette differenti (bianche e nere) che si passano la palla e all'inizio del video, viene chiesto loro di focalizzarsi sul conteggio dei passaggi effettuati dal gruppo vestito con la maglia bianca. Durante la sequenza, una figura travestita da gorilla entra nel video, sosta brevemente al centro e poi esce di scena. Incredibilmente, circa il 50% dei partecipanti non nota affatto il gorilla! Sono così concentrati sul conteggio dei passaggi che il loro cervello semplicemente "scarta" quell'informazione, considerandola irrilevante per il compito assegnato.

Come ridurre la disattenzione selettiva

Eliminare completamente questo fenomeno è impossibile, poiché fa parte del normale funzionamento del nostro cervello. Non esiste una vera e propria ricetta per ridurre la disattenzione, ma unendo del buon senso con le condizioni sperimentali degli studi possiamo trarne alcune indicazioni e strategie per ridurne gli effetti:

  • Essere consapevoli del problema: sapere che la disattenzione selettiva esiste ci rende più cauti. Ad esempio: ci spinge a cercare una seconda volta in un luogo nel quale abbiamo già cercato, accorgendoci che le chiavi erano proprio lì!
  • Evitare il multitasking in attività che richiedono attenzione: la guida, per esempio, dovrebbe avere la nostra piena attenzione, così come chiedere ai colleghi di lasciare messaggi scritti anziché a voce, così possiamo concludere l’attività nella quale eravamo concentrati prima di poter dedicare nuova concentrazione ad altre informazioni.
  • Cambiare prospettiva: quando cerchiamo qualcosa che non troviamo, può aiutare allontanarsi e tornare con uno sguardo "fresco", o chiedere a qualcun altro di aiutarci a ragionare o a ricordare cosa facessimo l’ultima volta che siamo entrati in contatto con l’oggetto che stiamo cercando.
  • Creare ambienti con meno distrazioni: ad esempio, designare un posto specifico per le chiavi e altri oggetti che tendiamo a perdere, o mantenere relativamente spogli i luoghi di lavoro e della produttività, dove trovare le cose velocemente diventa importante.
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