
Il ministro egiziano del Turismo e delle Antichità, Sherif Fathy, ha annunciato la scoperta di una nuova versione del Decreto di Canopo, uno dei documenti più importanti per la decifrazione dei geroglifici, secondo per importanza solamente alla stele di Rosetta. La stele, alta 127 cm e larga poco più di 80 cm, è stata fatta nel sito archeologico di Tell El Farain, a Al Husseiniya, nel governatorato di Sharqiya nella regione del delta del Nilo. Il sito corrisponde all'antica città di Imet. Lo scavo è stato organizzato dal Concilio Supremo delle Antichità.
Il Decreto di Canopo è un testo del 238 a.C., realizzato al tempo della dinastia dei Tolomei. Deve il suo nome a una riunione dei sacerdoti nella città di Canopo, oggi sommersa nella baia di Abukir, vicino ad Alessandria. I Tolomei furono gli ultimi faraoni d'Egitto, una dinastia di origine macedone, il cui capostipite fu Tolomeo, uno dei generali di Alessandro Magno. Si tratta di una esaltazione della dinastia e della famiglia reale, in cui si elencano i successi del faraone Tolomeo III (246-222 a. C.) e si rendono pubblici diversi provvedimenti di natura economica, amministrativa e religiosa, nonché l'adozione di un nuovo calendario riformato, ancora in uso presso la Chiesa Copta d'Egitto e detto "Calendario alessandrino".

L'importanza del Decreto di Canopo nella storia della decifrazione dei geroglifici è enorme. Il Decreto infatti è stato pubblicato in una edizione bilingue (egiziano e greco) ma con tre sistemi di scrittura diversi: in geroglifico egiziano, in demotico egiziano (un sistema più semplice e "popolare" rispetto a quello geroglifico) e in greco. Come nel caso della stele di Rosetta, gli egittologi, utilizzando il testo greco, sono riusciti a decifrare sia la parte in demotico che quella in geroglifico. Il decreto è ben noto agli studiosi, visto il ritrovamento di ben sei copie del documento.

La stele trovata a Tell El Farain, decorata con l'iconografia del disco solare e dei due cobra, è in arenaria, di 127 cm x 83 cm. Questa ha però qualcosa di diverso rispetto alle sei iscrizioni già note. Il testo infatti è in una versione inedita e molto meglio preservata rispetto a quelle note fino ad ora, e inoltre non presenta una versione bilingue, ma unicamente in egiziano e in scrittura geroglifica. La scelta di non includere una versione greca indica probabilmente l'intenzione di rivolgersi a un pubblico ancora relativamente distante dal processo di grecizzazione che l'Egitto tolemaico stava subendo al tempo.