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30 Luglio 2025
6:00

Fordland, l’assurda città fantasma realizzata da Henry Ford nel cuore dell’Amazzonia

Una città in mezzo all'Amazzonia, che avrebbe dovuto essere la casa dei lavoratori delle piantagioni di gomma naturale volute da Henry Ford, ma anche un centro urbano che, fin da subito, avrebbe dovuto accettare modelli economici, culturali e sociali imposti dall'alto. Un successo ? Non proprio...

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Fordland, l’assurda città fantasma realizzata da Henry Ford nel cuore dell’Amazzonia
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Fonte: (WT–shared) Amitevron di wts wikivoyage, CC BY–SA 3.0.

Pensata dal magnate dell'automobilismo americano Henry Ford, Fordland non è stata solo un mega progetto dal punto di vista ingegneristico, ma ha rappresentato anche il tentativo di modificare le abitudini, la cultura e le tradizioni di una delle aree del mondo più particolari: l'Amazzonia. Si è trattato di un progetto avveniristico, pensato per rendere autonoma la produzione di gomma naturale ma il risultato, però, ha pesantemente disatteso le aspettative. Fordland, infatti, avrebbe dovuto essere un paradiso produttivo, per poi rivelarsi uno dei più grandi fallimenti industriali del XX secolo.

Il contesto socio economico in cui è nata Fordland

Come ogni mega progetto, per comprenderne il senso ultimo è importante valutare il contesto storico, sociale ed economico in cui questo è stato pensato, progettato e realizzato. Nel 1924 l'industria automobilistica americana era in forte espansione e Ford, l'inventore della produzione di automobili di massa con il suo modello T, era a capo della sua azienda che risentiva dei costi elevati per l'acquisto all'estero della gomma naturale, prodotta con gli alberi della gomma. Un componente fondamentale nella componentistica industriale, soprattutto in quella automobilistica per la produzione degli pneumatici.

A tenere in mano il mercato erano soprattutto gli inglesi che, in Asia, avevano monopolizzato la produzione su scala mondiale e, di conseguenza, quindi anche le vendite di questo prezioso componente.

Henry Ford ebbe un'idea che, all'epoca, apparve geniale: prendere un'area abbastanza vasta, piantarci gli alberi della gomma costruire una città vicina a queste aree. In questo modo non solo la Ford, ma tutta l'America avrebbe scardinato il meccanismo di sudditanza commerciale ed economica nei confronti delle colonie inglesi in Asia per l'acquisto della gomma. Nel 1928, Ford ottenne dal governo brasiliano una concessione di 10.000 km² di terreno lungo il fiume Tapajós, nello stato del Pará.

I motivi di un fallimento annunciato

Uno degli aspetti più eccentrici della pretesa del magnate americano non fu tanto quella di costruire un centro abitato per permettere a chi avrebbe lavorato nelle piantagioni di gomma naturale non solo di vivere a pochi chilometri dal luogo di lavoro, ma anche di venire influenzata dallo stile di vita a stelle e strisce. Ford voleva infatti esportare in Amazzonia lo stile di vita statunitense, con case prefabbricate, negozi, ospedali, scuole, piscine e persino un campo da golf, per i lavoratori brasiliani e i manager statunitensi che vi si sarebbero trasferiti. L'intento era di creare un ambiente autosufficiente e produttivo, integrando tecnologia, lavoro e cultura americana in un contesto esotico.

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Veduta dall’alto di Fordland nel 1934
Fonte Di Ford Motor Company. Photographic Departmen

Se il progetto di Ford si fosse limitato alla realizzazione di un grande centro abitato per la vita dei lavoratori delle sue piantagioni di gomma naturale, indubbiamente il progetto avrebbe potuto avere un qualche successo. Il fatto, però, che Ford abbia voluto imporre in un'area selvaggia dell'Amazzonia anche un certo sistema di valori, con uno stile di vita distante dalle sensibilità locali e dal modo di vivere degli abitanti locali, ha fatto sì che il progetto andasse praticamente in frantumi quasi subito.

Possiamo valutare insieme i motivi che hanno fatto si che questo progetto non funzionasse. Primo tra tutti, un problema legato all'approccio agronomico nelle piantagioni. Gli alberi della gomma infatti vennero piantati troppo vicini (a differenza delle piantagioni in Asia, dove gli alberi erano ben distanti tra di loro) e questo fece sì che nelle colture si diffondessero, fin da subito, parassiti e malattie degli alberi.

Il clima fu un altro elemento che determinò, indubbiamente, il fallimento delle colture. L'Amazzonia, infatti, è caratterizzata da un caldo importante, sicuramente molto umido, e queste condizioni climatiche di sicuro non hanno aiutato gli alberi della gomma a crescere. Da non dimenticare c'è anche la posizione geografica su cui sorgeva questo centro urbano, che non era facilmente raggiungibile per i mezzi di trasporto dell'epoca e quindi difficile da gestire a livello logistico per il trasporto di uomini, mezzi, risorse e materiali.

Come già detto, l'ultimo motivo riguarda l'imposizione ai lavoratori brasiliani di regole di vita e abitudini tipicamente statunitensi (come la dieta con hamburger e l'orario di lavoro rigido anche nelle ore più calde del giorno), che si scontrarono con le loro tradizioni e il loro stile di vita. Questo portò a malcontento e, in alcuni casi, a vere e proprie rivolte, come quella del 1930.

La fine di Fordland e la sua eredità

Per sovvertire le sorti nefaste di Fordland, a partire dagli anni '40 si pensò di spostare in un'area diversa le piantagioni di alberi da gomma naturale. L'area prescelta fu Belterra, ma anche questa scelta non si rivelò vincente. Nel 1945, con l'avvento della gomma sintetica, l'esigenza di Ford di una fonte naturale di gomma venne meno, rendendo Fordland inutile. Il nipote di Henry Ford, Henry Ford II, vendette il tutto al governo brasiliano per una cifra simbolica, registrando una perdita stimata di 20 milioni di dollari dell'epoca.

Oggi Fordland è una città fantasma, anche se qualche abitante ancora c'è. Sicuramente una delle eredità più importanti, dal punto di vista socio culturale è quello di essere un monito nei confronti di imposizioni di culture, di modelli economici, di stili di vita che non rispettano, invece, il contesto in cui queste vanno ad inserirsi.

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