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Messaggi minacciosi via e-mail, firme apparentemente ufficiali e loghi delle forze dell'ordine: è questa la “formula” che a un occhio disattento potrebbe rendere credibile una delle ultime truffe online che stanno imperversando sul Web. Fingendosi la Polizia di Stato, i truffatori inviano false comunicazioni ufficiali che parlano di presunte indagini in corso per accesso a contenuti vietati online. Chi riceve queste comunicazioni viene invitato ad aprire un allegato e a rispondere con urgenza, spesso sotto la pressione di possibili ripercussioni legali. Ma si tratta di un inganno ben congegnato per rubare dati personali e, nei casi peggiori, svuotare il conto corrente delle vittime. Per difendersi da simili raggiri, non bisogna aprire file allegati o link contenuti in messaggi sospetti, ricordando che le forze dell'ordine non inviano comunicazioni di questo tipo via e-mail.
Come funziona la truffa delle finte e-mail della Polizia
Le segnalazioni sono aumentate nelle ultime settimane e riguardano e-mail che, a prima vista, sembrano avere una provenienza ufficiale. In molti casi il messaggio è firmato da fantomatici reparti, come la “Polizia Nazionale”, e accusa il destinatario di aver visitato siti proibiti dalla legge italiana. La comunicazione afferma che il sistema di sorveglianza avrebbe registrato comportamenti illeciti, e minaccia conseguenze penali se il destinatario non risponde tempestivamente.
Questa tecnica di frode rientra nel cosiddetto phishing, termine inglese che indica il tentativo di carpire informazioni riservate spacciandosi per entità affidabili. Nel caso specifico, la presunta autenticità del messaggio è rafforzata dall'uso di loghi istituzionali (come quello della Polizia di Stato) e da un tono formale ma pressante, che spinge il destinatario ad agire in fretta. L'e-mail può contenere frasi come «saranno avviate azioni legali nei suoi confronti» oppure «saremo grati se volesse rispondere al più presto», generando nelle potenziali vittime una pressione psicologica tale da aumentare le probabilità di riuscita della truffa.
Aprendo l'allegato – un documento Word, PDF o un file ZIP – si rischia di installare un malware, cioè un software dannoso progettato per sottrarre informazioni personali, tra cui password, credenziali bancarie e altri dati sensibili. In alcuni casi, i truffatori invitano la vittima a rispondere via e-mail: una volta stabilito il contatto, scattano ulteriori richieste, come il pagamento di una presunta multa per il presunto illecito perpetrato dal cittadini che i criminali hanno contattato o l'invio di documenti personali. Si tratta di un'escalation studiata per ottenere il massimo vantaggio economico, sfruttando il senso di colpa o la paura di finire nei guai con la giustizia.
Come difendersi dalle finte e-mail provenienti dalla Polizia
La Polizia Postale ha più volte chiarito che non utilizza le email per notificare indagini o convocazioni e, ovviamente, non allega documenti da scaricare. Le vere comunicazioni ufficiali avvengono tramite canali formali e ben riconoscibili, come raccomandate o notifiche tramite ufficiali giudiziari. Per questo motivo, se ricevete una e-mail simile a quelle di cui vi abbiamo parlato nelle righe precedenti, ignorate il messaggio, non cliccate su nessun link e soprattutto non aprite gli allegati eventualmente contenuti nell'e-mail. Se avete ricevuto messaggi sospetti provenienti dalla Polizia o da un qualunque altro ente e sospettate pertanto che si tratti di una truffa, non dimenticate di segnalare l'accaduto alla Polizia Postale (quella vera), tramite questa pagina del suo sito ufficiale.