Colori intensi, pareti distorte e suoni inesistenti. Questi sono solo alcuni degli effetti psichedelici che i funghetti allucinogeni sono in grado di scatenare sul nostro corpo e cervello quando li assumiamo. Ma cosa accade esattamente quando vengono ingeriti? E perché i funghi che troviamo in tavola non ci danno gli stessi effetti psicotropi?
Una droga antichissima
Per "funghetti allucinogeni" si intendono delle particolari specie di funghi dalle proprietà psicoattive. Se ingeriti quindi, questi vanno ad agire sul nostro corpo e sul nostro cervello generando degli effetti “psichedelici”. Pensate che le specie in questione sono più di 200 e che l'uomo è a conoscenza dei loro effetti da migliaia di anni! Abbiamo addirittura testimonianze rupestri che mostrano come già le civiltà più antiche facessero questi “viaggi” allucinogeni. In Algeria ad esempio, nelle grotte del massiccio montuoso di Tassili n’Ajjer, tra scene di caccia, rituali e danze, ci si può imbattere anche in una pittura rupestre risalente a più di 7000 anni fa che raffigura uno sciamano dei funghetti. È una figura semi-umana dalla testa d’ape, il cui corpo è interamente cosparso di funghetti allucinogeni.
Psilocibina: il principio attivo dei funghi allucinogeni
A differenziare i funghetti allucinogeni da tutte le altre specie di funghi è una sostanza in essi contenuta: la psilocibina. Questa sostanza psicotropa viene prodotta dal fungo al fine di difendersi dagli insetti predatori che tentano di mangiarla.
Infatti sugli insetti la psilocibina ha un'azione “super saziante”: se una formica ne mangia un pezzettino minuscolo si sentirà già satolla come dopo il cenone di Capodanno! In questo modo il fungo non viene mangiato del tutto, sopravvivendo indisturbato. Sugli esseri umani invece, gli effetti sono ben diversi. Quando il funghetto viene ingerito, la psilocibina finisce nel sangue e dal sangue arriva al fegato. Il fegato poi, trasforma la psilocibina in psilocina: una sostanza molto più psicotropa che, non a caso, è alla base delle allucinazioni visive causate dall’ingestione dei funghetti.
Questo processo di trasformazione prende il nome di processo di defosforilazione, e avviene per mezzo degli enzimi del fegato che, togliendo un gruppo fosfato alla psilocibina gli conferiscono una forma molto simile a quella della molecola della serotonina, il neurotrasmettitore della felicità. Proprio per questo, una volta giunta al cervello, la psilocina è in grado di legarsi facilmente ai recettori della serotonina, inibendo la ricaptazione della serotonina. Legandosi al trasportatore del neurone infatti, impedisce il riassorbimento della serotonina in eccesso e, in questo modo nelle sinapsi se ne accumuleranno grandi quantità, dando il via al trip allucinogeno.
Il viaggio allucinogeno dopo aver ingerito i funghetti
Dopo i primi 30 minuti iniziano gli effetti allucinogeni che possono protrarsi fino a 6 ore. Aumenta il contrasto dei colori, le superfici iniziano a muoversi, si increspano, brillano e gli oggetti in movimento cominciano a lasciare delle scie al loro passaggio.
Le allucinazioni però, non si limitano a quelle visive, ma possono essere anche uditive. Possiamo sentire suoni inesistenti e addirittura andare incontro a un fenomeno chiamato sinestesia. Fenomeno per cui le percezioni dei sensi si mescolano tra loro permettendoci di vedere un suono o di sentire un profumo attraverso l’udito. Come se l’abbaiare del nostro cane, per esempio, prendesse improvvisamente forma e colore.
La psilocina è anche in grado di aumentare le connessioni neuronali delle diverse zone del cervello, facendole collaborare tutte insieme, anche aree che solitamente non comunicano tra loro. Per questo può offrire al consumatore prospettive differenti e soluzioni inaspettate. È come se normalmente le aree del nostro cervello fossero pezzi di puzzle che lavorano indipendentemente.
Queste connessioni che si creano riescono invece a unire i pezzi completando il puzzle e dandone quindi una visione di insieme che solitamente è impossibile avere. Grazie a questo fenomeno, dopo il consumo, l’individuo può provare un insolito senso di serenità e unione con l’universo circostante.
La psilocibina inoltre, riesce a inibire alcune connessioni cerebrali per crearne di nuove, così da rendere più difficile capire la differenza tra fantasia e realtà, e attiva anche alcune aree del cervello associate ai sogni, come l'ippocampo e la corteccia cingolata anteriore.
Tutti questi fattori contribuiscono a scatenare le forti allucinazioni tipiche del “trip in funghetto”.
Le proprietà terapeutiche della psilocibina
Ovviamente l’entità di queste allucinazioni dipende dal tipo di fungo che ingeriamo e soprattutto dalla quantità. Recenti studi della Johns Hopkins University, ad esempio, hanno dimostrato come delle microdosi, se assunte, non causano alcuna allucinazione, ma al contempo mantengono gli effetti positivi della psilocibina, tra cui i suoi effetti antidepressivi. Infatti, agendo sulla serotonina, questa sostanza fa un lavoro molto simile a quello di alcuni farmaci antidepressivi attualmente in commercio.
Per questo, già da diversi anni, un team di esperti guidati da Roland Griffiths, professore del dipartimento di psichiatria e neuroscienze della Johns Hopkins, sta effettuando moltissimi studi a riguardo, al fine di scoprire fino in fondo rischi e benefici di questa sostanza in ambito psichiatrico. In particolare si stanno indagando gli effetti che la psilocibina potrebbe avere su diversi disturbi tra cui: dipendenza da sostanze, disturbo depressivo, disturbo ossessivo compulsivo e disturbo post traumatico da stress.
La psilocibina è una sostanza tossica?
Tutte le sostanze, lo sappiamo, medicinali e non, sono potenzialmente dannose. Di fatto però, i funghi allucinogeni sono la droga a più bassa tossicità in assoluto. Lo so, può sembrare assurdo. Nella cultura popolare i funghetti sono spesso visti come una droga altamente nociva, ma in realtà la psilocibina non presenta neurotossicità né rischi di danni permanenti a livello fisico, neanche ad alte dosi. Per morire di overdose ad esempio, bisognerebbe ingerire chili di funghi, il che lo rende quasi impossibile.
Di fatto è molto più semplice morire con un sovradosaggio di aspirina! Alcuni studi hanno addirittura portato alla luce la capacità della psilocibina di aiutare le persone nella cura alle dipendenze.
Ma come, una droga che cura le dipendenze, che senso avrebbe? In realtà la psilocibina, pur essendo una sostanza psicotropa, crea molta meno dipendenza rispetto ad altre sostanze. Questo perché il nostro cervello sviluppa quasi immediatamente una forte tolleranza nei suoi confronti. In parole povere quindi, se dovessimo assumere delle dosi di funghetti troppo ravvicinate tra loro, sortiremmo effetti sempre meno potenti o addirittura nulli.
Il Bad Trip: un incubo ad occhi aperti
Va anche detto però, che le allucinazioni indotte dai funghetti si possono rivelare dei veri e propri incubi ad occhi aperti, chiamati proprio per questo Bad Trip. Durante questi “viaggi”, specialmente se sono state assunte dosi massicce, possono iniziare a manifestarsi le paure più profonde del consumatore. Se ha paura dei ragni per esempio, potrebbe vederli ovunque, qualora fosse claustrofobico invece, le pareti potrebbero restringersi fino a dargli la sensazione di soffocare.
È evidente quindi, che l’assunzione in questi casi è tutt’altro che piacevole e scatena nel consumatore ansie e paure. Per questo i consumatori meno esperti si fanno spesso accompagnare dal Trip Sitter: un amico che rimane sobrio e vigile così da poter tranquillizzare il consumatore e intervenire in caso di necessità.
Set and Setting, i fattori che possono condizionare il trip
È importante ricordare che un’esperienza psichedelica positiva, così come un bad trip, dipende soprattutto dal cosiddetto “set and setting”. Il “set" indica lo stato mentale della persona, il suo stato d’animo e riguarda l'atteggiamento e le sue aspettative nei confronti dell’esperienza psichedelica che sta per vivere. Il "setting", invece, si riferisce all’ambiente sociale e fisico dove si svolge e riguarda ad esempio l'uso della musica, dell’arte o lo stare in natura durante il trip. Se il set o il setting non sono adeguati è meglio non intraprendere un’esperienza psichedelica perché è molto probabile che si trasformi in bad trip!
I rischi nei soggetti predisposti
Inoltre, va anche detto che in rari casi, la psilocibina può scatenare sintomi precoci di malattie mentali nei soggetti predisposti. Infatti, questa sostanza è in grado di slatentizzare alcuni disturbi psichiatrici. Ciò accade però, solamente in quegli individui che hanno già un disturbo latente che non si è ancora manifestato. Se, ad esempio, in famiglia si hanno dei parenti affetti da malattie psichiatriche è fortemente sconsigliato l’utilizzo della psilocibina, poiché c’è una più alta probabilità che possa indurre il manifestarsi di un disturbo mentale di cui magari non eravamo ancora a conoscenza.
Il futuro della psilocibina
Ad oggi la psilocibina è ancora oggetto di studio da parte della comunità scientifica, che si adopera per riuscire a identificare rischi e benefici del suo utilizzo. Ciò che è certo, è che si tratta di una sostanza estremamente affascinante che, in futuro, potrebbe farci fare enormi progressi in ambito psichiatrico. Non dimentichiamoci però che parliamo pur sempre di una sostanza psicotropa, in grado quindi di alterare le nostre percezioni.
Per cui ci teniamo a specificare che con questo articolo non intendiamo assolutamente incentivarne l’utilizzo, crediamo però che sia importante conoscere in modo più consapevole gli effetti che le droghe possono avere sul nostro corpo.