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5 Settembre 2025
8:00

Gioie e dolori dell’Autodromo nazionale di Monza: com’è cambiato il circuito di F1 del GP d’Italia

Il circuito di Monza, immerso nel Parco della città, non è un semplice tracciato: è il "Tempio della Velocità". Palcoscenico di numerose battaglie della Formula 1, si prepara a ospitare anche quest'anno il Gran Premio d'Italia, in programma per domenica 7 settembre.

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Gioie e dolori dell’Autodromo nazionale di Monza: com’è cambiato il circuito di F1 del GP d’Italia
Autodromo Monza 1987
Gran Premio d’Italia del 1987 a Monza. Credit: Vintage postcard, Public domain, via Wikimedia Commons

Il rombo dei motori che squarcia la pace del Parco, la marea rossa dopo le vittorie Ferrari e le altissime velocità sono tratti distintivi dell'Autodromo Nazionale di Monza, il circuito dove si disputa ogni anno il Gran Premio d'Italia di Formula 1. I 5,793 metri di asfalto con 11 curve, quest'anno protagonisti durante il weekend dal 5 al 7 settembre con la gara in programma domenica alle 15.00, costituiscono il "Tempio della velocità", un luogo dove – nel bene e nel male – è stata scritta la storia del motorsport.

Il tracciato brianzolo, nato nel 1922, è stato modellato nei suoi oltre 100 anni di storia per via della sua stessa natura. I lunghi rettilinei e le iconiche curve sopraelevate dell'anello di velocità, uniti alla costante innovazione tecnologica che rendeva le auto sempre più veloci, furono teatro di numerosi e tragici incidenti che nel tempo hanno imposto un adattamento del circuito per garantire la sicurezza dei piloti e del pubblico. Questi cambiamenti non hanno stravolto l'anima dell'autodromo che rimane ancora oggi il tracciato più veloce del campionato di Formula 1 (per velocità media – 264,362 km/h). Nella sua lunga storia l'asfalto lombardo, visitabile tutto l'anno con appositi tour, è stato il teatro di numerosi trionfi Ferrari, scuderia che ha un forte legame con questa pista come dimostrano le 20 vittorie ottenute al GP d'Italia nella storia.

Le origini del Autodromo nazionale di Monza dove si tiene il Gran Premio di Formula 1

All'inizio degli anni Venti, le case automobilistiche italiane reduci da ottimi risultati all'estero, erano alla ricerca di una sede di livello per ospitare il Gran Premio d'Italia. Fu così che nel 1922 l'Automobile Club di Milano, in occasione del 25° anniversario dell'Associazione, decise di costruire l'Autodromo di Monza. Con un costo iniziale di circa 6 milioni di lire, il tracciato fu realizzato all'interno del Parco di Monza in tempi record: ci vollero solo 110 giorni (dal 15 maggio al 28 luglio) grazie all'impiego di 3500 operai e numerosi mezzi di lavoro. Il disegno originario del terzo autodromo permanente al mondo dopo Indianapolis e Brooklands, prevedeva un totale di 1o km di asfalto, suddivisi in due percorsi che si intersecavano su due livelli tramite un sottopasso; 5,5 km erano parte di un tracciato stradale e 4,5 km costituivano un anello di velocità con due curve sopraelevate unite da due rettilinei di circa 1 km in grado di far raggiungere alle auto la velocità teorica di 180/190 km/h.

Autodromo_monza_1922
La prima confogurazione dell’autodromo di Monza nell’anno della costruzione (1922). Credit: Ggg, Public domain, via Wikimedia Commons

Negli anni successivi all'apertura ufficiale avvenuta il 3 settembre dello stesso anno, sul circuito brianzolo si disputarono diverse competizioni automobilistiche e motociclistiche oltre che numerosi tentativi di record di velocità. Attualmente, è di proprietà dell'Autodromo Nazionale Monza Società Incremento Automobilismo e Sport SIAS S.p.A.

Gli incidenti che hanno cambiato Monza e la Formula 1

Con i limitati standard di sicurezza dell'epoca, il circuito di Monza era un tracciato spietato, dove l'incolumità dei piloti, ma anche quella del pubblico, non erano garantite. Lo dimostrano alcuni tragici incidenti che non solo hanno imposto modifiche al circuito, ma hanno anche segnato un punto di svolta per la sicurezza nel motorsport.

Incidente di Materassi (1928)

Durante il 17esimo giro dell'8° Gran Premio d’Italia, il pilota italiano Emilio Materassi che correva con la Talbot durante un tentativo di sorpasso sul rettilineo dopo essere uscito a grande velocità dall'ultima curva sbandò e finì a tutta velocità sulle tribune ai margini della pista. Il bilancio fu tragico, oltre a Materassi, persero la vita 21 spettatori. Tuttavia, la gara fu portata a termine e vinta dal francese Chiron. Il Gran Premio d'Italia fu sospeso per due anni e, per motivi di sicurezza, si adottarono tracciati alternativi più lenti come il "circuito Florio" di  6.680 metri.

Triplice incidente mortale del 1933

Nel 1932 si tornò all'utilizzo del tracciato completo fino al 10 settembre 1933, quando l'Autodromo di Monza visse la sua "giornata nera". Durante il Gran Premio di Monza – una competizione separata dal Gran Premio d'Italia – persero la vita tre dei più grandi piloti dell'epoca: Giuseppe Campari, Baconin Borzacchini e Stanisław Czaykowski. La tragedia avvenne in due distinti incidenti: durante la prima manche, Campari e Borzacchini uscirono di pista nello stesso punto, probabilmente a causa di una macchia d'olio lasciata da un'altra vettura. Incredibilmente la gara non fu interrotta e, in una manche successiva, il pilota polacco Czaykowski andò a schiantarsi nella stessa zona degli sfortunati piloti italiani.

Inizialmente per ridurre le velocità vennero inserite delle chicane artificiali che abbassarono le medie sul giro fino a circa 105 km/h ma nel 1939 fu avviato un programma di modifiche che cambiò il volto del circuito: le storiche curve sopraelevate vennero abbattute e il tracciato stradale fu ridisegnato, portando alla nascita di una nuova pista da 6.300 metri che fu utilizzata fino agli anni '50.

Il Dopoguerra ha segnato una nuova era per il circuito automobilistico di Monza

Al termine della Seconda Guerra Mondiale, l'Autodromo di Monza era inagibile per via dei danni strutturali causati dal suo utilizzo come sito di stoccaggio bellico. Grazie a un progetto di restauro iniziato nel 1948, il circuito tornò a vivere l'anno successivo, con una gara inaugurale vinta dalla Ferrari di Alberto Ascari. Nel 1950 Monza fu scelta per ospitare una tappa del primo, storico campionato mondiale di Formula 1.

Il ritorno dell'anello di velocità con le sopraelevate

Cinque anni più tardi l'autodromo brianzolo subì l'ennesimo cambiamento che lo riportò alle origini. Venne infatti realizzato un nuovo Anello Alta Velocità (il Catino di Monza) simile nella concezione a quello originale del 1922 ma più moderno e adeguato alle nuove tecnologie. Costruito su strutture in cemento armato e non su terrapieni, l'anello, di una lunghezza totale di 4250 metri, era formato da 2 rettilinei di 875 metri l'uno e 2 curve sopraelevate con un raggio di 320 metri e una pendenza massima del 80%. Queste caratteristiche permettevano alle vetture di raggiungere le velocità di 285/300 km/h evitando cambi di marcia e l’uso dei freni.

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L’incredibile pendenza (80%) della curva sopraelevata del circuito di Monza. Credit: Pubblico dominio, Wikimedia Commons

Anche i due rettilinei del tracciato stradale subirono delle modifiche venendo uniti da una nuova, ampia curva con un raggio che si allarga verso l'uscita, che prese il nome di "Parabolica".

Il tracciato completo da 10 km fu il palcoscenico dei Gran Premio d'Italia fino al 1961 mentre il solo anello di alta velocità continuò a ospitare altre competizioni, come la Mille Chilometri di Monza e numerosi tentativi di record. Nel 1955 fu teatro di un'altra tragedia: durante un test improvvisato a bordo di una Ferrari 750 sport perse la vita il campione Alberto Ascari, l'unico italiano ad aver vinto per 2 volte il campionato di Formula 1; in sua memoria, la "variante del Vialone" oggi porta il suo nome.

Incidente di Von Trips (1961)

Il 10 settembre 1961, durante il secondo giro del Gran Premio d'Italia, si consumò la più grave tragedia nella storia del circuito e della Formula 1 conosciuta come "la strage di Monza". Wolfgang von Trips, al volante della sua Ferrari e in piena lotta per il titolo mondiale, si stava avvicinando alla staccata della curva parabolica. Dopo un contatto con la Lotus di Jim Clark, la Ferrari di von Trips uscì di pista finendo contro le fragili reti a protezione del pubblico. Nell'impatto, il pilota fu sbalzato fuori dall'abitacolo, morendo sul colpo e l'auto piombò sulla folla a bordo pista uccidendo 14 spettatori. Anche in questo caso, la gara non fu interrotta, e il suo compagno di squadra Phil Hill vinse la corsa e il titolo mondiale, venendo a conoscenza della tragedia solo a fine Gran Premio.

Il doloroso evento portò all'introduzione di nuove misure di sicurezza per il pubblico e all'abbandono definitivo dell'anello di alta velocità per la Formula 1. Oggi, quelle iconiche curve sono ancora in piedi ed è possibile visitarle per rendersi conto di persona della loro impressionante pendenza.

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Le curve sopraelevate del circuito di Monza non sono state demolite e sono ancora presenti oggi. Credit: Matteo Galbiati

Le modifiche che hanno portato il circuito alla conformazione attuale

Nonostante i numerosi incidenti, anche mortali, Monza è il circuito che ha ospitato più Gran Premi nella storia della Formula 1 (oltre 70 edizioni), rimanendo un appuntamento fisso nel calendario per una ragione: lo spettacolo. I suoi lunghi rettilinei hanno sempre regalato gare entusiasmanti, dominate da giochi di scie e arrivi al fotofinish, come accadde più volte nei primi anni '70.

In quel periodo, il progresso tecnologico – dall'introduzione di pneumatici più efficienti agli alettoni – aveva spinto le auto a velocità medie vicine ai 250 km/h. Per garantire ulteriore sicurezza, le modifiche principali avvennero in due fasi. Nel 1972 vennero inserite delle chicane provvisorie per rallentare i rettilinei che nel 1976 furono sostituite da varianti permanenti e più lente, che resero il tracciato più sicuro pur mantenendo il suo DNA.

Questa configurazione rimase pressoché invariata per quasi vent'anni. Dopo la morte di Ayrton Senna nel 1994, la conseguente rivoluzione in ambito sicurezza portò a ulteriori piccoli cambiamenti anche a Monza. L'ultima modifica significativa risale al 2000, con il ridisegno della 1° variante (la "Variante del Rettifilo") nella configurazione destra-sinistra che conosciamo oggi, un punto iconico diventato iconico del tracciato da 5 793 m.

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L’attuale configurazione del tracciato di Monza. Credit: Anthony Alessio Tralongo, CC BY–SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by–sa/4.0>, via Wikimedia Commons
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