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Tra il 1841 e il 1861, anno della sua morte, il francese Louis Victor Leborgne riusciva a pronunciare solo la parola "tan", per questo fu noto come "paziente tan" o "paziente tan tan", uno dei casi neurologici più importanti per lo sviluppo della neuroanatomica moderna. Lebrogne, nato nel 1910, da giovane aveva cominciato a soffrire di epilessia ma all'età di 30 anni fu colto da afasia di Broca (incapacità di parlare, se non appunto per ripetere “tan tan”) ed emiplegia destra (paralisi del lato destro del volto). Secondo quanto ipotizzato in tempi recenti, la ripetizione delle parole "tan tan" potrebbe essere dovuta a un ricordo d'infanzia, legato ai mulini che producevano il tannino.
Il suo cervello fu esaminato dopo la sua morte dal medico e anatomista Paul Broca, che scoprì infatti lesioni evidenti e localizzate nell’area frontale, precisamente nella seconda e terza circonvoluzione dell’emisfero sinistro. Questo portò Broca a formulare l’ipotesi che quell’area sia la sede neurale dei meccanismi che rendono possibile il linguaggio parlato.
Chi era Luis Victor Leborgne, il paziente “tan tan”
Secondo quanto riportato dalla rivista Le Scienze che riporta gli studi condotti dallo storico polacco Cezary Domanski, che a sua volta ha pubblicato un articolo sul “Journal of History of Neuropsychology” dedicato al caso del paziente “tan tan” – Victor Leborgne era originario di Moret-sur-Loing, paesino a sud di Parigi. Aveva iniziato a soffrire di crisi epilettiche in giovinezza, ma conduce comunque una vita normale, producendo forme di scarpe che vende poi ai calzolai.
Intorno ai trent’anni, però, perde completamente la parola: è proprio questo che allarma i conoscenti che, dopo un paio di mesi in cui l’incapacità di comunicare persiste, lo portano in ospedale. Leborgne non è sposato e non ha parenti stretti che possano occuparsi di lui: proprio per questo rimane in ospedale per più di vent’anni, fino al momento della sua morte.
Qui incontra il dottor Broca, che decide poi di effettuare approfondimenti per via autoptica e di studiare attentamente il cervello di Leborgne: decide poi anche di donarlo poi al Museo anatomico Dupuytren, istituto scientifico oggi chiuso e il cui materiale è stata trasferito al Campus Jussieu insieme ad altre collezioni della facoltà di medicina della Sorbona.
Per spiegare perché Victor Leborgne ripetesse solo le parole “tan tan”, Domanski avanza un’ipotesi: potrebbe trattarsi di un ricordo d’infanzia, una parola legata ai suoi primi anni di vita. Essendo originario del paesino di Moret-sur-Loing, potrebbe essere collegata ai mulini ad acqua che producevano tannino, una sostanza derivata dalla corteccia degli alberi, per la concia della pelli. Moulin a tàn, si chiamano in francese: che tan venga proprio da lì?
Afasia motoria: studi ed evoluzioni della ricerca grazie a Broca e al paziente “tan tan”
L’osservazione del cervello del paziente “tan tan” porta Broca a proseguire i suoi approfondimenti e osservare altri cervelli di pazienti deceduti e affetti dallo stesso disturbo, e dà così il via ai fondamentali studi che permettono di dichiarare la correlazione tra lesioni di quella specifica area del cervello e l'incapacità di parlare.
Nel 1862, il medico francese Armand Trousseau presenta infatti a un congresso il termine “afasia”, ovvero incapacità di parlare, e alcuni anni dopo David Ferrier, psicologo e neurologo scozzese che approfondisce il concetto di “regione motoria del cervello” a parlare a tutti gli effetti di “afasia di Broca” e “regione di Broca”, aprendo nuove strade alla neurologia e alla chirurgia del cervello.
In realtà, la pubblicazione dello studio di Broca porta la comunità scientifica a prendere posizioni controverse, tra cui quella del neurologo Pierre Marie, allora attivo nell’ospedale della Salpêtrière, che non era d’accordo sulla posizione esatta della lesione, punto di vista che viene ripreso anche da uno studio pubblicato nel 2000, che vede l’afasia di Leborgne come “globale”, quindi più estesa, e non relativa solo a quella specifica area.
In alcuni studi successivi si è ipotizzato anche che le lesioni nel cervello di Leborgne fossero provocate da cisti dovute alla sifilide, ma in realtà – così evidenzia lo storico Domanski – negli studi di Broca non si trova traccia di questo. Il cervello del paziente “tan tan” è stato oggetto di studi anche in tempi recenti, tra cui scansioni di maggior precisione effettuate negli anni 80, da cui è emerso che la lesione era ancora più profonda di quanto evidenziato dal dottor Broca. Ulteriori approfondimenti possono essere fatti facendo riferimenti ai numerosi studi sull’argomento.