In questo video vediamo dal punto di vista biochimico quali sono gli effetti dei principali cannabinoidi presenti nelle infiorescenze di cannabis. Nello specifico, andremo ad approfondire nel dettaglio le interazioni con i recettori CB1 presenti nel nostro corpo, in particolar modo nel cervello, e i conseguenti effetti a livello fisico e mentale. In aggiunta vedremo quali sono i possibili rischi collegati al consumo di questa sostanza psicotropa.
Le sostanze contenute nella cannabis
I principali componenti che hanno un effetto sul corpo umano sono sono il THC e il CBD. Queste due cannabinoidi hanno la stessa formula chimica (C21H30O2) ma diversa struttura molecolare. Questo fa sì che il THC, a differenza del CBD, riesca a legarsi ai recettori CB1 presenti nel nostro corpo e manifestare i suoi effetti psicotropi. Nel video mostriamo con immagini 3D l'interazione del THC con i recettori CB1 e la conseguente modifica del rilascio dei neurotrasmettitori.
Gli effetti del consumo di cannabis
Legandosi al recettore CB1, quindi, il THC modifica il rilascio dei neurotrasmettitori, le molecole dei pensieri. E modificando il rilascio di queste sostanze, si avranno effetti specifici in base a dove sono presenti questi recettori.
Se THC si lega ai recettori presenti nell’ippocampo (un’area del cervello), si verificano gli effetti relativi all’apprendimento e alla memoria mentre quando arriva nel cervelletto, interferirà con la coordinazione motoria e l’equilibrio.
La fame chimica, invece, arriva dall’attivazione dei recettori presenti sia nell’ipotalamo (un’altra area del cervello) che a quelli dello stomaco e dell’intestino (eh si perché i recettori CB1 sono un po’ in tutto il corpo, non solo nel cervello). Questo, causa la produzione dell’ormone della fame chiamata grelina, che farà aumentare l’appetito, la sete e verrà anche esaltato il senso del gusto e degli aromi.
Il THC, infine, potrebbe anche legarsi ai recettori del sistema cardiovascolare, inducendo una modifica del battito cardiaco e quindi causando leggera tachicardia o bradicardia.
Il CBD, proprio per quella piccola differenza strutturale che ha rispetto al THC, si lega molto meno ai recettori CB1. Non è ancora chiaro il meccanismo di azione del CBD, si sta ancora studiando. Però sono stati dimostrati i suoi effetti antidolorifici e ansiolitici. Grazie a questa sua caratteristica, infatti, il CBD è ampiamente utilizzato in medicina.
Possibili rischi legati al consumo di cannabis
Per terminare è bene dire che diversi studi, come confermato dall’OMS, hanno dimostrato come il suo consumo massiccio e prolungato, specialmente nel periodo adolescenziale, possa portare dei problemi legati all’apprendimento e alla memorizzazione. Fino ai 21 anni, infatti, il cervello è in fase di crescita e l’assunzione di THC quando si è adolescenti può portare a problemi di sviluppo del cervello proprio.
In più, se un ragazzo cresce in un contesto familiare dove ci sono stati già dei casi di psicosi, e al tempo stesso consuma cannabis, è più probabile che sviluppi problemi psicologici. Quindi in soggetti predisposti è più probabile l’insorgenza di psicosi.
C’è da dire però che per quanto riguarda la letalità, non sono mai stati registrati casi di morte dovute all’uso di Cannabis. I recettori dei cannabinoidi, infatti, non sono presenti nelle aree del cervello che controllano le funzioni cardiovascolari e respiratorie e di conseguenza il THC non può indurre, ad esempio, arresti cardiaci. In pratica quindi non si può morire di overdose da cannabis.
Ad ogni modo ci teniamo a chiarire che con questo video non vogliamo assolutamente incentivarne il consumo, ma fornire informazioni su questa sostanza per avere maggiore consapevolezza.
Ci teniamo a ringraziare Nanobot – Medical Animation Studio per averci fornito le immagini 3D sull'interazione tra il THC e il recettore CB1.