

Tra tutte le città fantasma presenti in Italia Consonno è certamente una tra le più celebri: radicalmente trasformata negli anni '60 dal conte Mario Bagno, questo luogo passò da essere un villaggio contadino a diventare una sorta di Las Vegas tutta italiana. Al suo interno case e stalle fecero posto a hotel e ristoranti, anche se una pessima gestione ambientale causò diverse frane che, isolando il paese, ne decretarono la morte. Oggi resta un luogo abbandonato, simbolo di ambizioni insostenibili e della forza della natura nel riprendersi i propri spazi.
Il vecchio borgo di Consonno
Brianza, inizio del Novecento. Sul versante orientale del monte Regina, a 634 metri di quota, si trovava il piccolo borgo di Consonno, abitato da 300 persone – in prevalenza contadini. Il Paese si sosteneva principalmente grazie alla raccolta di castagne, sedano e porri che venivano poi portati a Olginate, il paese a valle, collegato a Consonno soltanto da una lunga e stretta mulattiera. Si trattava di gente piuttosto povera, e infatti le case nelle quali vivevano non erano di loro proprietà ma di un’agenzia, la Immobiliare Consonno Brianza, posseduta da due ricche famiglie, i Verga e gli Anghileri.

Si trattava di un luogo abbastanza anonimo, dove la vita scorreva lenta e seguiva il ritmo della natura… Almeno fino all’arrivo del Conte Mario Bagno, il protagonista della nostra storia.
Chi era il conte Bagno
Nato a Vercelli il 24 febbraio 1901, il “Grande Ufficiale Mario Bagno, Conte di Valle dell'Olmo” è stato uno tra gli imprenditori più ricchi ed eccentrici del Novecento Italiano, noto all’epoca per essere un importante imprenditore nell’ambito edile. Sulla sua vita, in realtà, non sono disponibili molte informazioni online: quelle poche cose che sappiamo provengono da interviste e racconti di persone che lo hanno conosciuto. Viene spesso descritto come un personaggio singolare ed eccentrico, un imprenditore visionario che, nel bene e nel male, era alla ricerca di un luogo dove far nascere una città delle feste. Nella sua mente, sarebbe stato il fiore all’occhiello dell’intrattenimento italiano.

Quando il conte Mario Bagno posò gli occhi su Consonno capì che quello era il posto giusto per essere trasformato in una nuova Las Vegas. Per farlo avrebbe dovuto per prima cosa imbonire i contadini e apparire come un benefattore ai loro occhi. Avrebbe dovuto poi realizzare infrastrutture per collegare Consonno al resto della valle e costruire alberghi, ristoranti, balere, negozi, piste automobilistiche e qualunque altra cosa gli fosse venuta in mente per attirare turisti. Tutto era pronto per iniziare.
L’arrivo del conte Bagno a Consonno
Una volta arrivato a Consonno, il conte prese accordi con il comune e finanziò con le sue “imprese Bagno” la realizzazione di una strada camionabile che permettesse di collegare Consonno con il vicino Paese di Olginate. Si trattava di un periodo difficile per i contadini, i raccolti non andavano molto bene, e quindi l’intervento del conte venne visto in un primo momento come provvidenziale: era lo straniero che aiutava il piccolo borgo, permettendo anche ai contadini di raggiungere Olginate in modo molto più semplice, senza dover percorrere ogni giorno la ripida mulattiera.
La costruzione della strada, però, aveva un doppio fine: da una parte permise ad alcuni contadini di trasferirsi ad Olginate, iniziando quindi a far spopolare il borgo in maniera organica. In secondo luogo, questa strada serviva come passaggio per ruspe, betoniere e camion, essenziali per costruire la città dei balocchi. Ovviamente il Conte non lasciò trapelare fin da subito le su
e vere intenzioni, e in un primo momento fece intendere che il borgo sarebbe rimasto lo stesso, sarebbero semplicemente stati aggiunti degli hotel così da ospitare turisti e favorire l’agri-turismo.

Ecco a cosa servono gli operai e le ruspe, per costruire gli hotel! Questo pensarono i contadini, e si dissero anche che forse quella poteva essere un’opportunità per guadagnare qualcosa in più. Le iniziative del conte quindi vennero accolte con entusiasmo. Almeno per ora.
La costruzione della "Las Vegas" italiana
8 gennaio 1962. Questo è un giorno di svolta per il borgo. Quel giorno infatti le famiglie Anghileri e Verga della Immobiliare Consonno Brianza cedettero alla famiglia Bagno tutte le quote di partecipazione della loro società immobiliare per la modica cifra di 22,5 milioni di lire – equivalenti a circa 327 mila euro attuali. Questo è il giorno in cui il Conte Bagno divenne ufficialmente proprietario di Consonno.
A questo punto non c’è più ragione di mentire e i contadini rimasti capirono immediatamente qual era la vera funzione delle ruspe: radere al suolo tutto il borgo. Stando alle testimonianze raccolte nel tempo, pare che alcune case vennero demolite senza nemmeno avvisare chi ci abitava, costringendoli a un trasferimento forzato in alcune baracche predisposte fuori dal Paese.
In men che non si dica le case dei contadini vennero totalmente rase al suolo e della vecchia Consonno vennero risparmiati solamente tre edifici, che in realtà esistono tutt’ora: la chiesa di San Maurizio, la canonica e il cimitero. Tra l’altro, a proposito di cimitero: lì vicino c’era una collinetta che però avrebbe limitato il panorama e quindi, pensate, per permettere ai clienti di avere una bella vista, il conte ordinò di abbassarla, demolendo la sommità utilizzando esplosivi e ruspe. Ovviamente erano altri tempi, non c’era la consapevolezza ambientale che abbiamo oggi, ma sicuramente il paesaggio subì una radicale trasformazione. Una trasformazione che non tenne conto degli equilibri idrogeologici tipici dell’ambiente montano.
Abbattere colline, costruire strade, palazzi e in generale cementificare, senza tenere conto delle caratteristiche dell’ambiente, è una mossa non molto furba, perché più si va ad intervenire in modo pesante sull’ambiente, e più è probabile che in caso di eventi meteo avversi si verifichi qualche disastro, perché il suolo è più debole e non è in grado di gestire ad esempio una grande quantità di pioggia. Infatti, come avrete intuito, durante i lavori infatti si verificano forti piogge con conseguenti frane: le più rilevanti furono quelle del novembre 1966 e dell’aprile 1967. Tenete a mente questa informazione che ci tornerà utile più avanti. Per ora ci basta sapere che il conte non solo non fermò i lavori ma anzi, fece tutto il possibile per inaugurare quanto prima la nuova Consonno.
La nascita della città dei Balocchi
Nel giro di pochissimi mesi il borgo si trasformò radicalmente: dove prima c’erano case in pietra e stalle ora sorgeva un grand hotel, l’Hotel Plaza, il cuore pulsante della nuova Las Vegas Italiana. C’era anche un minareto alto 30 metri per dare un respiro arabeggiante, una pagoda cinese per richiamare l’oriente, una sfinge egizia e un vecchio cannone preso direttamente da Cinecittà. C’era anche un ingresso trionfale con due grandi torri in stile medievale e in diversi punti della città erano installati cartelli promozionali come: “A Consonno il cielo è più azzurro” oppure “Consonno è il paese più piccolo ma più bello del mondo”.

Erano presenti ovviamente anche ristoranti, fontane, laghetti artificiali e gli artisti più celebri del periodo venivano chiamati per esibirsi nel Salone delle Feste, come Pippo Baudo, Mina,Celentano, Milva e i DikDik. Stando sempre ai racconti dei testimoni, all’epoca era presente il gioco legalizzato – quindi tipo la tombola – anche se secondo altri in alcune stanze private si giocava anche a poker. Ma queste restano voci non confermate. In città si celebravano anche matrimoni in stile Las Vegas e a poca distanza da Consonno il conte bagno iniziò anche i lavori per realizzare addirittura un nuovo circuito di Formula 1!
Insomma, tutto andava a gonfie vele, e i testimoni dell’epoca paragonano il luogo a un gigantesco luna park.
Perché Consonno è stata abbandonata? La fine del sogno
Se, da una parte, Consonno divenne una meta molto ambita, dall’altra parte è giusto far presente come una certa parte della politica locale vedesse di cattivo occhio questo luogo, visto il suo impatto ambientale e il fatto che non fosse in armonia con il resto del paesaggio. Il clima era quindi teso … ma a differenza di quello che potremmo aspettarci il vero colpo di grazia non fu di tipo politico. Vi ricordate le frane di cui vi parlavo prima? Beh, quello era un campanello dall’allarme che non fu colto: nell’ottobre del 1976 una nuova frana travolse l’unica via che portava al Paese, lasciandolo isolato.
Potrebbe sembrare una cosa da poco: di fatto per riaprire la strada è necessario che le autorità rimuovano i blocchi di roccia e che venga ricostruita la porzione di strada danneggiata. Il problema però è che tra il comune e il conte i rapporti erano pessimi, quindi non solo ci si mise molto a rimuovere i massi dalla via, ma il permesso per realizzare una nuova strada tardava ad arrivare. Alla fine, dopo una lunga attesa – si parla di mesi, anche se non ho trovato una data esatta – Consonno fu nuovamente aperta al pubblico, ma ormai l’interesse per questo borgo stava iniziando a scemare, e giorno dopo giorno la città di Consonno era sempre più lontana dalla mente dei turisti.
Questo decretò la morte di Consonno, che restò isolata abbastanza a lungo da essere presto dimenticata da tutti.
Il Conte però non si arrese, e con un ultimo sprint provò a salvare il salvabile, trasformando negli anni ‘80 l’hotel Plaza in una casa di riposo, ma i suoi sforzi non valsero a nulla. Mario Bagno morì il 22 ottobre 1995 a 94 anni di età, e nei primi anni 2000 chiuse anche la casa di riposo, mettendo ufficialmente la parola fine a questo progetto.
Consonno oggi
In pochissimo tempo gli edifici divennero un luogo di ritrovo per giovani in cerca di avventura, e – nonostante la pericolosità degli edifici dovuta alla loro struttura precaria – si scelse di svolgere proprio qui un rave party nel 2007. Durante l’evento i partecipanti devastarono e vandalizzarono buona parte delle strutture, costringendo il comune di Olginate a intervenire in maniera più decisa per limitare le attività di questo tipo nell’ex città dei balocchi e cercando di promuovere attività per valorizzare ciò che resta.
Oggi la città può essere vista come un monito dei nostri limiti, come un modo per ricordarci che la natura, in fondo, è in grado di riprendersi i propri spazi in ogni momento.
E nel caso qualcuno se lo stesse chiedendo, gli edifici sono ancora proprietà dell'immobiliare Consonno e tutto il borgo fu messo in vendita nel 2014 per 12 milioni di euro – anche se ad oggi nessun acquirente si è ancora fatto avanti.
Ad oggi Consonno è accessibile in auto tutto l'anno solo dalla strada che sale da Villa Vergano.