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6 Luglio 2025
7:00

Dove la Formula 1 non frena mai: l’analisi tecnica del circuito di Silverstone

Il circuito di Silverstone, nella contea di Northamptonshire vicino all’omonimo villaggio, ha ospitato il primo Gran Premio di Formula 1 nel 1950. Nato sulle piste di un ex aeroporto militare, è diventato uno dei tracciati più veloci e iconici del Mondiale. Oggi andrà in scena la gara per il mondiale 2025 alle 16.00. Scopriamo le caratteristiche tecniche del circuito inglese.

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Dove la Formula 1 non frena mai: l’analisi tecnica del circuito di Silverstone
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Il layout del circuito di Silverstone, via Wikimedia Commons

Il circuito di Silverstone è uno dei 24 tracciati del campionato di Formula 1 situato nel Northamptonshire, a nord di Londra, in Inghilterra. Teatro del primo gran premio della storia di F1 (13 maggio del 1950), Silverstone è uno dei circuiti più lunghi e veloci di tutto il calendario con i suoi  5.891 metri di lunghezza e una velocità media a giro intorno ai 250 km/h. La gara di domenica 6 luglio 2025 al via alle 16.00 si articolerà in 52 giri con i piloti che dovranno percorrere in totale 306.198 km. Il tracciato presenta una delle "S" più affascinanti e tecniche del mondiale, la sequenza Maggotts–Becketts–Chapel, dove le monoposto affrontano cambi di direzione ad altissima velocità con carichi laterali che possono superare i 5 g. Si tratta di una pista "di motore", in cui il sistema frenante è poco sollecitato, solo per 14″ in un giro, e quasi tutto il tracciato si compie con il piede sull'acceleratore; il 4 volte campione del mondiale Max Verstappen, nel 2020, ha fatto registrare il giro record in gara con un tempo di 1’27”097.

Le caratteristiche tecniche del circuito di Silverstone: lunghezza, curve e settori

Il circuito inglese è lungo 5.891 metri e presenta 18 curve (10 a destra e 8 a sinistra) che lo rendono uno dei circuiti più lunghi e veloci di tutto il calendario di Formula 1 che si sviluppa in 52 giri totali. Si perché basti pensare che su questa pista i piloti percorrono un intero giro con circa il 70-80% del tempo a gas spalancato (full throttle). Il tracciato è suddiviso nei tre settori utilizzati per il cronometraggio durante le gare:

  • Rosso – settore 1: inizia dalla linea del traguardo e comprende le prime curve, tra cui la sequenza di Abbey (1) e Farm (2), fino alla curva Arena (4).
  • Blu – settore 2: è il settore centrale, che include il lungo rettilineo di Wellington Straight e la sequenza di Maggots (10), Becketts (11) e Chapel (13).
  • Giallo – Settore 3: è il settore finale, caratterizzato dal rettilineo Hangar Straight, la curva Stowe (15) e la zona più lenta di Vale (16) e Club (18), che riporta sul rettilineo di partenza.
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La mappa del circuito di Silverstone suddivisa nei tre settori utilizzati per il cronometraggio durante le gare (Settore 1 – Rosso, Settore 2 – Blu, Settore 3 – Giallo). Credit: via Wikimedia Commons

Questa è una di quelle piste che viene definita "di motore" in quanto è la power unit – il sistema di propulsione ibrida delle monoposto – l'elemento più sollecitato, al contrario il sistema frenante è poco sollecitato. E' uno dei layout più veloci anche perché in media qui un pilota durante il giro non va mai sotto i 250 km/h.

I freni qui non faticano tanto per surriscaldamento, bensì per il rischio opposto: restare troppo freddi. Succede soprattutto nella lunga sezione che va dalla curva 6 – Brooklands fino alla curva 14 – Chapel, dove i piloti toccano raramente il pedale del freno. E se i dischi in carbonio non superano i 350 °C, entrano in uno stato chiamato vetrificazione (glazing), che compromette l’aderenza tra disco e pastiglia e riduce la capacità frenante. In un giro completo, i piloti azionano i freni 8 volte, per un totale di circa 14 secondi di utilizzo, ovvero solo il 15% del tempo totale sul giro.

Nonostante ciò, esistono comunque 3 punti del tracciato dove la frenata è decisiva e particolarmente impegnativa. La più dura in assoluto è proprio alla curva 6: lì le monoposto passano da oltre 300 a poco più di 140 km/h in appena 2.5″, con un carico sul pedale che può superare i 120 kg e una decelerazione che spinge i piloti oltre i 4 g subendo una forza pari a quattro volte la normale forza di gravità. Altre frenate da tenere d’occhio sono quella di curva 3 – Village, dove si scende da circa 285 a 117 km/h, e quella di curva 16 – Vale, che chiude il giro con un’altra staccata importante: da 284 a 105 km/h, in uno spazio ridottissimo. In questi punti, soprattutto se dovesse piovere (ipotesi da non escludere mai sul meteo inglese), i piloti dovranno gestire al millimetro sia la forza che la modulazione del pedale, per evitare il bloccaggio delle gomme anteriori, quel momento in cui le ruote smettono di girare e slittano sull'asfalto, perdendo aderenza.

Dal punto di vista tecnico il circuito è formato da tratti velocissimi come la famosa sequenza delle curve Maggotts–Becketts–Chapel (dalla curva 10 alla 14) dove le monoposto affrontano cambi di direzione ad altissima velocità con carichi laterali che possono superare i 5 g, a cui si alternano tratti più guidati dove conta tanto avere trazione meccanica per avere una migliore uscita nelle curve lente o medio-lente.

Silverstone è un circuito da medio carico aerodinamico, molto stress per quanto riguardo gli pneumatici soprattutto per le gomme anteriori di sinistra. Iconica, per quanto riguarda lo stress su questi pneumatici, la vittoria nel 2020 di Lewis Hamilton quando arrivò al traguardo su tre ruote. Anche il cambio risulta essere poco sollecitato nel circuito inglese con i piloti che in media effettuano 40 cambi di marcia durante il giro, senza mai scendere al di sotto della 4° marcia.

Due sono invece le zone DRS – Drag Reduction System in cui i piloti che si trovano a meno di un secondo dall'auto che li precede possono azionare l'ala mobile posteriore, la prima tra curva 2 e 3, mentre la seconda tra la 10 e la 11.

L'evoluzione tecnica del circuito dal primo GP della storia

Il circuito di Silverstone, oggi uno dei templi della Formula 1, è nato… quasi per caso. Siamo nel 1943, in piena Seconda Guerra Mondiale: nell'Inghilterra rurale del Northamptonshire, l’esercito britannico costruisce una base della Royal Air Force, con tre piste d’atterraggio disposte a triangolo per addestrare i bombardieri Wellington. Finita la guerra, quelle piste diventano inutilizzate, ma è proprio lì che, nel 1947, un gruppo di appassionati decide di correre la prima gara "clandestina": nasce il Mutton Grand Prix, così chiamato perché uno dei concorrenti (leggenda narra) travolse accidentalmente una pecora durante il giro di prova (mutton significa montone in inglese).

Il 13 maggio del 1950, Silverstone ospita il primo Gran Premio della storia del Campionato del Mondo di Formula 1, con la futura regina Elisabetta e Margaret Thatcher sulle tribune. Negli anni successivi, il circuito iniziò la sua evoluzione. Dal 1952, la gestione passa al British Racing Drivers’ Club (BRDC), che comincia a investire nella sicurezza e nelle strutture. Nascono curve destinate a diventare leggendarie: Copse (9), Stowe (15), Abbey (1), Becketts (13). I nomi delle curve non sono casuali: Maggotts richiama una brughiera vicina, Chapel e Becketts delle rovine religiose nei dintorni, mentre Hangar Straight deve il nome agli hangar aerei che un tempo costeggiavano la pista.

Negli anni '70 e '80, Silverstone diventa sinonimo di velocità pura. In assenza di curve lente, le F1 sfiorano medie da record come Keke Rosberg che nel 1985 stabilisce un giro da 160 miglia orarie (quasi 257 km/h) di media in qualifica. È il momento in cui tutti capiscono che il circuito deve cambiare per questioni di sicurezza e vengono introdotte le prime chicane, nuovi tratti e la sequenza a "S".

Dopo il tragico weekend di Imola nel 1994 in cui Ayrton Senna perse la vita, anche Silverstone rivede molte delle sue curve: Copse, Club, Stowe vengono modificate per aumentare la sicurezza, e il circuito introduce nuove varianti come Vale e Priory. Nel 2010, per rispettare le richieste di Bernie Ecclestone e garantire il futuro della Formula 1 sul suolo britannico, nasce The Wing, l’attuale pit building a forma d’ala, e viene introdotta una nuova sezione chiamata Arena che cambia ancora il layout del tracciato, rendendolo più tecnico e vario.

Silverstone in cifre: le vittorie, le pole e i record che definiscono la storia del circuito

A Silverstone la storia della Formula 1 si racconta anche attraverso i numeri. Ecco i dati più importanti da conoscere:

  • Piloti con più vittorie: Lewis Hamilton con 9 successi, seguito da leggende come Alain Prost (5), James Clark, Nigel Mansell e Michael Schumacher (3).
  • Scuderie più vincenti: Ferrari, che ha conquistato 15 volte il GP di Gran Bretagna, davanti a McLaren (12), Mercedes (9) e Williams (8).
  • Pole position: ancora Lewis Hamilton con 7 partenze al palo, dietro di lui a quota 3 troviamo James Clark, Nigel Mansell, Damon Hill e Fernando Alonso.
  • Piloti con più podi conquistati: Lewis Hamilton (15), Michael Schumacher e Kimi Raikkonen (7), Alain Prost, Rubens Barrichello e Fernando Alonso (6).
  • Piloti con più giri percorsi in gara: Fernando Alonso (1120), Rubens Barrichello (1049), Kimi Raikkonen (1036), Lewis Hamilton (1009).
  • Giro record in gara: 1’27”097, firmato da Max Verstappen nel 2020
  • Giro record in qualifica: 1'24″303 firmato da Lewis Hamilton nel 2020
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