
A causare la Piccola Era Glaciale, il periodo di freddo intenso che interessò soprattutto l'Europa dal XVI al XIX secolo circa, sarebbero state due eruzioni vulcaniche quasi contemporanee: quella del vulcano Kuwae a Vanuatu, in Oceania, e di un altro vulcano dell’emisfero meridionale che deve ancora essere identificato. È la recente scoperta di un team di ricercatori coreani e russi, pubblicata sulla rivista Communications Earth & Environment. I ricercatori hanno trovato testimonianze di questo evento vulcanico, risalente al 1458-59 d.C. e considerato uno dei più intensi dell’ultimo millennio, nei ghiacci antartici. Nelle carote di ghiaccio sono state ritrovate particelle di cenere e tracce di solfati immessi in atmosfera durante queste eruzioni. La loro presenza in atmosfera ha impedito ai raggi solari di raggiungere la superficie terrestre, determinando un abbassamento della temperatura media per un tempo molto lungo anche a grande distanza dal luogo dell’eruzione.
Le testimonianze delle eruzioni nei ghiacci antartici
A lungo si è ritenuto che la causa principale della Piccola Era Glaciale fosse una minore attività solare, combinata con una violenta eruzione vulcanica. Questo studio evidenzia che il ruolo predominante nel determinare l'abbassamento delle temperature è stato invece quello dei vulcani. I ricercatori sono giunti a questa conclusione analizzando microscopici frammenti di vetro vulcanico presenti in due carote di ghiaccio prelevate nella calotta antartica vicino alla stazione Vostok e rimasti intrappolati in uno strato di ghiaccio la cui età risale all’evento vulcanico del 1458-59 d.C. Circa la metà dei frammenti presenta una composizione chimica corrispondente a quella dei materiali emessi dal vulcano Kuwae a Vanuatu, in Oceania. Il resto delle particelle ha una composizione simile a quella delle ceneri emesse dal vulcano Reclus in Cile, che si sospettava fosse la seconda fonte, ma la corrispondenza non è esatta. Si è quindi ipotizzato che provengano da un vulcano situato nella zona extratropicale dell’emisfero meridionale ma non ancora identificato: potrebbe trovarsi nella parte meridionale del Sudamerica, nelle isole sub-antartiche o nella Penisola antartica.

La sequenza con cui le particelle si trovano nel ghiaccio e le loro dimensioni hanno permesso di comprendere che provengono da due eruzioni quasi concomitanti di vulcani presenti a latitudini diverse. Inferiormente si trovano infatti le particelle più grandi, che il vento non riesce a tenere a lungo in sospensione e che ricadono al suolo più velocemente. Queste provengono dal vulcano della zona extratropicale, più vicino all’Antartide. Al di sopra si trovano invece le ceneri più fini del vulcano equatoriale Kuwae, che il vento è riuscito a trasportare a maggiore distanza e in tempi più lunghi.

Cosa accadde durante la Piccola Era Glaciale in Europa
Le grandi eruzioni dei due vulcani oggetto dello studio hanno rilasciato enormi quantità di ceneri e gas, in particolare anidride solforosa (SO2), che una volta raggiunta la stratosfera ha reagito con il vapore acqueo originando uno strato costituito da goccioline di acido solforico (H2SO4). Questo strato è in grado di riflettere i raggi solari e in questo modo ha impedito loro di raggiungere la superficie terrestre. Di conseguenza, la temperatura si è abbassata in media di circa 0,5 °C, una variazione che può sembrare piccola ma che in realtà ha avuto conseguenze anche gravi. L’Europa è stata particolarmente interessata dalla diminuzione delle temperature, che ha portato carestie ed epidemie. In realtà, non si è trattato di una vera e propria era glaciale (l’Ultima era glaciale si concluse infatti 11.700 anni fa), ma di un intervallo di tempo caratterizzato da una serie di periodi molto freddi alternati a periodi più miti.

Il fatto che la Piccola Era Glaciale sia durata addirittura secoli può essere spiegato ipotizzando, come mostrano le simulazioni fatte al computer, che le eruzioni abbiano provocato una reazione a catena. L’abbassamento delle temperature ha causato l'espansione del ghiaccio marino artico fino a latitudini inferiori, dove fondendo ha causato l'indebolimento delle correnti oceaniche. Di conseguenza, è diminuito l’apporto di acqua calda verso il Polo Nord e quindi è aumentata l'espansione del ghiaccio marino: questo meccanismo ha alimentato il raffreddamento in Europa.
Lo studio è importante non solo per conoscere meglio le variazioni climatiche che nel passato hanno interessato il nostro pianeta, ma anche per migliorare gli attuali modelli climatici in modo da elaborare previsioni che tengano conto del potenziale impatto delle eruzioni vulcaniche a livello globale.
