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È una delle credenze più diffuse in Occidente: i pipistrelli si attaccano ai capelli (in particolare quelli femminili) durante il volo, e una volta afferrati, non mollano la presa, al punto di dover far ricorso alle forbici per staccarli. Una leggenda popolare a quanto pare molto antica, ma senza alcun fondamento: i pipistrelli non volano intenzionalmente verso i capelli, e se passano vicino alla nostra testa è perché sono a caccia di qualche insetto che ci svolazza accanto, grazie all'ecolocazione. Non è impossibile che un pipistrello disorientato vada a sbattere contro la vostra testa, ma questa eventualità è rarissima e l'animale mollerebbe subito la presa, non avendo alcun interesse a rimanere attaccato. I pipistrelli, creature notturne dall'aspetto bizzarro ai nostri occhi, sono tra gli animali più demonizzati e incompresi, protagonisti di numerose altre credenze popolari: molto diffusa è anche l'idea che ci possano infettare la rabbia con il semplice contatto, ma anche questa è una falsa credenza.
Pipistrelli che si attaccano ai capelli: tra mito e realtà
Tra tutte le leggende associate ai pipistrelli nel mondo Occidentale (vederli volare in certe occasioni sarebbe presagio di sfortuna o addirittura morte, la loro urina fa cadere i capelli…) quella che si attacchino alle capigliature delle donne e che non lascino la presa è una delle più comuni. Nel resto del mondo, questa credenza non sembra essere diffusa, almeno non nella stessa maniera, e le attitudini verso questi animali, a volte positive, a volte negative, sono influenzate dalle rispettive culture e superstizioni: in Asia Occidentale, per esempio sono visti come creature demoniache portatrici di sfortuna, mentre in Cina e Indonesia accade il contrario, e dei pipistrelli che nidificano nei pressi di un campo di riso sono considerati auspicio di un buon raccolto.
Come molte leggende non è chiaro esattamente quando si sia originata, ma con ogni probabilità è frutto di osservazioni fraintese. I pipistrelli sono ottimi volatori, capaci di cambiare direzione all'improvviso per inseguire gli insetti, che individuano e rintracciano grazie alla loro sofisticata ecolocazione. Questo volo, che ai nostri occhi appare caotico e incontrollato, offre la falsa impressione che i pipistrelli possano sbatterci contro da un momento all'altro.
Quando si abbassano di colpo di quota, i pipistrelli danno proprio l'impressione di volare "contro di noi", ma è molto probabile che siano interessati agli insetti che si aggirano attorno a noi: emettendo molto calore corporeo e CO2 con la nostra respirazione, attiriamo infatti molti insetti notturni, soprattutto zanzare. Uno studio del Netherlands Institute of Ecology ha anche mostrato come le luci artificiali, attorno alle quali si accumulano molti insetti notturni, aumentino anche l'attività dei pipistrelli, incrementando così le probabilità di uno scontro accidentale con un essere umano.

Un'altra credenza diffusa, associata a quella precedente, è che i tutti i pipistrelli sono infetti dalla rabbia e che la trasmettano al solo contatto con l'uomo. Anche se molte specie di pipistrello sono portatrici di patogeni (si tratta di uno degli animali maggiormente associati al fenomeno dello spillover, il salto di una malattia tra una specie a un'altra) anche questa non è altro che un'esagerazione. La rabbia si trasmette con il morso, o il passaggio di saliva su una ferita aperta, e non con un contatto momentaneo e superficiale. Uno studio su colonie di pipistrelli italiani effettuato dall'Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie ha monitorato per otto anni la presenza di Lyssavirus, una famiglia di patogeni che comprende anche la rabbia e considerati potenziali candidati per infettare anche la nostra specie. Tuttavia, lo studio non ha rivelato la presenza diretta del virus della rabbia, e quindi nessun rischio di trasmissione all'essere umano. La rabbia è infatti stata dichiarata assente nel territorio italiano dal 2013: né i pipistrelli né altri animali possono trasmetterla a noi.
L’esperimento per sfatare la leggenda dei chirotteri che si impigliano ai capelli
Quindi i pipistrelli non volano di proposito tra i nostri capelli, ma è vero che se dovessero capitarci per sbaglio, non mollerebbero la presa? A mettere alla prova questa affermazione ci ha pensato, tra il 1958 e il 1961, il naturalista Gathorne-Hardy, quinto Duca di Cranbrook. Allora presidente della Mammal Society inglese, reclutò due giovani ragazze, una dai capelli corti e ricci, l'altra con capelli lunghi mossi e legati in un chignon. Il Duca posizionò sulle loro teste quattro specie diverse di pipistrello, comuni in tutta Europa: Nyctalus noctula, Plecotus auritus, Myotis nattereri e Myotis daubentonii. I tutti i casi, i pipistrelli non strinsero la presa né rimasero incastrati tra i capelli delle volontarie, e presero il volo da soli in pochi istanti. L'esperimento fu ripetuto più volte con lo stesso risultato. Anche se si tratta da dell'unico studio scientifico effettuato sull'argomento (e con un campione piuttosto piccolo) è comunque un elemento che ci permette di sfatare questo mito. Inoltre, non c'è alcuna ragione per cui un pipistrello debba essere interessato ai nostri capelli, o considerarli un posto sicuro nel quale annidarsi.